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Camugnano, (BO)

1919 | 1943

Insediamento

Schede

Nel primo dopoguerra fra i camugnanesi crebbero le tensioni politiche e sociali. Con le elezioni amministrative del 10 ottobre 1920. per la prima volta, in consiglio comunale salì una maggioranza costituita da socialisti che a sindaco elessero Emilio Ferranti.
Furioso fu l'attacco dello squadrismo fascista nella primavera del 1921. "E' devastata la Camera del Lavoro e ferito a colpi di bastone il segretario" il 21 aprile e il 10 maggio "è invasa la Cooperativa di Consumo rompendo porte, finestre, parte di muri, vetri, bicchieri e bottiglie. Nella camera del segretario sono bruciate tutte le masserizie" (Fascismo, 286, 289).

Le elezioni politiche del 15 maggio 1921 si svolsero in un clima di violenza. Armando Campori, scrutatore l'ha così descritto: "Fuori dal seggio stazionava in continuazione una squadra di manganellatoti che impediva agli elettori socialisti riconosciuti di poter recarsi a votare e accompagnava nel seggio gli incerti che venivano "controllati a vista". A nulla valsero le proteste e le opposizioni del sottoscritto ... e di un altro scrutatore socialista. Il dilemma era: o lasciarli fare o farsi ammazzare. Neppure le innumerevoli proteste del Presidente, tutt'altro che socialista, di nome Pezzati, servirono a calmare i fascisti, i quali non si allontanarono mai dal seggio e non cessarono le loro violenze. In tal modo i fascisti vinsero le elezioni". Pochi giorni dopo un gruppo di squadristi andò in comune a minacciare il sindaco e gli altri componenti l'amministrazione. In seguito i fascisti impedirono ai consiglieri di continuare a svolgere il loro mandato.
Sopravvenne la nomina di un Commissario prefettizio e, successivamente, di un'amministrazione di fascisti e loro apparentati eletti senza il concorso di altre liste e poi di vari Podestà fino all'arrivo delle truppe alleate nell'autunno 1944.
Quasi cinque mesi dopo l'avvento al potere del fascismo un assassinio brutale fu compiuto da suoi adepti, il 25 marzo 1923. Il coltivatore diretto Giuseppe Venturi, quarantatreenne, militante comunista, presidente della Cooperativa di consumo di Camugnano, venne ucciso da un gruppo di fascisti di Castiglione dei Pepoli, a colpi di rivoltella sparatigli a bruciapelo, perché si oppose alla cancellazione della scritta che sovrastava lo spaccio cooperativo del quale era dirigente e gestore. Durante gli anni del regime fascista, Virgilio Daldi (classe 1874), muratore, il 13 maggio 1936 fu assegnato al confino di polizia per un anno per "manifestazione contraria al regime".
Dopo lo scoppio della rivolta dei generali capeggiati da Francisco Franco contro la repubblica di Spagna, accorsero nelle fila degli internazionali antifascisti Giovanni Cerbai, nato nel 1912 a Camugnano, ma ormai divenuto cittadino di Castiglione dei Pepoli, e Angiolo Neri, nato nel 1907 a Camugnano, ma emigrato in Corsica nel 1923. Il Neri, che appartenne prima alla Brigata Garibaldi, poi alla 129a Brigata Internazionale, fu promosso tenente sul campo e, ferito due volte in combattimento, cadde il 14 luglio 1938 sul fronte del Levante (Dizionario e Spagna). Il Cerbai, dalla terra iberica, invece, tornò in Italia, subì il confino e sulle montagne natie, lotterà contro i nazifascisti che, il 10 febbraio 1945, lo fucileranno (v. Castiglione dei Pepoli). Le vicende dei camugnanesi, negli anni della seconda guerra mondiale e della lotta di Liberazione, furono molto influenzate dalla forte personalità e dall'azione coraggiosa ed azzardata promossa dal giovane sacerdote don Luigi Tommasini, che prese possesso della sua parrocchia nella frazione di Burzanella, il 19 novembre 1939. Con fare intraprendente e presenzialista operò un vero e proprio smascheramento e sabotaggio della politica nazifascista. Nel 1940 espresse "incaute parole" durante il messaggio di dichiarazione della guerra. Nel 1941, ad alcuni giovani contrari al servizio militare, consigliò di inoltrare domanda per andare a lavorare pur anche in Germania e si adoperò presso il comando militare per l'esenzione di altri. Dal 29 gennaio 1942, divenuto cappellano dei lavoratori emigrati in Germania, si levò a difesa degli operai e si scontrò con i delegati sindacali fascisti e con i dirigenti tedeschi. Dopo il 25 luglio 1943, subì gli arresti domiciliari a Neustad ed a Heidelberg, per dissensi con i tedeschi sul trattamento riservato ai lavoratori italiani. 

Fonte: L. Arbizzani, Antifascismo e lotta di Liberazione nel Bolognese, Comune per Comune, Bologna, ANPI, 1998