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I fascisti di Bologna si dichiarano assolutamente contrari al patto proposto da Mussolini, che prefigura un'intesa tra il "formidabile" movimento fascista, i socialisti (ormai separati da comunisti e anarchici) e i popolari.
Il 4 luglio l'assemblea del fascio bolognese vota un ordine del giorno, promosso da Dino Zanetti e Gino Baroncini, che rigetta le trattative coi "rossi".
Il "ramoscello d'olivo" sarà offerto ufficialmente da Mussolini il 23 luglio.
Il capo del Fascismo proverà a far digerire il patto con un articolo sul "Popolo d'Italia" dal titolo "Fatto compiuto".
La risposta di Dino Grandi dalle colonne de "L'Assalto" non si farà attendere: "le nostre legioni magnificamente insorgeranno".
Alla Conferenza dei Fasci dell'Emilia e della Romagna del 1° agosto i delegati dichiareranno di ritenersi svincolati dalle trattative di Mussolini e di mantenere un atteggiamento di "vigile difesa".
Si apre concretamente la prospettiva di una scissione del fascismo padano, guidato dai ras Balbo, Farinacci, Baroncini e Grandi e sostenuto con decisione dagli agrari.