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Galliera, (BO)

1919 | 1943

Insediamento

Schede

Galliera, per la conformazione del territorio e della sua struttura agricola, e quindi per la composizione sociale della sua popolazione, dedita nella stragrande maggioranza all'agricoltura, fu luogo di forti conflitti agricoli a partire dalla grande crisi agraria scoppiata negli anni Ottanta dell'800 come dimostra lo sciopero bracciantile avvenuto nell'anno 1886. Difficili furono le conquiste del lavoro e di remunerazioni e di riparti dei prodotti adeguati, per i braccianti, i mezzadri e i coltivatori diretti; lunga la lotta per la conquista del diritto di voto e della libertà di pensiero e d'organizzazione avanti la prima guerra mondiale e, dopo la fine del sanguinoso conflitto, nel "biennio rosso". Alle elezioni amministrative del 1914 i socialisti conquistarono la maggioranza nel consiglio comunale ed elessero a sindaco Natale Bonazzi. Il 3 ottobre 1920, nella consultazione che rinnovò l'amministrazione, i socialisti furono riconfermati e rielessero il Bonazzi.

L'avanzare dello squadrismo fascista fu qui espressione dell'agrarismo più violento nei suoi esponenti. Fra diversi truci episodi fu l'assassinio di due lavoratori socialisti, Luigi Cantelli (classe 1874), calzolaio, e Rocco Sacchetti (classe 1869) mugnaio, i quali, nella tarda sera del 17 agosto 1922, in località Borgo, a poche centinaia di metri dalle loro abitazioni, furono vittime di un agguato teso da una squadra di fascisti, che già altre volte erano stati vigorosamente respinti dai due. Continua e dura fu, dopo l'avvento del fascismo e dopo le leggi eccezionali, l'oppressione contro i lavoratori in genere (manovrando il collocamento al lavoro) e specie contro quanti opposero ideali ed atteggiamenti alla dittatura fascista (attraverso bastonature, ammonizioni, arresti, ecc.). Onorato Malaguti, già segretario della Camera del lavoro locale, fu costretto all'espatrio nel 1923. Dopo il rientro clandestino in Italia, il 22 febbraio 1935 venne arrestato, reo di svolgere attività antifascista, e, dopo un anno, processato dal Tribunale Speciale e condannato, il 6 aprile 1936, a 17 anni di carcere (Aula IV). Tre nativi di Galliera subirono condanne al confino di polizia per atti d'opposizione (Confinati). Non mancarono - nonostante il regime poliziesco e la dittatura e l'ossessivo supporto ad essa della propaganda e della cultura - una silenziosa resistenza, rimostranze, proteste aperte sul lavoro e poi una continua crescita della ostilità verso il regime fascista. Un segnale di ribellione allo sfruttamento a cui erano sottoposti, a causa anche del contratto capestro fascista, nel 1938 fu la protesta che scoppiò nell'azienda "Fratelli Bersani", durante la campagna per la raccolta del riso, effettuata da parte di venticinque portantini (uomini che con barelle portavano fuori delle risaie, affondando nella melma fino alle cosce, quintali e quintali di riso) che si astennero dal lavoro, rivendicando miglioramenti salariali. Alcuni furono denunciati e, dopo essere stati in carcere a S. Giovanni in Monte di Bologna, processati per direttissima e condannati con la condizionale, furono costretti a pagare forti pene pecuniarie.
Quando in Spagna scoppiò la rivolta capeggiata dal generale Francisco Franco, Ferrer Frabboni partecipò nelle file degli antifascisti internazionali in difesa di quella repubblica (Spagna). Alla notizia del crollo del fascismo, appresa dai gallierini il giorno dopo, la popolazione reagì "con una contentezza silenziosa che non sfociò in una vera e propria manifestazione di entusiasmo", ma negli ultimi giorni di luglio un gruppo di elementi antifascisti, guidato da Onorato Malaguti, che era uscito dal carcere dopo otto anni, si recò in piazza con una vecchia e gualcita bandiera tricolore e liberò la facciata della Casa del fascio, ex Casa del popolo, dagli stemmi e dalle insegne del regime.