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Castel Guelfo di Bologna, (BO)

1919 | 1943

Insediamento

Schede

Le forze organizzate sindacalmente sotto l'influenza del partito socialista acquisirono un peso notevole a partire dai primi anni del secolo. Fin dalle elezioni amministrative suppletive del 15 settembre 1912 un socialista riformista, Leo Dal Monte, era divenuto sindaco del comune. Nelle elezioni amministrative generali del 1914 i socialisti ebbero la maggioranza e il nuovo consiglio confermò nella carica di sindaco il Dal Monte. II 3 ottobre 1920 nella nuova consultazione elettorale amministrativa i socialisti conquistarono con due liste separate sia i seggi di maggioranza che quelli di minoranza. Nella riunione del 17 seguente fu eletto a sindaco il consigliere Giulio Pasquali. Le vicende particolareggiate che portarono quegli amministratori comunali a dimettersi non ci sono note per via della sottrazione degli atti dall'archivio del comune da parte delle autorità fasciste della RSI che fuggirono poco prima della Liberazione. Una delle diverse incursioni di squadristi fascisti provocò una vittima. Il 24 maggio 1921 il birocciaio Enrico Bonoli venne aggredito e violentemente percosso da camicie nere alle quali si aggiunsero anche dei carabinieri. Il poveretto, per i postumi, morì il 18 giugno 1924. In forza delle leggi eccezionali, promulgate nel novembre 1926, il regime fascista colpì i suoi oppositori. Negli anni della dittatura, sette nativi di Castel Guelfo furono deferiti, processati e condannati dal Tribunale Speciale (Aula IV) e sette furono le assegnazioni al confino di polizia comminate per atti d'opposizione (Confinati).
Quando in Spagna scoppiò la rivolta capeggiata dal generale Francisco Franco, due castelguelfesi parteciparono nelle file degli antifascisti internazionali in difesa di quella repubblica: Ettore Martelli, che, poi parteciperà alla resistenza in Francia nei Francs tireurs partisans e Roberto Gherardi, già condannato dal Tribunale Speciale, internato in Francia, confinato a Ventotene dopo il ritorno in Italia, che sarà poi vice commissario politico della 36a Brigata "Garibaldi", col nome di "Colonnello" e che morirà in combattimento a Purocielo, l'11 ottobre 1944 (Spagna).
Nel 1939 - dopo la promulgazione della decantata "Carta della mezzadria" - l'Unione provinciale fascista degli agricoltori e l'Unione provinciale fascista lavoratori dell'agricoltura della provincia di Bologna in una nuova riscrittura del contratto di mezzadria (il Capitolato generale per la conduzione a mezzadria dei fondi rustici nella provincia di Bologna), ribadirono la supremazia del padrone nella conduzione aziendale e riparti dei prodotti al 50%, cancellando praticamente tutte le conquiste mezzadrili realizzate con le lotte condotte dagli inizi del secolo e, particolarmente quelle conseguite nel 1920, che avevano modificato profondamente il rapporto fra concedente e lavoratore. Questo capitolato convinse molti mezzadri che giusta era la proposta, agitata nel 1929, dal foglio clandestino "Il Lavoratore della terra", organo dell'Associazione di difesa dei contadini dell'Emilia, sulla necessità di un "ritorno ai contratti del 1919-20". Maturò la convinzione, che si manifestò poi nel bolognese nel maggio 1943, di lottare decisamente per la "revisione del patto colonico fascista ai mezzadri".