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Fratellanze coloniche

1908 - 1924

Schede

A cavallo tra XIX e XX secolo i mezzadri bolognesi, al termine di un lungo processo politico, decisero di organizzarsi in forma sindacale, con l’obiettivo di conquistare la terra che lavoravano.
Il PRI, il PSI e le organizzazioni cattoliche si proposero di favorire questo processo. Il PSI, il partito dei braccianti, i tradizionali avversari dei mezzadri - fu quasi subito escluso dagli interessati, i quali si orientarono verso PRI e cattolici.
Nella Romagna forlivese e ravennate il PRI costituì le Fratellanze coloniche. Nella Romagna bolognese - il circondario d’Imola - i mezzadri finirono nell’orbita cattolica e costituirono le Fratellanze coloniche nel 1907. Nel Forlivese i coloni delle Fratellanze furono chiamati “gialli”, nell’Imolese “bianchi” e “rossi” quelli che aderirono alla Federazione lavoratori della terra.
All’interno delle associazioni padronali prevalse, a fatica, la tesi del cattolico Giuseppe Grabinski di fare qualche concessione alle Fratellanze, per impedire che i mezzadri finissero nell’orbita socialista.
Per questo il 5.5.1908 a Bologna tra le Fratellanze e la Federazione provinciale agraria fu firmato il primo Capitolato generale scritto, mentre sino allora si erano avuti solo patti comunali o aziendali.
Grazie a queste e altre concessioni le Fratellanze finirono nell’orbita delle associazioni padronali, almeno sino al 1915. Le Fratellanze conobbero una grande espansione nell’Imolese - avevano la sede a palazzo Monsignani, il centro del cattolicesimo locale - ma non riuscirono a penetrare nel Bolognese, salvo qualche gruppo a Castel S. Pietro Terme, Porretta Terme e Vergato.
Nel 1909 a Bologna, in via S. Vitale 13, aveva sede la Federazione bolognese provinciale delle Fratellanze coloniche, trasferita in seguito in via Oberdan 9.
Gli iscritti erano mezzadri e coltivatori diretti. Uno dei principali dirigenti fu Massimo Federici, un colono d’Ozzano Emilia. Al secondo congresso provinciale, che si tenne il 13.2.1910 ad Imola, fu reso noto che gli iscritti sul piano provinciale erano circa 30 mila.
Il nucleo più forte era quello imolese, con mille famiglie ad Imola, 170 a Dozza e 160 a Mordano. Le Fratellanze non ebbero mai una struttura organizzativa adeguata e il 12.1.1915 - quando erano sull’orlo del collasso - il prefetto di Bologna fece concedere dal ministro dell’Interno un contributo di 3 mila lire (ASB, GP, 1915, b. 1.240, cat.7, fas.1, “Fratellanze coloniche”). Nel 1915 nell’Imolese le Fratellanze - secondo il periodico cattolico “Il Diario” - avevano 1.017 famiglie associate, salite a 1.554 nel 1920.
Lo stesso anno, durante la lunga vertenza agricola che si concluse con il Concordato Paglia-Calda, molte lasciarono le Fratellanze e passarono alla lega rossa, cedendo alla dura pressione esercitata dai sindacati di sinistra e alla loro campagna di boicottaggi.
Per reazione le Fratellanze si avvicinarono al nascente movimento fascista e alle associazioni padronali. Domenico Ravanelli, il massimo dirigente della zona imolese, pur essendo iscritto al PPI, simpatizzò per i fascisti e il 10.4.1921 partecipò ad una spedizione punitiva.
Una lista di blocco tra PPI e fascisti conquistò il comune di Dozza e il 16.1.1923 Ravanelli fu eletto sindaco.
Scomparso Federici nel 1923, gli successe Antonio Bonfiglioli che conservò la carica sino al 1925. Dopo avere distrutto le leghe rosse, fascisti e agrari cominciarono a fare pressioni sui coloni perché abbandonassero le Fratellanza ed entrassero nei sindacati corporativi.
Quando Ravanelli si rese conto del pericolo tentò di difendere la loro autonomia. Il 23.4.1924 fu bastonato dai fascisti a Dozza perché, come scrisse il sottoprefetto d’Imola al prefetto, «faceva propaganda antifascista fra alcuni contadini». Il 7.5.1924, dopo essere stato aggredito nella sala consiliare, diede le dimissioni da sindaco.
Nella lettera al prefetto scrisse che era stato «aggredito e percosso a sangue ». Il sottoprefetto lo invitò a ritirarle e ad iscriversi ai sindacati fascisti per evitare altre aggressioni. 

Nei mesi seguenti le famiglie coloniche abbandonarono le Fratellanze e aderirono al regime. Ravanelli divenne funzionario dell’Associazione fascista dei lavoratori agricoli.
Le conquiste che i coloni “bianchi” e “rossi” avevano ottenuto con le agitazioni del 1920 furono cancellate e le associazioni padronali imposero nuovi patti, uguali a quelli in vigore all’inizio del secolo. [O]