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Giuseppe Castrignano

4 gennaio 1921 - [?]

Scheda

Giuseppe Castrignano, da Pantaleo e Marietta Iodice; nato il 4 gennaio 1921 a Barletta (BA). Nel 1943 residente a Bologna. Licenza di scuola media inferiore. Impiegato. Prestò servizio militare nei granatieri.

Dopo l' 8 settembre 1943 da Roma, lasciata la caserma del 2° bgt granatieri di Sardegna, raggiunse, compiendo il percorso quasi sempre a piedi, la famiglia sfollata vicino alla stazione ferroviaria di San Benedetto Val di Sambro. All'inizio del 1944, avvertito dal parroco di San Benedetto Val di Sambro, don Tarcisio Minarini, del ritrovamento nella zona di Ripoli di sopra (San Benedetto Val di Sambro) «di un pallone di gomma che reggeva un apparecchio di fabbricazione tedesca per la misurazione della pressione atmosferica», cercò di mettersi in contatto, recandosi nella zona di Vado (Monzuno), con esponenti della brigata Stella rossa Lupo, della quale aveva avuto notizia, sia per consegnare lo strumento, sia per entrare a far parte della formazione partigiana al fine di sfuggire alla chiamata alle armi della RSI.
Si incontrò con Umberto Crisalidi, con il quale simpatizzò, e in seguito, suo tramite, con Mario Musolesi. Superate le verifiche richieste dal ragioni di sicurezza, il Lupo gli chiese di collaborare «per la parte organizzativa», ritenuta «molto carente». Nel giugno 1944, insieme con Aldo Brenni, si unì, nella zona di Macchia fonda, in località Sparvo-Lagaro (Castiglione dei Pepoli) al gruppo della Stella rossa guidato da Gianni Rossi. Il gruppo, prima di raggiungere il comando della brigata oltre il fiume Setta, attestatosi alle falde di Monte Oggioni e Monte Freddi, attaccò il traffico militare tedesco sulla statale della Futa nella zona di Pietramala (Firenzuola - FI). Con il tenente dei carabinieri Giovanni Saliva contribuì a riorganizzare la brg, che aveva ormai raggiunto una «notevole» consistenza di uomini e di mezzi, entrando a far parte dello stato maggiore. La riorganizzazione «favorì i rapporti tra il comando della brigata e il CUMER», permettendo la presenza dei commissari politici; inoltre, consenti un'azione militare più coordinata, capace di controllare la zona compresa tra Grizzana e Vado. Seguì con particolare attenzione i problemi derivanti dall'importanza della brigata e dal prestigio del suo comandante, quali quelli del raccogliersi nel territorio controllato dalla Stella rossa di molte famiglie contadine e di prigionieri dei tedeschi fuggiti dai campi di concentramento o nel corso dei trasferimenti. Gli sforzi compiuti dalla Stella rossa per «indebolire al massimo il nemico e [per] favorire l'avanzata alleata», insieme con l'opera compiuta da delatori e con il peggioramento delle condizioni climatiche, gli fecero «avvertire che un rastrellamento era nell'aria». Subì «la strage che annullò ogni aspetto di operazione militare». Vide «questa terra sulla quale combattevamo per difenderla dall'invasore straniero e per proteggerla dagli orrori della guerra, divenuta una immensa tomba per bambini, donne, vecchi e partigiani», senza potere, «davanti a tanto orrore, dimenticare, né perdonare».
Riconosciuto partigiano dall' 1 maggio 1944 alla Liberazione. Fece parte per l'ANPI del primo consiglio comunale di Bologna nominato il 12 dicembre 1945 dal CLN e dal Governo militare alleato (AMG). Fu tra i componenti della Commissione per la ricostruzione. Testimonianza in RB5. [A]