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Eccidio di Decima

Eccidio 5 Aprile 1920

Schede

Il 5 aprile 1920 a Decima di S. Giovanni in Persiceto si tenne una manifestazione di contadini e braccianti promossa dalla Vecchia Camera del Lavoro (USI) di ispirazione anarchica, per fare il punto della vertenza agraria in atto nella provincia.
Erano presenti i tre principali dirigenti del sindacato anarchico Clodoveo Bonazzi, Sigismondo Campagnoli e Pietro Comastri.
Dopo Campagnoli prese la parola Comastri, più volte interrotto dal vice commissario Cesare De Carolis per diffidarlo a moderare il linguaggio. Non avendo l’oratore ottemperato all’intimazione, De Carolis gli ordinò di tacere.
I lavoratori protestarono e il brigadiere dei carabinieri Antonio Feltig - come risulta dal rapporto inviato al prefetto il 9.4.1920 dal comandante la Legione esterna dei carabinieri - sparò due colpi di moschetto in aria senza averne avuto l’ordine. Poi Feltig afferrato «il tavolo lo rovesciò provocando la discesa dell’oratore».
Con Comastri finì a terra un sifone di seltz che esplose. I 12 carabinieri di servizio, che dovevano avere perduto la testa, spianarono i fucili e cominciarono a sparare ad altezza d’uomo e a colpire con le baionette.
Bonazzi - sia pure con lo pseudonimo di Nello - ha scritto che Feltig «si scagliò seguito dai suoi con moschetto a baionetta innastata contro gli oratori».
Si ebbero 8 morti - tra i quali Campagnoli - e 45 feriti. Furono esplosi 51 colpi e molti riportarono ferite da baionetta.
Si legge nella relazione del comandante dei carabinieri: «La sopraffazione da parte della popolazione era imminente e ciascun militare giudicò allora necessario ricorrere alle armi per difendersi». Diversa la versione di un ispettore di PS inviata il 6.4 al prefetto. Scrisse: «Ho riportato l’impressione che da parte della folla non vi fosse stato sparo di armi né lancio di altri oggetti eccetto qualche sasso di piccole dimensioni». A suo parere la tragedia era stata provocata da De Carolis «che non ha avuto la necessaria, prudente misura delle cose nel fare ingiunzioni (a Comastri) che per la deficienza della forza non era in grado di far rispettare; ed infine ho dovuto, dall’insieme delle indagini esperite, convincermi che con un poco di maggiore pacatezza d’animo e tolleranza, si sarebbe potuto evitare il conflitto colle sue più gravi conseguenze ».
Mario Missiroli su “il Resto del Carlino” scrisse che i carabinieri avevano sparato «senza averne avuto l’ordine» e, per giunta «su una folla che fuggiva».
Questi i morti: Sigismondo Campagnoli, Adalgisa Galletti, Ivo Pancaldi, Vincenzo Ramponi, Danio Serrazanetti, Rodolfo Tarozzi, Giovanni Terzi e Danio Vaccari. [O]

Esponenti della borghesia bolognese si riunirono l'8 aprile presso la Camera di Commercio. Al termine fu approvato un documento che auspicò "un'energica azione volontaria di difesa e di tutela".
Si costituì quindi l'Associazione di difesa sociale.