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Lo sciopero legalitario e la marcia su Ravenna

2 Agosto 1922

Schede

Il comitato segreto dell'Alleanza del Lavoro (unione dei sindacati e dei partiti di sinistra) proclama uno “sciopero legalitario” di protesta contro le violenze fasciste e a sostegno delle libertà civili. Si tratta di uno sciopero generale a tempo indeterminato, fortemente voluto dal Partito comunista e dal Sindacato ferrovieri a seguito della feroce occupazione squadrista di Ravenna il 28 luglio - dove è stato preso d'assalto e distrutto l'ex hotel Byron, sede delle cooperavite socialiste di Nullo Baldini (1862-1945) - e degli orrori seminati il giorno dopo dalla cosiddetta "colonna di fuoco" fascista di Italo Balbo e Gino Baroncini nelle provincie della Romagna (Così Balbo annoterà nel suo diario: "Siamo passati da Rimini, Santarcangelo, Cesena, per tutte le città tra la Provincia di Forlì e la Provincia di Ravenna, distruggendo tutte le case rosse e le sedi di organizzazioni socialiste e comuniste. È stata una notte terribile.

Il nostro passaggio era segnato da alte colonne di fuoco e di fumo"). A Bologna le adesioni allo sciopero legalitario sono inizialmente scarse: è consistente soprattutto la partecipazione dei ferrovieri, dei fornai e degli operai della Manifattura Tabacchi. I fascisti sono impegnati a impedire con ogni mezzo “il miserabile tentativo dei social-comunisti”. Le squadre pattugliano le strade del centro alla caccia degli scioperanti, facendo largo uso di bastoni e di rivoltelle. Il tramviere Anselmo Naldi è ucciso a colpi di pistola. Tra i feriti anche il sindaco eletto Ennio Gnudi, destituito subito dopo la strage di palazzo d'Accursio. Il 2 agosto avviene uno scontro a fuoco con feriti e numerosi arresti presso la Fornace Galotti al Battiferro, mentre a Imola durante una rissa è ucciso il fascista diciottenne Andrea Tabanelli.

Qui la rappresaglia squadristica è particolarmente violenta: nella cittadina sul Santerno convengono dai paesi limitrofi un migliaio di camicie nere in armi. Decine di sindacalisti vengono bastonati senza pietà. Per sfondamento della scatola cranica muore un avventizio delle ferrovie. Subito dopo la sospensione dello sciopero da parte della Camera confederale del lavoro, gli industriali proclamano una serrata di 24 ore e al rientro in fabbrica molti dei lavoratori che hanno aderito allo sciopero vengono licenziati in tronco. Intanto i fascisti proseguono le violenze in tutto il territorio. Nella notte tra il 6 e il 7 agosto vengono assaltate e saccheggiate la Camera confederale di via D'Azeglio e la vecchia CdL di Porta Lame.

Terminato lo sciopero, una "terza ondata" (Reichardt) di violenze squadriste muove da Bologna e dalle roccaforti emiliane alla conquista delle città del nord, che finora hanno opposto resistenza alla dominazione fascista. L'unica città capace di resistere alle milizie fasciste è Parma, dove la popolazione, guidata dagli Arditi del Popolo di Guido Picelli, tra il 2 e il 6 agosto respinge gli assalti di oltre diecimila squadristi capeggiati da Balbo e provenienti dalle provincie limitrofe, erigendo barricate e scavando trincee per le strade del Naviglio e dell'Oltretorrente.
Ad Imola, durante uno sciopero, è colpito al capo da una bastonata, ad opera di un fascista, e muore il ferroviere socialista Raffaele Virgulti.

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