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Lea Giaccaglia

17 ottobre 1897 - 10 luglio 1937

Scheda

Lea Giaccaglia, da Umberto e Maria Paccapelo; nato il 17 ottobre 1897 ad Ancona. Il padre, funzionario delle ferrovie dello stato, era di idee anarchiche; la madre e il fratello Aldo , invece, socialisti. Studiò da maestra. Fino dal 1916 fece parte attiva dell'organizzazione del PSI.
Il 30 aprile 1919 sposò il ferroviere socialista Paolo Betti. Il 14 novembre 1920, al termine di un convegno delle sezioni socialiste massimaliste bolognesi sottoscrisse, assieme a C. Casucci, Antonio Graziadei , Leonello Grossi  e Anselmo Marabini , l'appello per una collaborazione fra i massimalisti e gli aderenti alla frazione comunista del PSI, «per impedire il minacciato disgregamento delle forze comuniste», paventato in previsione del XVII congresso del PSI a Livorno, storicamente definita la «circolare Marabini-Graziadei».
Dopo l'arresto del marito, avvenuto nel maggio 1927, per poter continuare la sua attività politica, rivolta all'organizzazione sindacale e politica delle donne, affidò la propria figlioletta, Luce, alla solidarietà di una famiglia di comunisti francesi. Il 27 ottobre 1927 venne arrestata a Torino con altri antifascisti (denunciati dal delatore Jonna, che rivelò l'esistenza di materiale di propaganda a Torino). Subì due mesi di segregazione nel carcere di Perugia, dove fu tenuta a digiuno e semidigiuno per cui contrasse la tbc, allo scopo di indebolire le sue forze fisiche e morali e poter avere da lei notizie e nomi. Con sentenza istruttoria del 5 febbraio 1929 fu rinviata al Tribunale speciale e condannata, il 6 marzo 1929, a 4 anni e 3 mesi di carcere. Oltre che di ricostruzione del PCI e propaganda comunista, fu ritenuta colpevole di «azione antinazionale per aver affidato, dopo l'arresto del marito, la propria figlia a una famiglia di comunisti francesi».
Durante il periodo della detenzione apprese, dalla voce del figlio, Vero Betti, la notizia della morte della sua bambina, Luce, avvenuta il 3 giugno 1928 a Mosca, dove le erano state prestate le più amorevoli cure per salvarle la vita.
Scontata la pena nel carcere di Venezia, il 27 ottobre 1931, tornò a Bologna, dove la locale Commissione provinciale, il 18 novembre successivo, provvide ad assegnarla al confino di polizia per 5 anni. Ciò - si legge nella scheda di PS - «in considerazione che la Giaccaglia, irriducibile comunista, è elemento capace di dedicarsi proficuamente ad opera di riorganizzazione e propaganda comunista e che i vincoli della libertà provvisoria sarebbero insufficienti a contenere la irriducibile tendenza di svolgimento di attività sovversiva». Prima della partenza per l'isola di Lipari (ME), avvenuta il 24 ottobre 1931, ebbe l'autorizzazione a un colloquio con il marito, rinchiuso nel reclusorio di Castelfranco Emilia (MO), dove scontava la pena inflittagli dal Tribunale speciale. «In tale colloquio» - annota ancora la scheda di PS - la Giaccaglia «tenne a dire al marito che, a seguito degli addebiti per l'assegnazione al confino, non aveva dichiarato alle autorità di essere pentita dell'attività antinazionale svolta». Il 28 novembre 1932, venne deferita «in stato di arresto» al Tribunale speciale, perché ritenuta «responsabile di aver ricostituito fra i confinati. [...] il disciolto partito comunista». Il 21 dicembre successivo, venne dimessa dalle carceri dopo essere stata prosciolta per insufficienza di prove. Il 27 gennaio 1933, soppressa la «colonia di Lipari», fu trasferita a Ponza (LT). In questo stesso anno, l'8 giugno, fu condannata a 5 mesi di arresto per contravvenzione al confino, pena che scontò in carcere per 4 mesi. L'11 luglio 1934 ebbe commutato il restante periodo di confino in un biennio di ammonizione. L'1 giugno 1936, per le misure disposte dal fascismo «in occasione della vittoria delle armi italiane in Etiopia», venne prosciolta dai vincoli e dagli obblighi dell'ammonizione. Morì a Bologna, appena 40 giorni dopo, il 10 luglio 1936. Al suo nome sono stati intestati un nido e una scuola dell’infanzia di Bologna. Lettere dal carcere e dal confino di polizia indirizzate al marito Paolo Betti ed altre carte sono state pubblicate nel Carteggio Paolo Betti e Lea Giaccaglia, in “Annali Istituto Gramsci Emilia Romagna, 1-1997”, Bologna, Clueb, 1998. [AR]