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Crevalcore, (BO)

1919 | 1943

Insediamento

Schede

Comune prevalentemente agricolo vide nascere il primo conflitto sociale con lo sciopero bracciantile avvenuto il 22 giugno 1887. Nel 1911 i lavoratori crevalcoresi si astennero dal lavoro per protestare contro l'impresa italiana in Libia. I socialisti conquistarono il comune fin dal 1906 e lo riconquistarono nel 1911 e nel 1914. Nelle elezioni amministrative del 10 ottobre 1920, per la nomina di 30 consiglieri comunali, gli iscritti alle liste elettorali erano 3.476 e i votanti furono 1.925 pari 66,91%. La maggioranza andò ai socialisti. Il consiglio, l'11 novembre successivo, elesse a sindaco Valerio Barbieri. Il 28 aprile 1921, "mentre in Municipio si svolge un'adunanza di Consiglio comunale, i fascisti entrano con bastoni e mazze per imporre le dimissioni all'amministrazione socialista. Per intimidire sparano anche colpi di rivoltella nell'aula". Il 4 maggio successivo "l'Amministrazione socialista è costretta a dimettersi per le inaudite violenze dei fascisti" (Fascismo, 286-287, 289).

Il Prefetto della provincia di Bologna, avendo due terzi dei consiglieri in carica, rassegnate le dimissioni, il 10 maggio, nominò un Commissario prefettizio. Le violenze fasciste continuarono: il 15 maggio 1921, in occasione delle elezioni politiche generali, nella frazione di Palata Pepoli "una squadra di fascisti sorveglia l'ingresso delle due sezioni elettorali e tutti quelli che sono riconosciuti per i nostri simpatizzanti [cioè, i socialisti], sono allontanati sotto la minaccia della rivoltella" e, il giorno dopo, nel capoluogo, "alle due di notte, i fascisti si recano alla casa del compagno maestro Manfrè Carmelo e lo invitano ad uscire. Il nostro compagno dichiara di non lasciare la moglie ed i bambini soli, di notte, ma che, all'indomani, sarebbe stato a loro disposizione. A questa risposta i fascisti sfondano la porta e strappano il Manfrè dalle braccia della moglie ed in camicia, fra gli urli ed i pianti dei bambini, viene trasportato alla sede del Fascio dove è bastonato a sangue" (Fascismo, 291- 292). Poi, nel giro di pochi mesi i fascisti inflissero altri gravi colpi. Invasero la Cooperativa di lavoro agricola, provocando la perdita di tutto il vino che vi era conservato e che era necessario ai braccianti per il periodo di lavoro e distrussero la Cooperativa di consumo. Le squadre fasciste locali, che furono finanziate da industriali e commercianti crevalcoresi, come attesta un documento dell'1 settembre 1921, riprodotto nel 1964 da Renzo De Felice in "Primi elementi del fascismo: dalle origini al 1924", agirono indisturbate minacciando, bastonando, perseguitando, senza interventi da parte delle autorità.

Nel corso del 1922 l'attacco continuò con maggior violenza. I fascisti, provenienti specialmente dal ferrarese in marcia per andare ad occupare Bologna, il 30 maggio, a Caselle, lanciarono bombe e provocarono incendi, che, oltre a bruciare la Casa del popolo ed a terrorizzare la popolazione, misero sul lastrico intere famiglie. A Crevalcore poi, nella tarda serata dello stesso giorno, compirono una serie di violenze nei confronti della popolazione: scacciarono dalla piazza quanti ancora vi sostavano e iniziarono a sparare verso le finestre. Procedettero poi a bastonature di operai e contadini. Nei dintorni appiccarono fuoco anche a diversi fienili. Con elezioni falsate, dopo la "marcia su Roma" i fascisti ebbero la maggioranza al comune. Instauratosi al potere il fascismo, la Casa del popolo, sorta nel 1908, in seguito ingrandita e abbellita, fu occupata definitivamente dagli squadristi che la destinarono a Casa del fascio. Dal 1923 al 1929, furono sciolti tutti gli organismi cooperativi: la Cooperativa di lavoro agricola, la Cooperativa braccianti, la Cooperativa macchine agricole e vennero perseguitati i dirigenti sindacali, i consiglieri e i soci delle varie organizzazioni che facevano opposizione Durante gli anni del regime per attività antifascista, tre nativi di Crevalcore furono deferiti, processati e condannati dal TS (Aula IV); due subirono condanne al confino di polizia per atti d'opposizione (Confinati). Stante l'aggravarsi delle condizioni economiche, i crevalcoresi giunsero anche a pubbliche proteste. Nel 1930, "a Crevalcore 200 uomini si sono messi davanti al Comune ed hanno chiesto pane. E' stata distribuita un poco di farina". Mentre in Spagna si combatteva contro i rivoltosi capeggiati da Francisco Franco, nel 1937, i carabinieri denunciarono la diffusione di volantini antifranchisti nella località Valle Messinate.