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Stadio Renato Dall'Ara - già complesso sportivo del Littoriale

1926 - oggi

Di rilevanza storica

Schede

Il 31 ottobre 1926 venne solennemente inaugurato l'impianto polisportivo del Littoriale, definito "primo anfiteatro della rivoluzione fascista" e "monumento della nuova epoca".

Fu lo stesso Benito Mussolini a tenere il discorso di apertura. Il duce entrò allo stadio a cavallo, seguito da un corteo di gerarchi e vestito con l'alta uniforme di generale della Milizia. La struttura, una delle più grandi e moderne d'Europa, fu edificata a spese del partito fascista bolognese. La federazione di Palazzo Fava, guidata da Leandro Arpinati, promosse una colletta tra le aziende cittadine, comprese le residue cooperative socialiste, chiamate a un obolo "spontaneo". Lo stile da imporre alla struttura era stato ispirato ad Arpinati, presidente in carica della Federazione Italiana Gioco Calcio, da una visita alle antiche Terme di Caracalla a Roma.

Progettato dall'ingegnere Umberto Costanzini e dall'architetto Ulisse Arata, lo stadio fu realizzato utilizzando il calcestruzzo armato e costituì il punto più alto del nuovo rinascimento urbano voluto dal podestà bolognese. Elemento caratterizzante dello Stadio era la Torre di Maratona, in cui entro un'abside era collocato il grandioso bronzo ritraente Mussolini a cavallo, eseguito da Giuseppe Graziosi. La scultura venne distrutta all'indomani della fine del secondo conflitto mondiale e il bronzo riutilizzato da Luciano Minguzzi per creare le statue della Partigiana e del Partigiano, ora a Porta Lame.

Oltre al campo di calcio dotato di pista per l'atletica, l'impianto prevedeva campi di tennis e due piscine, di cui una, per la prima volta in Italia, al coperto. All'epoca dell'inaugurazione tutto intorno era una periferia ancora assai spoglia. Il complesso ospitò le prime quattordici edizioni della fiera bolognese, interrotta nel 1940 a causa della guerra. La Fiera Campionaria riprese nel 1951 nel Giardino della Montagnola.

Lo Stadio era posto in punto cruciale della città, ai piedi della Basilica di S. Luca, vicino al cimitero della Certosa. Tale relazione era rafforzata dall'essere stato addossato al portico lungo 700 metri che collegava l'Arco del Meloncello in via Saragozza al Cimitero monumentale. In corrispondenza della torre di Maratona sotto il portico sono collocate varie lapidi a ricordo di alcuni eventi di rilievo della storia otto-novecentesca della città, tra cui la fucilazione di padre Ugo Bassi, avvenuta l'8 agosto 1849.

In collaborazione con la Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna

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Negli anni Trenta si sviluppò l’idea, largamente diffusa in tutti i regimi totalitari, che bisognasse disciplinare il tempo libero degli uomini e delle donne.
Strumento di tale disciplinamento fu la pratica di attività ricreative caratterizzate da prestigio sociale, in particolare lo sport.
Nell’Italia fascista si affermò l’idea della necessità di “occupare” il tempo libero degli italiani attraverso un intervento diretto e strumentale dello Stato, che entrava da protagonista in questo “momento privato” facendone una parte integrante del suo progetto politico di formazione, in particolare di quello rivolto ai giovani. In questa chiave vanno lette le numerose organizzazioni create dal regime fra cui l’Opera Nazionale Dopolavoro (1925) e l’Opera Nazionale Balilla (1926).
L’OND aveva lo scopo di occuparsi di una serie di servizi coordinati con la gestione del tempo libero dei lavoratori; l’ONB si rivolgeva in particolare ai giovani attraverso anche uno specifico programma di educazione fisica e sportiva.
Nel 1935 Mussolini, su suggerimento dell’allora segretario del Partito Nazionale Fascista Achille Starace, isitutuì il “sabato fascista”, con il quale la giornata lavorativa del sabato veniva interrotta alle 13, in modo poter permettere agli italiani ed alle italiane di dedicarsi alla cura del corpo ed alla ginnastica: i ragazzi dovevano esibirsi in esercizi e prove di abilità, come il lanciarsi attraverso cerchi di fuoco; mentre le ragazze dovevano perfezionarsi nella corsa e in esercizi ginnici con cerchi, clave e bandiere. 

In generale le scelte sportive degli italiani andavano dall’escursionismo alpinistico, alla gita in bicicletta, al nuoto e, a partire dal primo Novecento, alla ginnastica. Ma fu soprattutto il calcio, che aveva antiche redici nel gioco del pallone, a divenire la vera passione degli italiani. Come per il ciclismo crescevano i velodromi, per la ginnastica le palestre, per il gioco del pallone gli sferisteri, per il nuoto le piscine, il calcio trovava negli stadi il suo “spazio”.   

Nella Bologna fascista di Arpinati, si coronò il sogno dei bolognesi di avere uno stadio moderno, il “Littoriale”, in grado di ospitare diverse e importanti manifestazioni. La struttura, anche se non terminata, venne inaugurata nel 1926 con il memorabile ingresso di Mussolini a cavallo. Il Littoriale fu terminato nell’ottobre del 1929 con la costruzione della massiccia torre di Maratona progettata dall’architetto Ulisse Arata. Nella nicchia della torre venne collocata una statua in bronzo raffigurante Mussolini a cavallo opera dello scultore Giuseppe Graziosi, autore anche della vittoria alata con fasci litttori collocata sulla torre. Peculiarità del Littoriale fu di non essere concepito solo come centro di attività sportive, ma anche come contenitore di manifestazioni fieristiche. 

Elena Musiani

Alexander J. De Grand, L’Italia fascista e la Germania nazista, Bologna, Il Mulino, 1999.

Emilio Gentile, Fascismo. Storia e interpretazione, Roma-Bari, Laterza, 2002.

Nazario Sauro Onofri, Vera Ottani, Dal Littoriale allo stadio: storia per immagini dell’impianto sportivo bolognese, Bologna, 1990.

Fiorenza Tarozzi, Gli spazi collettivi dei bolognesi, in Atlante storico delle città italiane, Bologna, vol. IV, Giovanni Greco, Alberto Preti, Fiorenza Tarozzi, Dall’età dei Lumi agli anni Trenta (secoli XVIII-XX), Bologna, Grafis, 1998, pp. 77-80.

Fiorenza Tarozzi, Il tempo libero; tempo della festa, tempo del gioco, tempo per sé, Torino, Paravia, 1999.

Ulteriori approfondimenti nell'articolo pubblicato dalla Biblioteca comunale dell'Archiginnasio Sport , mattoni e cemento: Bologna e il suo Stadio, 2009