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Alfredo Trombetti

16 Gennaio 1866 - 5 Luglio 1929

Scheda

Alfredo Trombetti (1866 - 1929) è stato docente e linguista, professore di filologia semitica e di glottologia. Nato da umile famiglia, non riesce a terminare le scuole elementari e si dedica a diversi lavori per mantenersi. Autodidatta, viene notato da Giosue Carducci, Giovanni Battista Gandino, Teodorico Landoni e Gino Rocchi che si attivano perché gli vengano pagati gli studi: richiamo accolto dal Comune di Bologna e dall’Opera pia de’ poveri vergognosi. Si sposa con Virginia Patelli e si laurea a Bologna nel 1891 in Lettere con la tesi Del progresso nello studio delle lingue

Avviato all'insegnamento nei licei, nel 1902 pubblica un saggio Nessi genealogici tra le lingue del mondo antico; grazie al quale ottiene il Premio Reale dell'Accademia dei Lincei e che gli apre le porte all'insegnamento universitario. Nel 1904 è infatti nominato docente ordinario di Filologia semitica e nel 1912 di Scienza del linguaggio (la scienza che oggi viene detta Glottologia generale comparata). E' soprattutto ricordato per le sue teorie secondo le quali tutte le lingue del mondo deriverebbero da una sola lingua parlata nella preistoria (teorie monogenetiche). Trombetti supporta tale ardita ipotesi interpretativa generale con studi di glottologia estesi a molte famiglie linguistiche, indoeuropee e semitiche, africane e americane, mostrando non solo la vastità delle sue conoscenze - riguardanti, secondo una prospettiva comparata, le lingue di tutti i continenti nel loro sviluppo storico - ma contribuendo in modo significativo alla costruzione della fonetica storica di diversi gruppi linguistici. Studia tra l'altro le origini della lingua basca, mostrandone le somiglianze con le lingue caucasiche e con la famiglia sinotibetana, la lingua ottentotta, le lingue algonchine dell'America settentrionale, quelle dell'India e dell'Indocina. All'antica lingua etrusca, da lui studiata a lungo, dedica numerose pubblicazioni, culminanti in un volume pubblicato nel 1928. Muore improvvisamente nel 1929 al Lido di Venezia. La città di nascita gli organizza il funerale e solenni celebrazioni. E' sepolto nella cripta di famiglia collocata nel Campo Carducci della Certosa di Bologna. A Trombetti, che fu protagonista di livello mondiale della linguistica comparata, è dedicata una piazza nella zona universitaria. Una lapide posta in via Mascarella ne ricorda la casa natale.

Otello Sangiorgi

"ALFREDO TROMBETTI, l'eminente glottologo e accademico d'Italia, ebbe un ben difficile e contrastato, e perciò molto interessante, esordio della sua vita di studi. Nato - in questa Bologna nel 1866 - da umile famiglia, fu, secondo le condizioni di essa, subito nei primi anni avviato riluttante a un mestiere: presso un orefice, e poi da un barbitonsore. Ma per un invincibile istinto più che all'uscio della propria bottega egli era attratto a quello dei librai d'antiquariato, e coi pochi soldi che riusciva a raggranellare andava comperando grammatiche di lingue vive e morte. Delle quali, aiutato da una memoria veramente prodigiosa, apprese così da solo presto e assai bene un buon numero.

In un centro di vita intellettuale com’è Bologna non poteva non avvenire che di questo ragazzo fenomeno si avesse notizia da persone culte. Aiutato allora adeguatamente, in breve conseguì la licenza liceale, e quindi, avviatosi a studi superiori in questa nostra Università, col plauso dei suoi maestri, fra i quali il Carducci e il Gandino, e l'ammirazione dei compagni, la laurea in lettere. Della conoscenza pratica di molte lingue ch'egli aveva allargato e approfondito non si appagò; anzi, la nomea o la per lui facile gloriola del poliglotta nel senso comune della parola, sul tipo cioè del suo illustre concittadino il cardinal Mezzofanti, più tardi egli sdegnò, e la respinse pubblicamente, in un suo libro polemico, scrivendo: «In me il poliglotta, nel senso ordinario della parola, non esiste affatto». Non voleva egli che si confondessero le doti dell'ingegno con la dote intellettuale pur preziosa ma meccanica della memoria. Mise pertanto a profittò le tanto larghe conoscenze già acquisite e la facoltà di accrescerle per lo studio dei più ardui problemi linguistici. Alcuni anni dopo un tentativo infruttuoso di stabilire definitivamente se fra le lingue semitiche e le indoeuropee si dovesse o no ammettere un nesso genealogico per quanto remoto, presentava nel 1902 un lavoro di vasta mole e immensa dottrina «Nessi genealogici tra le lingue del mondo antico» all’Accademia dei Lincei e vi conseguiva il «premio reale». Vittorio Puntoni, anche in quegli anni Rettore Magnifico dell'Alma Mater, con la geniale prontezza d'intuito e l'energia che distingueva quel nostro pur indimenticabile collega ed amico, volle spianare la via agli studi a questo fino allora quasi ignorato professore liceale e assicurare la promettente sua attività scientifica all'Università nostra, vincendo reiteratamente inciampi burocratici. Qui insegnò dapprima il Trombetti filologia semitica e poi, col titolo che i Tedeschi danno alla glottologia, col titolo di Scienza del linguaggio, la glottologia generale comparata. Incaricato, con mio molto onore, dalla Accademia delle Scienze, di fare del compianto amico una solenne commemorazione mi riserbo di parlare un pò più diffusamente in quella prossima occasione dell'opera sua, limitandomi qui a passarla brevemente in rassegna. La Maestà del Re, che segue sempre con vigile premurosa attenzione ogni attività che torni a utile o decoro della Patria, fece al Trombetti l'onorevole proposta di stampare l'opera voluminosa premiata dai Lincei a Sue spese. Ma il Trombetti non la considerava ancora perfetta. Invece nel 1904 ne pubblicava un saggio di un programma di ricerche ancora più vasto col titolo L'unità di origine del Linguaggio. Dalle vigorose critiche mossegli allora da parecchi uomini di valore non si lasciò né smuovere né scoraggiare: replicò anzi mollo vivacemente con un articolo sul Marzocco (13 genn. 1907) al Pavolini e poi con un nuovo volume Come si fa la critica di un libro al Pavolini stesso, al Formichi, allo Scerbo e all'Uhlenbeck. Agli assalti successivi del compianto Luigi Ceci credo non rispondesse. E continuò fiducioso e sdegnoso l'attività sua gigantesca.

La parte maggiore e più caratteristica dell'opera sua successiva fu sempre rivolta alla dimostrazione della tesi della monogenesi del linguaggio, altri studi avendo addentellato con essa o di essa potendosi considerare come parerga. Un'opera organica di vasta mole sono i Saggi di glottologia comparata, pubblicati durante vari anni nelle Memorie della Classe di Scienze morali della nostra Accademia: comparvero, nel 1808-9 la Prima Parte, I Pronomi, dal 1909 al '13, la Seconda Parte, I Numerali, negli anni della guerra e dell'immediato dopoguerra, la Terza Parte, Comparazioni lessicali. Sono lavori di gran mole - di complessivamente 1300 pagine - e di dottrina immensa, abbracciatiti lutto il materiale linguistico delle lingue del globo che poteva essere a sua disposizione, già elaborato o anche tuttora greggio. Contemporaneamente nel '09 e nel '13 pubblicava due saggi Sulla parentela della lingua etrusca; nel '10 una breve ma importante nota La lingua degli Ottentotti e la lingua dei wa-Sandawi, nell'11 lo studio Sull'origine delle consonanti enfatiche nel semitico; nel '14 un Saggio sui nomi del cane, tutti nelle Memorie; e sul Bollettino dell'Accademia una breve ma interessante nota. Una vasta sintesi di studi propri e altrui e un complemento dei suoi studi precedenti di glottologia generale comparata ci diede il Trombetti in una poderosa insigne opera Elementi di glottologia in due volumi (Bologna 1922) stampati pure dall'Accademia nostra ma per mecenatismo della Cassa di Risparmio di Bologna. Ricordo che quando egli pensava alla redazione di questa sua opera riassuntiva, egli ci dicesse di voler chiudere con essa la sua carriera scientifica. Ma il bisogno suo di attività intellettuale era incoercibile. Nel 1925 pubblicava un importante studio su Le origini della lingua basca e un articolo Lingue oceaniche in America? nel Bollettino dell'Accademia; nel 1926, nell'Archivio del Barié un Saggio di antica onomastica mediterranea e nel Bollettino dell'Accademia uno studio Sui linguaggi estinti della Tasmania; contemporaneamente si occupava di lingue americane con un lavoro su La lingua dei Bororos Orarimugudoge (Torino 1926) e in un discorso su Le origini delle lingue americane pronunzialo al Congresso degli Americanisti e pubblicalo negli atti del Congresso; nel 1927 collaborò in una miscellanea in onore del grande africanista Meinhof e in altra in onore del padre W. Schmidt, rispettivamente con ricerche sulle lingue africane e sulle maleopolinesiache; nel 1928 compariva La lingua etrusca (Grammatica - Testi con commento - Saggi di traduzione interlineare - Lessico); e mentre non più contento di questo libro si accingeva a farne una nuova edizione con diversa interpretazione lo colse tragicamente la morte. La sua dottrina della monogenesi del linguaggio non è entrata nella nostra scienza come una verità assodata. Ma un gran numero di rapporti particolari tra lingue remote egli ha scoperti, e la copia immensa di fatti o già sistemati o grezzi, ch'egli à intelligentemente raccolti e ordinati, sarà un fondamentale punto di partenza per ulteriori utili ricerche o base a nuovi giudizi; e anche dissentendo, tutti s'inchinarono davanti alla grandiosità della sua sicura erudizione, alla meraviglia della sua agile e tenace memoria, alla eleganza delle interpretazioni proposte, alla serietà dei propositi con infaticata lena nobilmente perseguiti. La mattina del 6 luglio 1929 i giornali della Penisola portavano questa inaspettabile tremenda notizia: Alfredo Trombetti, il grande glottologo italiano, s'era spento improvvisamente la sera innanzi per sincope, prendendo un bagno al Lido di Venezia. Da poco egli aveva conseguito il premio da lui agognato, il riconoscimento del proprio valore da parte del Duce con la nomina ad Accademico d'Italia. Un profondo diffusissimo cordoglio lo seguì nel lacrimevole trapasso a conforto della costernata desolazione della famiglia. Noi colleghi perdemmo in lui l'amico sincero, buono, affettuoso, modestissimo nella sua gloria, l'Università un provetto maestro e un lucido insegnante, la scienza italiana un glottologo di erudizione sconfinata, un lavoratore gigantesco, di mente feconda e ancora sempre agile e fervidissima. Il suo nome è e resterà scritto a caratteri indelebili nel libro d'oro della scienza italiana. PIER GABRIELE GOIDÀNICH" (Cenno biografico nell'Annuario dell'Università di Bologna, anno 1929-30).

Carriera accademica presso l'Università di Bologna: Filologia semitica dal 12 giugno 1904 poi Scienza del linguaggio dal 16 ottobre 1912 a luglio 1929, Letteratura latina per l’a.a. 1907-08 poi Grammatica greca e latina dall’a.a. 1908-09 all’a.a. 1914-15 presso la Scuola di Magistero; direttore dello Stabilimento scientifico di Scienza del linguaggio dall'a.a. 1921-22 a luglio 1929; incaricato di Storia comparata delle lingue classiche e neolatine per l’a.a. 1905-06, di Scienza del linguaggio dall’a.a. 1907-08 all’a.a. 1909-10, di Filologia indo-europea dall’a.a. 1925-26 a luglio 1929.

In collaborazione con l'Archivio Storico dell'Università degli Studi di Bologna.