Schede
La III° Battaglia dell'Isonzo iniziò il 18 ottobre 1915, con il consueto tiro di distruzione della nostra artiglieria; nei piani del Comando Supremo Italiano grande importanza era stata data sin dal primo giorno di guerra alla conquista della conca di Tolmino, nell'autunno del 1915 le nostre truppe erano ancora bloccate di fronte alle difese austriache. L'occupazione della parte centrale del massiccio del Monte Nero non aveva dato i risultati sperati: dalla parte di Tolmino il Vodil mt. 1044 e il Mrzli Vrh (Cima fredda) mt. 1360, resistevano ad ogni attacco italiano, precludendoci l'accesso alla conca, mentre sull'altro lato del fiume le colline di Santa Maria e Santa Lucia parevano imprendibili. Già ai primi di settembre si era iniziato l'attacco metodico al Mrzli Vrh cercando di investirlo dalla parte dello Sleme mt. 1487, a sua volta attaccato dalle truppe italiane che salivano dal costone di Luznica. Gli austriaci avevano costruito a tre quarti del Mrzli un trincerone blindato che contornava un largo tratto della montagna, difeso da larghe fasce di reticolati, mitragliatrici in caverna, che poteva contare sulle batterie dello Sleme e del Santa Lucia; la notte tra il 29 ed il 30 settembre era stato attaccato dagli Alpini che erano riusciti ad occupare per breve tempo la posizione, purtroppo il mancato arrivo dei rincalzi aveva precluso ogni tentativo di rimanere sul posto. L'azione fu ritentata il 21 ottobre. Questa volta il tiro delle nostre batterie risultò più efficace del solito e la violenza delle ondate d'assalto ci diede il dominio stabile del trincerone del Mrzli: la lotta era durata cinque mesi e l'ultimo attacco era stato necessario per superare i cento passi che dividevano le due prime linee. Gli austriaci avevano costruito altre tre linee di trincee nel tratto del monte tra il trincerone perduto e la cima e queste nuove posizioni oltre a dominare ancora quelle italiane sbarravano la strada verso Tolmino; inoltre era stato ulteriormente potenziato l'adiacente trincerone blindato del monte Vodil. Il 23 ottobre iniziarono le operazioni di approccio verso le difese austriache del Vodil. Inutilmente Alpini e bersaglieri cercarono di passare tra le difese: ogni palmo di terreno conquistato veniva ripreso dall'avversario. Dovette intervenire la nostra artiglieria che sottopose il trincerone ad un bombardamento distruttivo per tre giorni continui, consumando contro di esso gran parte delle riserve di proiettili di cui disponeva.
Nella notte tra il 28 e 29 ottobre nuovamente gli alpini mossero all'attacco. Grazie al lavoro di distruzione compiuto dalla nostra artiglieria le nostre truppe riuscirono a mantenere l'occupazione della posizione nemica, che apparve come la migliore tra quelle sino ad allora conquistate per le comodità garantite alla truppa e per le opere di difesa e offesa possedute. Tutto risultò vano, perché le tre linee di trincee sul Mrzli si saldavano ad altrettante sul Vodil, e la cima rimase al nemico; lo scopo principale della battaglia (aprirsi la strada verso la conca di Tolmino, tagliando i rifornimenti per la testa di ponte nemica sulla destra dell'Isonzo, cioè il Santa Lucia e Santa Maria), era totalmente mancato.
Più a sud, dalla testa di ponte di Plava con una forte spinta verso il monte Kuk 611, gli italiani si erano insediati nel villaggio di Zagora, allargando l'occupazione lungo la sponda sinistra del fiume.
Paolo Antolini