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Casalecchio di Reno, (BO)

1919 | 1943

Insediamento

Schede

Durante il ventennio fascista diversi casalecchiesi manifestarono la loro opposizione al regime. Alcuni subirono il carcere o il confino o l'esilio.
Aldo Bolognini (n. 1904, muratore), nella notte precedente il 10 Maggio 1925 collocò assieme a Marino Serenari e Gaetano Masetti una bandiera rossa sul Canapificio Melloni. Nella notte tra il 20 e il 21.1.1927 organizzò una diffusione di manifestini per ricordare l'anniversario della fondazione del PCI. Per questo motivo il Tribunale Speciale emise le seguenti condanne di reclusione del 10.9.1928: Bolognini, anni 4 mesi 6 giorni 15; Guglielmo Paioli (n. 1902, carrettiere), a. 3; Urbano Cinelli (n. 1901, tornitore), a. 3; Marino Serenari (n. 1906, colono), a. 2 e m. 6 g. 12.
Nel 1936 Bolognini raggiunse la Francia dove, a Parigi e in varie zone montane, prese parte alla Resistenza. Serenari venne nuovamente condannato dal TS del 5.7.1934 ad anni 6 di reclusione per aver issato una bandiera rossa con falce e martello sulla ciminiera di una fornace di Corticella. Ammalatosi nel carcere di Civitavecchia morì in un ospedale di Napoli il 5.2.1939.
Cesare Mazzetti (n. 1914, calzolaio), fu condannato assieme al Serenari per lo stesso reato pure ad anni 6 di reclusione. Marino Mazzetti (n. 1909, colono), fu arrestato una prima volta nel 1927 poi nel 1929, ricercato dalla polizia, si diede alla latitanza e nel 1930 espatriò in Francia. Compì tre viaggi illegali in Italia portando materiale di propaganda antifascista in varie regioni e al quarto viaggio, nel 1932, fu arrestato a Bardonecchia. Dovendo scontare una condanna per renitenza alla leva peregrinò per diversi carceri militari, a Gaeta, Ponza, Poggioreale, all'Elba. Di qui riuscì a fuggire in barca con altri due compagni raggiungendo la Corsica dove chiese e ottenne asilo politico in Francia. Nel 1938 accorse in Spagna unendosi alle Brigate Garibaldi e dopo la vittoria di Franco rientrò in Francia dove, durante la guerra, militò nei "maquis". In collegamento con ambienti operai di Bologna si costituì una cellula comunista con responsabile Libero Zanasi (n. 1907, muratore), composta da Ivo Vincenzi (n. 1910, cementista), Dante Bettelli (n. 1911, calzolaio), Francesco Gamberini (n. 1910, fabbro). Affiggevano di notte manifestini agli ingressi delle fabbriche Hatù, Mantel, Ronzani, Melloni e raccoglievano fondi per il Soccorso Rosso. Nella notte del 6.11.1930 tolsero la bandiera tricolore issata il 4 novembre sul Monumento ai Caduti e la sostituirono con una bandiera rossa. Qualche giorno dopo furono arrestati e processati dal TS che con sentenza 51 del 28.9.1931 condannò al carcere Libero Zanasi (anni 4), Ivo Vincenzi (anni 3), il Bettelli e Francesco Gamberini (mesi 18).
"Casalecchiesi acquisiti" furono Angelo Piazzi, di Molinella (n. 1909, operaio) condannato dal TS ed Ettore Cristoni, deferito tre volte al TS e confinato due volte, nato nel 1907 a
Monteveglio. Altri due casalecchiesi furono condannati dal TS: Aldo Palmieri (n. 1889, falegname) e Amedeo Dozza (n. 1911, tornitore) per "costituzione del PC.d'I. e propaganda sovversiva".

Il 25 luglio
Una parte degli abitanti si riversò nelle strade manifestando la propria gioia per la caduta del fascismo con la speranza che fosse posta fine alla guerra che causava morte e fame.
Un corteo con alla testa il Bettelli, Novello Gamberini e Gaetano Stanzani percorse le vie del centro, fermandosi davanti alla Casa del fascio. Alcuni salirono le scale, infransero le porte, penetrarono negli uffici e dall'alto attraverso le finestre cominciarono a cadere giù i ritratti del Duce e dei gerarchi, documenti, fascicoli e libri. Quindi, ne fu fatta una catasta alla quale appiccarono il fuoco.
Ubaldo Gardi, l'arrotino, divelse i fasci d'ottone dalle porte e, seguito dagli altri, s'incamminò verso il ponte del Cavalcavia dove spezzò con una grossa mazza i fasci di cemento che ornavano i piloni. Alcuni fascisti furono obbligati a coricarsi presto. Il 15 agosto il comune fu teatro d'un evento passato alla storia come "il convegno di Casalecchio". Sui colli della frazione Croce, nella villa di Luigi Federzoni, ex Ministro delle colonie e poi degli interni, che il 25 luglio aveva votato nel Gran Consiglio contro Mussolini, si tenne un incontro fra gli Stati Maggiori di Germania e d'Italia. Il maresciallo Rommel, Comandante delle truppe germaniche in Alta Italia: e i generali Jodl e Von Rintelen incontrarono i generali Roatta, Capo di S.M. dell'Esercito, Rossi, Zanussi e Di Raimondi. Gli Italiani chiesero di richiamare le loro divisioni dalla Francia e dai Balcani. I tedeschi domandarono se le volevano impiegare contro gli americani al sud oppure contro i tedeschi al Brennero. Gli italiani, ritenendo la domanda "tendenziosa", non risposero. Attorno alla Villa Federzoni c'era un grosso cordone di SS. Una ventina di giorni dopo il Re e Badoglio firmavano l'armistizio.