Fuori dai roveti della guerra

Fuori dai roveti della guerra

1919

Scheda

Molti sono gli esempi in cui è ravvisabile quanto la propaganda di guerra avesse ereditato dalle forme iconografie tradizionali e già appartenenti, sin dal Risorgimento, all'immaginario collettivo nazionale, come l'immagine di un'Italia turrita o della Vittoria vestita di tricolore, nobilitata da spade o sciabole quasi si trattasse di una battaglia tra antichi eroi della classicità. Più moderna ma certamente sulla scia di quell'iconografia accattivante che Mario Borgoni (Pesaro, 1869 - Roma, 1931) già mise in atto diverse volte, appare l'elegante figura femminile nei panni di un'Italia che rinasce, avanza verso il futuro e si fa spazio lasciandosi alle spalle le pene del conflitto, per guardare verso un nuovo inizio. Borgoni negli anni della guerra era già riconosciuto tra i maestri della grafica italiana e nella piena maturità creativa. Qui, come fosse una visone, un' apparizione cinematografica che fiera si erge da un cielo roseo, ritrae il bel Paese nella sua incarnazione femminile, ammantata da una veste che le segna la formosa silhouette, mentre quasi sorride allo spettatore e lo incita a guardare avanti. Armata, si fa spazio tra i rovi in un tutt'uno con il tricolore svolazzante sul retro e si presenta imponente con i capelli al vento e le spalle scoperte. Indossa una veste su cui si legge bene la scritta Libertas e fiera procede intanto che le tinte accese della bandiera le volteggiano dietro come la stoffa di un paracadute con cui ha appena attutito l'arrivo. Come è visibile dal confronto con le altre immagini di guerra, i toni cambiano nei manifesti del VI Prestito intitolato alla “ricostruzione”. Le matite di Mario Borgoni, Plinio Codognato, Giovanni Capranesi, Piatti e Buccaro tratteggiano ora un'Italia operosa, attiva, con gru e fabbriche fumanti; oppure con i reduci valorosi della guerra, in abiti civili, tornati al lavoro che non chiedono, non implorano, non invocano pietà o aiuto, ma guardano a un nuovo, differente futuro. Il sollievo generale doveva essere necessariamente accompagnato dalla volontà di rinascita, dal bisogno di ricostruire, rimboccarsi le maniche per spazzare le macerie ed edificare un nuovo futuro. Forse si tratta del soggetto più bello dell’intera serie di propaganda per il Prestito nazionale, e comunque tra i pezzi più riusciti della produzione del grande cartellonista Mario Borgoni. La retorica utilizzata è la speranza: l'Italia deve risorgere dalle proprie ceneri.

Ornella Chillè

Bibliografia: Maurice Rickards, Manifesti della Prima Guerra Mondiale, Milano 1968; L'oro e il piombo - I prestiti nazionali in Italia nella Grande Guerra, Bollettino del Museo del Risorgimento. Bologna, anno XXXVI, 1991; Marzia Miele, Cesarina Vighy, Manifesti illustrati della grande guerra, Roma 1996; Francesca Grillo. Il Prestito Nazionale nei manifesti della Prima Guerra Mondiale in Grafica d'Arte rivista di storia dell'incisione antica e moderna e storia del disegno, Anno XXI, Aprile-Giugno 2010, numero 82 pp. 18-23; La guerra che verrà non è la prima, (cat. Mostra tenuta a Rovereto nel 2014-2015), Milano 2014; Dario Cimorelli, Anna Villari, La grande guerra. Società, Propaganda, Consenso, mostra tenutasi a Napoli dal 1 aprile al 23 agosto 2015

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Sesto prestito nazionale
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Libretto informativo per il VI° prestito nazionale di guerra, Napoli, Excelsior, s.d. (1919). Collezione privata

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