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Carlo Bianconcini

10 Ottobre 1833 - 10 Gennaio 1892

Scheda

Carlo Bianconcini (Bologna, 10 ottobre 1833 – ivi, 10 gennaio 1892), conte, di Biagio e Teresa Persiani. Laureato ingegnere si impiegò come addetto ai lavori delle prime ferrovie che si costruirono in Italia. Nell’aprile del 1859 lasciò Bologna per andare ad arruolarsi come volontario nell’ Armata Sarda; venne inizialmente inquadrato nel 9° reggimento di fanteria ma il titolo accademico gli consentì l’ammissione al Corso suppletivo istituito presso l’Accademia Militare di Torino dalla quale uscì il 27 giugno 1860 come Luogotenente nel 1° reggimento di artiglieria. Capitano il 23 marzo 1862 venne posto a disposizione della Fabbrica d’armi di Torre Annunziata per poi passare alla Direzione Territoriale di artiglieria a Napoli. Nel 1865 passò al 4° reggimento con il quale partecipò alla campagna di guerra del 1866.

Nel 1870 lasciò l’esercito per dedicarsi agli studi di agricoltura e specialmente di viticoltura e di enologia, occupandosi in particolare della fillossera, un insetto che proprio in quegli anni era arrivato in Italia diffondendosi rapidamente in tutti i vigneti. Le conoscenze acquisite gli valsero la nomina a membro della Commissione consultiva per la fillossera istituita dal Governo; più volte Relatore alla Società Agraria e al Comizio Agrario di Bologna pubblicò diversi opuscoli sull’argomento oggi conservati presso la Biblioteca dell’Archiginnasio di Bologna. Visse nel palazzo di famiglia sito al n° 42 di Via delle Belle Arti. Riposa nella tomba di famiglia, collocata nella Sala del Colombario, primo transetto a sinistra, nella Certosa di Bologna.

Luca Giovannini, settembre 2022.

Alla sua morte viene così ricordato ne L'Apicoltore - periodico dell'Associazione centrale d'incoraggiamento per l'apicoltura in Italia del 1892: "Nella nostra religione cattolica cessava di vivere il 10 and. nella sua abitazione in Bologna, il cav. conte Carlo Bianconcini, Ingegnere e già Capitano d'artiglieria. Dotato dalla natura di grande ingegno, e spinto dal suo buon cuore, nobile albergo di sentimenti elevati ed umanitari, si fece banditore di saggi consigli a chiunque a lui si rivolgeva, ed accogliendo tutti senza distinzione coll'innata affabilità, li rimandava ognor soddisfatti ed ammirati de' suoi modi famigliari e gentili. Amò Dio, la patria, la famiglia, e lasciò nel più profondo cordoglio e nel pianto la consorte contessa Maria, l'unica figlia contessina Editta e quanti lo conobbero. Deposta la divisa militare, si dedicò tutto ed indefessamente alle più importanti occupazioni ed allo studio dell'agricoltura ed industrie affini, acquistandosi coi suoi scritti la stima di persone eminenti versate in materia, non solo ma dello stesso R. governo, per cui di sovente fu chiamato alla capitale e consultato in questioni di viticoltura e di enologia. Fra le industrie agricole stava in cima a' suoi pensieri l'apicoltura. Egli la teneva in alta considerazione e di persona e con predilezione se ne occupava, ottenendo sempre, anche nelle annate meno propizie, un adeguato compenso alle assidue sue cure, come risulta dalle relazioni che amava publicare nelle colonne dell'Apicoltore. Il suo apiario lo teneva a Poggio Renatico (Prov. di Ferrara), già su culla. L'arnia prediletta era quella Sartori. Apicoltore appassionatissimo, si fece apostolo della coltivazione razionale a favo mobile, ed ebbe non pochi seguaci. Parlatore facile, intrattenne per ore ed ore i suoi uditori, ed il diletto, il profitto che traevano i discepoli dagli in segnamenti del maestro amatissimo, erano solo paragonabili alla soddisfazione ed all'intimo compiacimento coi quali erano impartiti. Convinzione sua personale e profondamente radicata era, che per ben riescire in apicoltura sia necessario cominciare con uno o due alveari soltanto, e gradatamente aumentarne il numero. Che questa sua massima era giusta, lo provano gli splendidi risultati che seppe ottenere. Egli non è più. L'apicoltura perde nel conte Bianconcini un sostenitore fervido e convinto, un operatore espertissimo ed intelligente, e non ci resta che a lamentarne l'immatura scomparsa, ed implorare pace al Defunto."