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Paesaggio costiero d’invenzione | Martinelli

Schede

La principale informazione biografica che ci interessa sottolineare in merito al più importante paesaggista bolognese del Settecento riguarda la sua formazione artistica. Infatti, Vincenzo Martinelli, essendo nipote e allievo di Carlo Lodi, divenne il referente di un’attività già molto bene avviata che gli consentì di trovare la strada spianata presso la principale committenza cittadina.
Come si confà ad un giovane che ha voglia di imparare, Vincenzo Martinelli, almeno inizialmente, tenne gli occhi “puntati all’indietro”, tuttavia si differenziò dal suo maestro perché cominciò a raggruppare i fogliami in masse compatte illuminate quasi sempre solo da una parte (Zucchini) inoltre, nella fase iniziale della sua attività, continuò ad avvalersi di Nicola Bertuzzi quale collaboratore per le figure. Egli impostò i suoi paesaggi con un gusto pienamente settecentesco, lasciandoli arricchire di gruppi di viandanti e macchiette tutt’altro che realistiche, ma estremamente adatte, invece, ad esaltare il virtuosismo pittorico del suo più anziano collaboratore, scenette di gusto rococò che tendevano a dominare il quadro ma che la fine del secolo trovò via via sempre meno interessanti, sollecitando piuttosto un maggiore contatto con la quotidianità.
L’aria veneteggiante, garantita dall’apporto del Bertuzzi, viene ad un certo punto sacrificata dal Martinelli in favore di modelli che paiono assumere una vaga impronta francese. Gradualmente egli si avvicina ad un’interpretazione del paesaggio fantasiosa e leggera, capace di imprimere una svolta al suo stile anche in anni maturi, ed in grado rispondere ad un’esigenza decorativa così interessata a compiacersi della propria raffinatezza da veleggiare sfrontata incontro alla fine.
A ben vedere, l’animazione dei suoi paesaggi assume una valenza diversa da quando la scomparsa del Bertuzzi lo libera da uno stringente legame col passato. Ciò avviene a partire dal momento in cui una schiera di nuovi collaboratori lo affianca rifinendo i suoi quadri con figure che rimandano ad un contatto con il reale assai più forte e incisivo che non in passato. Negli ultimi lustri del Settecento le inquadrature del Martinelli propongono ampie vedute di fantasia e, in pratica, è come se un accenno di realismo subliminale venisse rivestito da ambienti sereni e gentili, che il Martinelli confeziona lasciando libera fantasia a visioni di baie marine, di riviere acquatiche, di sinuosità montane, che nulla hanno a che vedere con le plaghe emiliane (Zucchini).
Inizia così una nuova stagione del paesaggismo bolognese, quella che vedrà gli allievi più sensibili alle istanze neoclassiche (Tambroni, Fantuzzi) o a quelle naturalistiche (Savini) prendere una strada autonoma rispetto alla bottega, una stagione aperta a contaminazioni di importazione romana, ma sempre molto originale, autoctona quindi, per questo così ancora epidermicamente vicina a noi.

Vincenzo Nascetti