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Quinto Bevilacqua

25 aprile 1916 - 5 aprile 1944

Scheda

Quinto Bevilacqua, da Romano e Adele Demaria; nato il 25 aprile 1916 a Molinella. Nel 1943 residente a Torino. Operaio mosaicista.
Iscritto al PSI.
Era nato in una famiglia di braccianti socialisti: braccianti i genitori e braccianti i sei figli. Per essere rimasta fedele agli ideali socialisti, la famiglia Bevilacqua — come tante altre famiglie socialiste molinellesi — fu costretta dai fascisti a lasciare la casa a Marmorta (Molinella).
Romano Bevilacqua emigrò a Torino con parte della famiglia e nel 1931 fu raggiunto dal figlio Quinto, restato a Molinella presso alcuni parenti. Anche nella nuova città, i Bevilacqua restarono fedeli agli ideali socialisti, mantennero strettissimi rapporti con Molinella e si fecero spesso iniziatori di raccolte di danaro per i perseguitati politici.
Nel 1940 fu richiamato alle armi e nel 1942 sposò Marcella Calzolari, figlia di Alfredo Calzolari , uno dei dirigenti del PSI di Molinella, comandante della brigata Matteotti Pianura caduto in combattimento contro i tedeschi.

Dopo l’8 settembre 1943 divenne dirigente della Federazione socialista torinese e fu incaricato di curare il lavoro politico nelle fabbriche.
Ai primi di marzo 1944 fu nominato segretario della federazione. Arrestato dai fascisti il 28 marzo 1944 — per la delazione di una spia — fu processato il 3 aprile 1944 assieme ai membri del Comando militare regionale piemontese e fucilato il 5 aprile 1944 al poligono di tiro di Torino.
Alla sua memoria è stata conferita la medaglia d'argento al valor militare.
Durante la Resistenza il suo nome è stato dato a un battaglione della 5a brigata Bonvicini, la Matteotti Pianura che operava a Molinella.
Dopo la Liberazione una strada di Torino è stata intitolata al suo nome. Gli è stata conferita la medaglia d'argento alla memoria con la seguente motivazione: «Fervente e vecchio antifascista, fu tra i primi a portare la sua valida opera nell'organizzazione e nel potenziamento dei primi nuclei di resistenza che con scarsi mezzi, ma con immensa fede si contrapposero all'invasore tedesco.
Ricercato dalla polizia nazi-fascista, si prodigò sempre instancabile ed ardito, per organizzare la resistenza armata nelle fabbriche e nei quartieri.
Arrestato in seguito a delazione, con i membri del comitato militare Piemontese del quale faceva parte, seppe tenere di fronte agli aguzzini contegno nobile e fiero, ricusando sdegnosamente l'offerta della libertà in cambio della sua collaborazione.
Condannato e conscio della santità della causa per la quale affrontava la morte, mantenne sempre fiero e sprezzante comportamento.
Poche ore prima di morire, nell'ultima lettera ai genitori, scusandosi per il dolore loro arrecato, con parole sublimi esprimeva ancora una volta la certezza della vittoria dei suoi ideali.
Impavido, al grido di "Viva l'Italia libera" affrontava il plotone d'esecuzione, coronando con una degna morte l'eroica sua esistenza». Torino, 8 settembre 1943-5 aprile 1944. [O]

E' ricordato nel Sacrario di Piazza Nettuno.