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Assalto fascista alle logge massoniche

12 Settembre 1924

Schede

Alla notizia dell'uccisione a Roma del deputato fascista Armando Casalini, gli squadristi bolognesi si radunano alla centrale di via Manzoni, da cui partono diversi gruppi decisi a far vendetta.
Uno di essi fa irruzione nella Camera del Lavoro, dove sono fracassati i pochi mobili presenti e gettate all'aria le carte d'ufficio.
Un altro forza la porta del circolo massonico "Aurelio Saffi" in via Mazzini, lo devasta e sottrae una bara di legno e i paramenti usati per i riti della loggia.
La cassa è portata in giro per la città come un trofeo e infine deposta davanti all'abitazione dell'avv. Eugenio Jacchia in via d'Azeglio n. 58. Intanto un centinaio di fascisti irrompono nella sede della loggia massonica "VIII Agosto" in vicolo Bianchetti.
Vengono sottratti gli elenchi degli affiliati e vari oggetti, tra cui due pistole e proiettili.
E' infranto e calpestato un bassorilievo dello scultore cesenate Tullio Golfarelli sulla cacciata degli Austriaci da Bologna nel 1848.
La polizia e i pompieri intervengono in tempo a domare un principio d'incendio. Fortunatamente i cimeli storici più preziosi, come le ceneri di Andrea Costa e la maschera funeraria di Giosue Carducci, erano già stati messi al sicuro.
Tra i 76 nomi di massoni bolognesi divulgati alcuni giorni dopo dal settimanale "L'Assalto" vi sono quelli dell'irredentista triestino Eugenio Jacchia, di Ugo Lenzi, ex sindaco di Budrio, di Cesare Righini, nazionalista e presidente della sezione dell'Associazione Combattenti, di Nino Bixio Scota, già vice sindaco di Zanardi e legale della Federterra, del senatore socialista Enrico Ferri e anche di alcuni esponenti del partito fascista, come Gaspare Squadrilli, segretario particolare del ras cremonese Farinacci.
La loggia "VIII Agosto" cesserà di funzionare nel 1925 dopo la legge contro le società segrete.
Il 22 novembre dello stesso anno, il Gran Maestro del Goi (Grande Oriente d'Italia) firmerà il decreto di autoscioglimento della massoneria.

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