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Cesare Algranati detto/a Rocca d'Adria

18 dicembre 1865 - 31 Gennaio 1925

Scheda

Cesare Algranati, «Rocca d'Adria», nato il 18 dicembre 1865 ad Ancona. Ebreo convertito al cattolicesimo, dopo alcune esperienze in campo industriale, si dedicò al giornalismo. Collaborò a «La Libertà» di Napoli, «L'Osservatore Cattolico» di Milano, «Lo Stendardo» di Cuneo. Diresse «L'Italia Reale» di Torino; «Democrazia Cristiana»; «La Patria» di Ancona.
Chiamato dal card. Domenico Svampa alla direzione del quotidiano cattolico regionale «L'Avvenire d'Italia», ne mutò profondamente, con la testata, la linea politica e l'impostazione grafica, rendendolo in breve un organo di informazione di interesse nazionale. Fece riferimento prevalentemente al gruppo grosoliano dell'Opera dei Congressi, nel contempo diede ampio spazio alle istanze e agli sviluppi della democrazia cristiana, della quale fu uno degli esponenti, pur nella più stretta ortodossia.
In questo contesto, arricchì il quotidiano di nuovi collaboratori e di servizi sul movimento culturale cattolico europeo, che suscitarono perplessità e disagi nella curia romana. Giornalista di razza, «non solo per la sua penna fervida e fecondissima, ma per la geniale originalità delle sue vedute, per la prontezza e l'acume nel giudicare gli avvenimenti nazionali e cittadini e nell'impostare le campagne giornalistiche», sollevò il caso Murri, sostenne accese lotte contro la massoneria. Lasciata nel 1910 la direzione del quotidiano cattolico, pur trasferendo la residenza della famiglia a Cuneo, rimase a Bologna ove pubblicò una serie di periodici settimanali d'indole religiosa e di propaganda cattolica, quali la «Semente», il «Sementino», la «Vita Femminile», che provvide a redigere quasi per intero.
L'interesse di questi periodici, specialmente negli anni '20, risiede nella funzione da essi svolta nei vari contesti sociali e nella capacità di far filtrare, attraverso un linguaggio estremamente semplificato, le linee portanti del programma e della politica popolari. Senza dubbio più nota fu l'altra iniziativa pubblicistica, che mise in rilievo la sua «straordinaria forza ed efficiacia» di polemista: il settimanale umoristico «II Mulo», fondato nel 1907.
Contrapposto chiaramente a «L'Asino» di Guido Podrecca, che seppe in taluni periodi, superare in efficacia, rinverdì la tradizione della stampa umorìstica bolognese, anche di matrice cattolica. Negli anni '20 il periodico costituì in molteplici occasioni una spina nel fianco del fascismo, tanto che venne puntualmente sequestrato, mentre l'azienda editrice venne devastata, il 4 e il 5 gennaio 1925, proprio pochi giorni prima della immatura morte del fondatore e direttore, avvenuta a Bologna il 31 gennaio 1925. [A]