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Attilio Regolo lascia Roma

1798

Schede

Il Curlandese del 1798 ebbe un solo concorrente, sul tema «Attilio Regolo che parte da Roma per rendersi a Cartagine vittima della Patria». Accompagnò il dipinto un'epigrafe, che pare tolta ad un'opera per musica del Metastasio: «Per la sua Patria Roma d'inusitato affetto arse d'Attilio il generoso petto». La commissione a maggioranza concesse il premio, «quantunque i giudici desiderassero più perfetta correzione nel disegno, miglior scelta nelle pieghe, e colorito più naturale». Non vi sono elementi esterni che contrastino l'identificazione che qui si propone problematicamente: anche le dimensioni son le stesse con le minime varianti consuete in questi casi denunciate dall'Elenco generale dei dipinti raccolti dall'Accademia Clementina (1797-1799) e successivamente compilato (1820) a cura dell'Accademia di Belle Arti (cfr. A. Emiliani, 1971, p. 84, n. 325). Contrasta invece una tradizione critica, recente ma autorevole, che ha proposto per quest'opera prima un'attribuzione a Ubaldo Gandolfi e poi a Jacopo Alessandro Calvi: in nessun caso, con supporti documentari o conferma nelle fonti. È vero che nel dipinto si ravvisa una complessità di intenzioni, che il Petroni non dichiara cosi esplicitamente nelle opere note: benché l'occasione particolarissima che si sappia, la maggiore presentatasi mai al raro pittore -ben giustifichi un tale impegno. Non si può negare d'altronde un sentore di prova scolastica, di riuscita applicata, laboriosa, difficilmente imputabile ad un artista di consumatissimo standard accademico, quale il Calvi, o ancor meno ad Ubaldo Gandolfi. Risultano numerosi invece i riscontri puntuali con le opere certe del Petroni, segnatamente col Compianto di Bazzano, dove il giovane sulla destra par quasi, di profilo, lo stesso che accenna a un moto di spavento nel fondo dell'Attilio. Comune è la cultura, tenuta brillantemente tra i Gandolfi e il Calvi: benché qui accordata su un timbro insistentemente melodico, che rammenta un altro Curlandese, il Fancelli del '91. Claudio Poppi, che ha richiamato la mia attenzione sul problema, mi fa notare un altro elemento esterno importante, ad avvalorare la tesi sopra enunciata: il dipinto del Petroni risulta, come s'è detto, tra le opere conservate in Accademia; figura più tardi tra i premi curlandesi, che passarono in Pinacoteca: ma non tra quelli trasferiti successivamente in Comune. Ciò spiegherebbe come l'opera riemerga in Pinacoteca nel 1935, senza passato, con l'attribuzione al maggiore dei Gandolfi.

Ercole Petroni (notizie 1825 - 1839), Attilio Regolo lascia Roma, 1798. Olio su tela, cm 94 x 133, Bologna, Pinacoteca Nazionale.

Renzo Grandi

Bibliografia: Atti Acc., ms IV, c. 352; P. Bassani, 1816, p. 76; G. Giordani, 1846, p. 13; E. Mauceri, 1935, p. 114; F. Rodriquez, 1957, p. 74; A. Emiliani, 1967, p. 406; A. Emiliani, 1971, p. 84; R. Roli, 1977, pp. 126 e 238; E. Busmanti, 1979, p. 123; R. Roli in L'arte del Settecento emiliano..., 1979, p. 91.  Testo tratto da "I Concorsi Curlandesi". Bologna, Accademia di Belle Arti 1785-1870, catalogo della mostra, a cura di Renzo Grandi, Bologna, Galleria d’Arte Moderna, marzo-maggio; Museo Civico, giugno-luglio, 1980.