Note sintetiche
Scheda
ARMA: Troncato d'oro e d'argento all'aquila spiegata e coronata di nero, membrata e imbeccata di rosso attraversante la partizione, ma qui raffigurata in modo errato: l'aquila presenta la testa rivolta a sinistra e non è coronata.
Lo scudo è cimato da una croce trilobata d'oro e sormontato da un cappello cardinalizio con cordoni e fiocchi laterali.
Il cartiglio sottostante dice: GEORGIVS DORIA / CARD. LEGATVS / 1744. (Cardinale Giorgio Doria. Legato. 1744).
Sembra che le origini della famiglia genovese dei Doria risalgano al X sec, quando un Adruino dei Visconti di Narbona, sposò Oria di Corrado della Volta da cui il cognome: figli d'Oria, poi con l'abitudine, la preposizione venne a saldarsi con il nome e quindi Doria. Trattasi però di un'antica tradizione senza alcun supporto documentario.
La loro presenza documentata in Genova, risale invece al 1110.
A quell'epoca i Doria erano già ricchi ed imparentati con le più illustri famiglie genovesi. Essi abitavano fuori porta, nella parte occidentale della città, dove costituivano una specie di «enclave» relativamente autonoma: il cosiddetto «borghetto dei Doria».
Nel 1125 Martino Doria fece costruire nel borghetto la chiesa di S. Matteo che, in epoche successive, venne poi rifatta ed ampliata dai discendenti e dove, assieme all'Abbazia di S. Fruttuoso, sono raccolte le testimonianze delle glorie della casata.
I Doria che furono di parte ghibellina, erano già numerosissimi nel XIII sec, quando si contavano già ben 23 rami della famiglia.
La loro partecipazione alla vita politica della città fu sempre intensa, tanto da potersi affermare che le vicende di questa famiglia sono indissolubilmente legate alla storia della gloriosa Repubblica Genovese.
Grande il numero dei personaggi che, con le loro imprese, hanno segnato i momenti più alti della storia marinara di Genova.
Ansaldo Doria era alla guida dei legni genovesi che nel 1147 strapparono ai mori la città di Almeria in Spagna. Oberto era capo della flotta che nel 1284 vinse i Pisani alla Meloria. Lamba comandava le galere genovesi che sconfissero a Curzola nel 1298 i veneziani, catturando fra gli altri, il famoso Marco Polo. Dal ramo dei Doria di Dolceacqua uscì il grande Ammiraglio Andrea Doria, primo principe di Melfi, proclamato padre della patria (1466-1560) e Giovanni Andrea fu alla guida della flotta spagnola alla battaglia di Lepanto nel 1572. Quando l'Imperatore Arrigo VII, nell'ottobre del 1311, venne a Genova, fu Bernabò Doria ad ospitarlo nel suo palazzo al «borghetto S. Matteo» ed in quell'occasione, il sovrano concesse loro di assumere nello stemma l'aquila imperiale.
I Doria furono anche grandi e potenti feudatari nel giudicato di Torres in Sardegna dove contrastarono il predominio pisano dell'isola fino alla conquista aragonese.
Animatore della resistenza ai pisani fu soprattutto il famoso Branca ricordato anche da Dante.
I Doria godettero pure nobiltà in Napoli, Roma, Torino, ecc. Sette furono i cardinali di questa famiglia.
Giorgio Doria di Andrea e Livia Centurione nacque a Genova il 4 dicembre del 1708 dal marchese Andrea e da Livia Maria Centurione. Entrato al servizio della Chiesa, dopo vari incarichi venne inviato Vicelegato a Bologna nel 1735. Qui vene nominato "commissario della fissazione de' confini" fra o Stato della Chiesa e la Repubblica veneta. Si guadagnò inoltre la fama di protettore della scienza e delle arti. Fu sostituito nell'aprile del 1738 da Girolamo Spinola.
Benedetto XIV, dopo averlo nominato Arcivescovo di Calcedonia, lo inviò alla Dieta di Francoforte come nunzio apostolico con la funzione di mediare fra Baviera ed Austria, trattare con riguardo i protestanti e non irritare la Francia difendendo comunque la posizione della Chiesa.; passò poi Nunzio Ordinario a Vienna e nel 1743 venne creato Cardinale Prete con il titolo di S. Lorenzo in Panisperna.
Di nuovo spedito Legato a Bologna l'anno successivo, vi restò fino all'ottobre del 1754. Fu anche rettore dello studio fino al 1751. Dovette affrontare il problema dell'acquartieramento delle truppe austriace, affrontare la crisi economica aggravata da una lunga epidemia bovina e da uno scarso raccolto.
Rientrato a Roma dopo quella lunga legazione fu preposto alla Congregazione del Buon Governo ed a vari altri incarichi.
Morì nel 1759 e fu sepolto nella Chiesa di S. Cecilia.