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Rienzo Bedetti

8 Maggio 1867 - 4 Marzo 1925

Scheda

L'Ingenier Rienzo Bedetti morto nella pienezza della vita quando la sua attività professionale e di cittadino si esplicava in molteplici forme, per quanto nato a Milano l'8 maggio 1867 era bolognese di origine, di costumi e di sentimenti. Proprio in questi giorni rifiorisce nella nostra città la fama – e con la fama il culto – per lo zio, Mons. Giuseppe Bedetti al quale si apprestano gli onori degli altari. Né può essere dimenticata a Bologna l'opera patriottica e filantropica del padre, il Colonnello Angelo Bedetti, che ebbe aperto l'animo a tante opere benefiche, che tante sofferenze seppe alleviare.

Datosi allo studio delle matematiche, si laureò Ingegnere e poco più che trentenne fu scelto dalle autorità comunali di Bologna negli studi e nei lavori per l'allargamento della cinta daziaria, opera nella quale gli giovò assai la conoscenza dell'accidentato territorio che dal piano di questi ultimi lembi della valle padana si arrampica sui primi dorsi delle ridenti nostre colline. Le buone prove date in questa non facile e non semplice impresa gli valsero la nomina di Ingegnere Comunale in pianta stabile avvenuta il 30 giugno 1905 con applicazione al riparto manutenzione fabbricati quale Ingegnere di riparto. Quando, nel 1910, fu deliberata la compilazione di un nuovo piano regolatore egli fu chiamato a collaborare colla commissione tecnica, ove portò il pregevole contributo di una lunga pratica, di una perfezionata conoscenza dei luoghi e di una giusta previsione dello sviluppo della nostra città. Nominato Ingegnere di Sezione nel 1913 e vice Ingegnere Capo nel 1922 nell'Ufficio Tecnico Comunale, lasciò traccie dell'indefessa sua opera in numerose costruzioni tra le quali si vogliono qui indicare: La sistemazione ad abitazione civile dei fabbricati di Via Pietralata e dell'ex Caserma Violi; La costruzione del grandioso Panificio Pubblico; La sistemazione del Sanatorio di Casaglia (trasformato in Colonia Scolastica); del Salone del Podestà; i lavori tuttora in corso del Palazzo di Giustizia. Il suo Ufficio lo vide ogni giorno, solerte, studioso, sollecito del buon andamento di tutte le pratiche che gli erano affidate numerose per la fiducia che aveva saputo conquistarsi: e nondimeno nella bontà sconfinata dell'animo suo trovò modo e tempo di occuparsi di istituzioni pubbliche nelle quali carità di patria, amore per gli umili, compassione per le altrui sofferenze gli davano occasione di tradurre in atto i migliori sentimenti che il sangue e l'esempio dei suoi avi avevano destati e mantenuti nel nobilissimo animo suo.

Così egli fu Presidente dell'Unione Famiglie Prigionieri di Guerra; Vice Presidente della Casa del Soldato e del Comitato Nazionale di Propaganda per la Ricerca dei Dispersi in Guerra. Non crediamo di dover ricordare le onoreficenze delle quali era insignito: ci basti ricordare quel titolo che a noi sembrava ottimo: egli fu sposo e padre esemplare: il lutto dei suoi famigliari è stato lutto dei moltissimi che l'anno conosciuto, stimato ed amato e che si sono piegati innanzi alla sua bara con un senso di cordoglio, di rammarico, di rimpianto che rimarrà profondo in quanti sentono per i buoni riverenza e rispetto e religioso culto alla loro cara memoria.

Avv. ANGELO PALEOTTI

Teato tratto dalla rivista 'Il Comune di Bologna', marzo 1925. Trascrizione a cura di Zilo Brati. E' sepolto nella tomba di famiglia collocata nella Certosa di Bologna, Sala del Colombario, loculo 49.