Schede
Dopo due settimane di violenti combattimenti fra la Vallagarina e Val Sugana, la spinta delle truppe austroungariche impegnate nella offensiva di primavera non accennava a scemare; particolarmente delicata si fece la situazione nel settore Val Posina - Val d’Astico, porta d’entrata nella pianura veneta per le armate nemiche. Il Comando Supremo italiano il 22 maggio aveva ordinato alla 9° Divisione di assumere posizione difensiva nella regione del Monte Novegno tratto M. Aralta – pendici ovest di Cima Arde, dove la Val d’Assa confluisce nella Val d’Astico. Il 29 maggio la 9° Divisione aveva un battaglione del 209° rgt- fanteria (Brigata Bisagno 209°-210° ft.) fra M. Aralta e M. Brazome; occupava il fondo valle col 210° rgt-fanteria fino a Velo d’Astico, tenendo il 153° rgt-fanteria Brigata Novara presso la località Seghe. L’ala destra era schierata fra il paese di Schiri e le pendici del Monte Gengio coi battaglioni alpini Matajur, Natisone e reparti del Mercantur; l’artiglieria era composta da 53 pezzi di piccolo calibro e 48 di medio calibro.
Il 29 maggio reparti del 1° e 4° rgt- della 8° Divisione austroungarica verso le 9 attaccarono gli italiani arroccati sul M. Aralta, costringendoli a ritirarsi verso il Pria Forà; per parare la minaccia nel pomeriggio il comandante del 209° ft. Brigata Bisagno mosse le riserve con l’intento di occuparne la cima con reparti freschi in attesa del nemico. Causa la scarsa visibilità per la fitta nebbia, i reparti italiani sbagliarono obiettivo andando a presidiare la quota 1549, gli austriaci presero la cima del Pria Forà senza sparare un colpo di fucile; il mattino del 30, svelatosi l’errore, fu mandato all’attacco un forte nucleo di soldati del btg. Apino Clapier e del 209° ft, l’azione italiana non ebbe però successo. Nel frattempo una nuova minaccia si stava delineando contro lo sbarramento italiano Colle Xomo – Monte Novegno, il comando del V° Corpo d’armata ritenne necessario ampliare l’occupazione di detta linea con altre truppe; dalle riserve mosse in prima linea la 35° Divisione che si schierò sulla fronte Monte Brazome – Monte Spin, inserendosi fra la 27° e 9° Divisione. Il mattino del 1 giugno, la 35° Divisione aveva in linea la Brigata Cagliari col 63° ft. nel tratto Monte Spin – M. Vaccaresse; dal M. Vaccaresse a passo Campedello il btg. Alpino Cividale; dal M. Giove al M. Brazome il btg. Alpino Clapier e reparti del 209° ft. Brigata Bisagno.
Nei primi giorni di giugno l’azione delle due armate austriache operanti sull’altipiano d’Asiago accennò a perdere forza, ciò indusse l’Arciduca Eugenio a concentrare lo sforzo sulle due ali dello schieramento: l’11° Armata contro il Novegno e la 3° Armata contro il settore M. Zovetto-Lemerle. L ‘attacco al Novegno, sostenuto da 264 pezzi d’artiglieria, doveva essere portato dal XX° Corpo, mentre l’VIII° Corpo avrebbe dovuto tenersi pronto ad attaccare il M. Alba non appena caduto il Novegno. Nodo cruciale dello schieramento italiano era il Monte Giove che doveva essere tenuto ad ogni costo:la sua caduta avrebbe compromesso la difesa del Novegno e permesso all’avversario di scendere su Schio senza eccessive difficoltà. All’alba del 12 giugno era in corso la sostituzione dei reparti della Brigata Cagliari con quelli della Brigata Ancona, alle 6,30 l’artiglieria austriaca aprì un violentissimo fuoco sul M. Giove, alle 10 truppe del 1° e 4° reggimento K. J. attaccarono le sconvolte trincee italiane; i superstiti del 69° rgt. fanteria della Brigata Ancona, assieme agli alpini del Clapier seppero resistere alle ondate nemiche, a sera ricevettero rinforzi dal 70° rgt della Ancona, mentre gli alpini del Natisone sostituirono in linea quelli del Clapier.
Il mattino del 13 giugno il nemico, dopo la preparazione di artiglieria, rinnovò l’attacco al M. Giove che ripeté senza tregua sino a metà del pomeriggio; gli alpini del btg. Natisone e reparti misti del 69° e 70° fanteria seppero resistere subendo e infliggendo perdite gravi al nemico. In questi due giorni la 35° Divisione (gen. Petitti di Roreto) ebbe un ruolo essenziale nell’impedire lo sbocco nella pianura veneta agli austriaci, le perdite furono proporzionate al valore dimostrato: ufficiali fuori combattimento 58, soldati fuori combattimento 1417.
Il 16 giugno il Comando Supremo Austriaco ordinò di cessare l’attacco sugli Altipiani e di assumere schieramento difensivo; la notte sul 25 le truppe eseguirono un ripiegamento strategico su di una nuova linea che tagliava a metà il Pasubio, si appoggiava al Monte Cimone di Tonezza e saliva sull’altipiano d’Asiago tenendo la destra della forra del torrente Assa.
Paolo Antolini
Bibliografia: Italia, Stato Maggiore dell'Esercito, Ufficio Storico, L'esercito italiano nella grande guerra (1915-1918), Vol. 3, Le operazioni del 1916, Tomo 2, Offensiva austriaca e controffensiva italiana nel Trentino... maggio-luglio 1916. Narrazione, Roma, Istituto Poligrafico dello Stato, 1936