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Nino Samaja

30 luglio 1876 - [?]

Scheda

Nino Samaja, da Giacomo e Cesira Forti; nato il 30 luglio 1876 a Lugo (RA). Nel 1943 residente a Bologna. Laureato in medicina e chirurgia. Medico. Anarchico e iscritto al PSI.
Il 9 giugno 1892 fu schedato perché faceva parte dei gruppi anarchici di Forlì, dove si recava quotidianamente per motivi di studio. Questa la biografia fatta dalla polizia: «L'età del Samaja dice abbastanza come egli sia un ragazzaccio influenzato dalle idee anarchiche, delle quali si adopera a far propaganda fra i suoi compagni di scuola. È di una petulanza incredibile e in tutte le riunioni del partito, in tutte le conferenze e in tutte le commemorazioni esso piglia la parola e tribuneggia, mostrandosi sempre fautore dei più radicali propositi. È parte principale di quella schiera di giovinastri che in ogni occasione propizia si adoperano a spacciare cartellini sovversivi, perciò i maggiori del partito lo accarezzano ed egli se ne tiene. Del resto è una fatuità giovanile e null'altro». Lo stesso anno subì il primo di una lunga serie di arresti. Nel 1894 fu denunciato per «associazione a delinquere» e assolto. All'inizio del 1895, mentre frequentava l'università di Bologna, fu denunciato in base alla «legge Crispi» e assegnato al domicilio coatto per 3 anni. Evitò la deportazione fuggendo a Trieste dove fu arrestato dalla polizia austriaca e consegnato a quella italiana. Venne immediatamente internato alle Tremiti (FG) fino al 14 marzo 1996 quando fu prosciolto e liberato. Si trasferì ad Ancona e divenne redattore de "L'Agitazione", un periodico anarchico clandestino. Poiché il suo nome fu trovato in un elenco di attivisti anarchici, posseduto da Errico Malatesta, venne nuovamente arrestato e il 19 febbraio 1997 inviato al domicilio coatto a Ventotene (LT). Liberato all'inizio del 1898, nel maggio fuggì a Parigi (Francia) per evitare di essere arrestato, durante il tentativo autoritario del governo Pelloux. Espulso dalla Francia nel 1900 per attività sovversiva, si trasferì in Svizzera dove proseguì gli studi in medicina e si laureò. A Berna, nel 1900, curò la stampa dell' “Almanacco socialista-anarchico per l'anno 1900”. A Ginevra - dove subì un lungo periodo di carcerazione, su richiesta dell'ambasciatore italiano, perché accusato di fare propaganda sovversiva fra gli emigrati - si sposò nel 1902. Rientrò a Bologna nel 1904 e intraprese la professione medica. Negli anni della prima guerra mondiale si distaccò dal movimento anarchico per avvicinarsi al PSI. Per concorso, fu nominato primario all'ospedale Maggiore. La nomina fu revocata nel luglio 1922 dal commissario prefettizio che reggeva il comune di Bologna. Nel 1925 il prefetto sciolse l'Istituto bolognese di patronato e assistenza per le assicurazioni sociali, un ente da lui promosso sin dal 1915 con altri medici e avvocati per l'assistenza nel settore degli infortuni sul lavoro. La due decisioni erano motivate dal fatto che si era opposto al fascismo sin dal suo sorgere. Non avendo la tessera del PNF non potè partecipare a concorsi pubblici, per cui dovette dedicarsi alla professione privata. Nel 1926, dopo l'attentato contro Mussolini a Bologna, fu arrestato. Essendosi rifiutato di prestare giuramento al regime, nel 1933 fu privato della libera docenza in patologia speciale medica dimostrativa. Il 21 gennaio 1940 fu cancellato dall'Albo dei medici perché ebreo e non potè più esercitare la professione. Nel ventennio fascista subì periodici controlli di polizia, l'ultimo dei quali il 10 febbraio 1943. Durante la lotta di liberazione si iscrisse al PSI e collaborò con le forze partigiane. Il 12 ottobre 1943 fu arrestato a Molinella con Giuseppe Bentivogli* e trattenuto in carcere sino al 3 dicembre 1943. Pur essendo ebreo non venne deportato perché marito di un'ariana e per l'età, avendo più di 65 anni. Dopo la Liberazione fu riammesso all'insegnamento universitario e potè riprendere la professione medica. [O]