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Attentato a Mussolini. Il linciaggio di Anteo Zamboni

31 Ottobre 1926

Schede

Al ritorno dall'inaugurazione del congresso scientifico tenuta all'Archiginnasio l'auto di Mussolini, un'Alfa Romeo rossa guidata da Leandro Arpinati, svoltando in via Indipendenza all'altezza del Canton dé Fiori, è fatta oggetto di alcuni colpi di pistola. 
Il duce rimane illeso: un proiettile gli ha lacerato la fascia del Gran Cordone Mauriziano (rimarrà esposta a lungo, come un cimelio, nel negozio Old England dello squadrista Giuseppe Ambrosi) e si è conficcato nell'imbottitura dell'auto.
Un gruppo di fascisti si avventa immediatamente sul giovane Anteo Zamboni, studente bolognese di 16 anni, e lo massacra a colpi di pugnale. Saranno successivamente arrestati e condannati il padre, la madre e i fratelli di Anteo, tutti di fede anarchica.
Nel 1932 l'avvocato antifascista Roberto Vighi invierà a Mussolini un lungo memoriale a difesa del padre di Anteo, condannato a 30 anni di carcere con accuse superficiali e incongruenti. Le circostanze dell'attentato rimarranno in gran parte oscure, per ammissione dello stesso Mussolini.
Sarà messa in dubbio la paternità del gesto e si ipotizzerà una responsabilità dell'ala radicale del fascismo guidata da Farinacci e dello stesso accompagnatore del duce, Leandro Arpinati.
Proprio a seguito dell'attentato di Bologna saranno emessi una serie di provvedimenti eccezionali che sanciranno in Italia l'avvento di un regime dittatoriale, con la fine della libertà di pensiero e di stampa, lo scioglimento dei partiti antifascisti, l'istituzione di tribunali speciali per gli oppositori del regime e la reintroduzione della pena di morte.

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