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Ferrante (Ferdinando) Farnese

3 Dicembre 1543 - 1606

Scheda

ARMA: D'oro a 6 gigli d'oro posti 3-2-1. Lo scudo è cimato da una croce trilobata d'oro e sormontato da una cappello vescovile con cordoni e fiocchi laterali.
Il cartiglio sottostante dice: FERRANTES FARNESIVS / EPIS· PARMEN· V· LEG· / 1590 (Ferrante Farnese Vescovo di Parma, Vicelegato 1590).
L'arma dei Farnese era: D'azzurro a 6 gigli d'oro posti 3-2-1, gigli che in origine erano dei giacinti. I colori dipinti sul muro sono quindi sbagliati e contro ogni regola araldica.

Le origini dei Farnese sono poco note, forse essi erano di ascendenza longobarda, forse francese. Come che sia, sembra che il nome derivi dal piccolo borgo Farnese posto nel Ducato di Castro tra il lago di Bolsena ed il Mar Tirreno. Nel XIII sec. i loro possedimenti erano posti nella Diocesi di Toscanella poco lontano da Civitavecchia.
Da modesti feudatari, sfruttando il loro talento militare, allargarono la loro influenza sui territori circostanti e in particolare nella città di Orvieto e di Viterbo, dove furono più volte podestà o consoli. Già nel 1154 Prudenzio Farnese accoglieva in Orvieto Adriano IV fuggiasco da Roma. Quando Enrico VI di Germania assalì Orvieto, un Pietro Farnese provvide validamente alla sua difesa.
I Farnese furono sempre di parte Guelfa ed il Papato trovò in loro i suoi validi difensori. Nel 1254 Ranuccio Farnese combatteva per conto di Urbano IV e Guido Farnese, Vescovo di Orvieto dal 1302 al 1328, combatté i ribelli di Romagna per conto di Giovanni XXII. Pietro Farnese nel 1361 riportò Bologna sotto l'obbedienza della Santa Sede. Il vero fondatore però, della fortuna della famiglia, fu Ranuccio Farnese il «Vecchio» che divenne Senatore di Roma nel 1417 e Capitano Generale delle truppe pontificie. Gregorio XII, Martino V ed Eugenio IV lo ricompensarono infeudandolo di numerosi castelli e vasti territori. Così da piccolo feudatario, diventò capo di un vero e proprio principato feudale posto tra il sud e l'est del lago di Bolsena, comprendendo Farneto, Ischia, Canino, Badia del Ponte, Terramano, Latera, Gradoli, ecc. Con il matrimonio contratto dai figli Gabriele e Pier Luigi rispettivamente con Isabella Orsini e Giovanella Caetani, i Farnese entrarono nell'alta aristocrazia romana.
Pier Luigi fu padre di Alessandro il futuro Paolo III e di Giulia la «Bella» famosa per essere stata l'amante di Alessandro VI. Il figlio di Paolo III Pietro Luigi, divenne Duca di Parma e Piacenza fondando la dinastia dei Farnese Duchi di Parma e Piacenza che durò fino al 1731. I Farnese dettero alla Chiesa oltre che Papa Paolo III cinque cardinali e molti vescovi.

Ferrante Farnese apparteneva al ramo dei Farnese di Latera che trae origine da Bortolomeo fratello di Papa Paolo III.
Egli era figlio di Pietro Bertoldo Duca di Latera e di Giulia Acquaviva, nacque il 3 dicembre del 1543.
La sua sufficiente devozione unita al vicecancellierato del potentissimo cardinale Alessandro Farnese lo favorirono non poco, forse anche per questo dall'aprile all'ottobre del 1569 venne incaricato della vicelegazione di Viterbo.
Divenne poi Vescovo di Montefiascone nel 1572 e tre anni dopo fu trasferito a Parma dove restò titolare per 31 anni. 
Qui i rapporti con i duchi e col potere civile non furono mai facili e conobbero fasi alterne. La mentalità fiscale e l'assenza di affabilità misero il Farnese quasi in imbarazzo di fronte a un contesto locale forte di antichi privilegi, caratterizzato da usi e intrecci politici ben consolidati per quanto riguardava l'organizzazione patrimoniale e giurisdizionale.
Nel 1579 andò in Portogallo come Procuratore del Duca di Parma Ranuccio I che accampava diritti di successione a quel trono.
Già alla fine del mese di febbraio si rese conto che le possibilità di un successo per Ranucio erano remotissime e ben presto ritornò in Italia. Gli anni fra il 1580 e la legazione di Bologna del 1591 non furono liberi dai problemi enunciati sopra. 
Dal marzo del 1591 (e non nel 1590 come è scritto sul cartiglio), al marzo del 1592 fu come detto prima Governatore a Bologna.
Rientrato a Parma si dedicò completamente all'amministrazione della sua diocesi, difendendo con intransigenza le libertà ecclesiastiche e attirandosi per questo l'avversione dei suoi parenti i Duchi di Parma che lo costrinsero ad allontanarsi in volontario esilio da quella diocesi. 
La morte lo colse nel 1606 in Latera dove si era ritirato.