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Dina Rosetti Pescio, maestra di Salvaro

Schede

Quasi tutti gli abitanti rimasti a Pioppe erano corsi a rifugiarsi verso le colline e i monti limitrofi: un numeroso gruppo aveva trovato come rifugio nella canonica. Passavano i giorni e diventammo tanti, e Monsignore ci sistemò com’era possibile nelle camere ancora libere, nelle scuderie, nelle cantine, nelle dispense. Tra paura dei bombardamenti e di visite pericolose la vita si svolgeva alla meno peggio. Ogni tanto correva voce che soprusi, rapine e uccisioni avvenivano nei casolari lungo la porrettana; ma pur partecipi di tanti lutti ci confortava il pensiero di essere fuori mano…Dalle case coloniche sparse tra i boschi della Creda scesero numerosi civili e fu dato asilo anche a loro.
C’era una cantina già in parte occupata da alcuni giovani, alla quale si accedeva da una botola che avevamo occulatato con del grano e che ogni tanto spostavamo per dare loro un po’ d’aria. La stipammo al massimo, ma tutto diventava sempre più difficile: bastava il minimo errore per essere scoperti!.
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(…) I militi istallati negli uffici tenevano la radio al massimo volume; e Monsignore, che non riusciva a sopportare quei soprusi in quello che era stato il suo regno, entrava furiosamente e d’un colpo spegneva l’apparecchio. Tremavamo per la loro reazione.

Luciano Gherardi, "Le querce di Monte Sole. Vita e morte delle comunità martiri fra Setta e Reno 1898-1944", Introduzione di Giuseppe Dossetti, Il Mulino, 1994
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Note
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