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Antonio Canova a Bologna

1779 | 1822

Schede

L'artista, nel corso della sua vita, soggiorna a Bologna in sei occasioni.

Canova si ferma per la prima volta a Bologna, all'età di 22 anni, mentre è diretto verso Roma, dove avvierà la sua brillante carriera artistica. Arrivato in città il 12 ottobre, sfruttando la rete dei canali ("smontati che fumo di barca..."), si trattiene per otto giorni consecutivi, concedendosi un vasto tour tra le principali attrattive artistiche. La mattina del 21 ottobre riparte per Firenze. Durante la permanenza in città lo scultore sale sulla Torre degli Asinelli, visita la chiesa della Certosa, con i dipinti di Andrea ed Elisabetta Sirani, il Santuario della Madonna di San Luca e la ricchissima collezione, oggi dispersa, di Palazzo Aldrovandi in via Galliera. Rimane particolarmente colpito dal San Paolo decapitato dello scultore Alessandro Algardi e dall’affresco del Guercino, Ercole che strozza Anteo, dipinto sul soffitto di Palazzo Sampieri in Strada Maggiore. Nei Quaderni di viaggio, all’interno delle pagine dedicate a Bologna, Canova riporta gustose annotazioni di vita quotidiana, citando la frequentazione di osterie e locali. Il «Cafè degli Steloni», ad esempio, situato all’angolo tra via Indipendenza e piazza del Nettuno. Il giorno della partenza,  raggiunta la località di Loiano sull’Appennino, Canova riporta il menù di una cena all’osteria, dove gli vengono serviti: «minestra di pasta, due polastri lessi, un piattello di figanti, due polastri rosti, formaggio, uva maroni». L’artista inoltre racconta di essersi gustato alcune passeggiate molto amate dai bolognesi, come quella alla Montagnola e un’altra «fuori della porta di San Mamolo».

Raggiunta la fama, lo scultore viene invitato in città nel 1809 ma il viaggio viene rimandato a causa dell'insicurezza delle strade, percorse dai briganti. La visita slitta così all'anno successivo, durante l'estate del 1810. Canova, accompagnato dall'abate Giambattista Sartori, fratello acquisto, si trattiene in città per quattro giorni, dal 29 al 31 luglio, ospite dell’architetto Giovanni Battista Martinetti e di sua moglie Cornelia Rossi, famosa per la sua bellezza e il salotto, che animava tra le mura domestiche, frequentato da artisti, scrittori e intellettuali. In quei giorni Canova riceve le visite di numerose personalità bolognesi, tra le quali lo scultore Giacomo De Maria e il letterato Pietro Giordani. Tra i diversi impegni si ricordano anche una visita al Museo di Numismatica e gli omaggi al prefetto Querini. L’arrivo di Canova a Bologna viene preceduto da lunghissimi preparativi. L’artista infatti era atteso in città già nell’ottobre 1809, ma le azioni criminali commesse dai briganti nelle vicinanze del capoluogo emiliano inducono lo scultore a rimandare la sosta. I bolognesi in ogni modo raccolgono gli omaggi che avevano preparato in un opuscolo, Per l’aspettato arrivo di Antonio Canova a Bologna, contenente i versi dei poeti Paolo Costa e G.B. Giusti e un discorso di Pietro Giordani. 

Lo scultore è nuovamente ospite dei Martinetti dall’11 al 16 dicembre 1810, reduce da una visita a Napoleone. E’ la volta di un pranzo in casa Aldini, dove il Canova viene presentato alla società più ampia e può conoscere un’altra bellezza bolognese, la bionda Almina Michelini, già ammirata dal poeta Ugo Foscolo. Ha inoltre l’occasione di ascoltare la pianista e compositrice Maria Brizzi Giorgi, alla quale Pietro Giordani dedicherà un appassionato elogio in occasione della morte avvenuta il 1° dicembre 1812. Il mattino della partenza, un equivoco impedisce al Giordani di essere presente e di salutare Canova. Il fatto provoca nel letterato una cocente delusione, raccontata in una lettera spedita a monsignor Giambattista: "Amico. E siete partiti senza di me! Oh io son pur sfortunato! ho pur sofferto assai assai […] Stamattina dalle 6 in poi non ho potuto chiuder occhi, sempre agitato dal desiderio di vedervi. Poco dopo le 8 sono uscito. Sono passato innanzi la casa vostra per andare all’Accademia; ho incontrato Rosaspina che veniva da voi: gli ho detto, non andare adesso; perché Cornelia ieri sera m’intimò che prima delle nove non andassi, per non disturbare i Canova nelle loro faccenduole di viaggio.  Sono stato aspettando le 9; appena suonano, e io scappo dall’Accademia, e vengo. Incontro Rosaspina: «Sono partiti». Io rimango stupito, e torno come un tronco all’Accademia. Appena entrato mi viene in mente - avranno fatto così per non avere seccature. Ritorno; e vedo Martinetti e intendo come mi aspettaste, come partiste. Io non vi so dire quel ch’io sentissi, quel ch’io diventassi. Prendo la via di Toscana, risoluto di mai fermarmi sicché incontrassi Cornelia. Tutti i dolorosi pensieri che camminando mi hanno trafitto, sarebbe grande noia a dirteli. Ecco finalmente Cornelia, entro in carrozza, tanto fuori di me, ch’io n’ho vergogna. Feci a Cornelia rimproveri forse ingiusti; e non potei tenermi dal piangere disperatamente di non avervi veduti, d’avervi fatto aspettare, e non per mia colpa. In tanti anni tra tante crudeli pene. Rarissime volte mi è accaduto di perdere a questo segno l’arbitrio di me stesso. Io non ti saprei esprimere l’eccesso di questa mia pena".  

Il soggiorno più lungo del Canova a Bologna è quello del maggio 1811. Lo scultore giunge all’improvviso in città la mattina del 13 maggio e vi rimane fino al 24.  Lo scultore viene disputato dal mando elegante, conteso tra pranzi e cene. La domenica del 19 l’Accademia di Belle Arti tiene una sessione straordinaria, durante la quale Canova annuncia ai docenti la sua intenzione di donare all’Accademia il gesso della grande testa di papa Rezzonico, Clemente XIII. Nel libro degli Atti dell’Accademia rimane una scritta autografa: «Io Canova fui presente a questa sessione». A fine mattinata, il Presidente Aldrovandi annuncia che sarebbe seguito l’invito alla colazione nella villa Marescalchi, oltre Mezzaratta. 

Lo scultore torna a Bologna, per la quinta volta, a fine dicembre 1815. Nelle giornate del 29 e 30 riconduce a Bologna i 45 capolavori selezionati dalla commissione Monge nel 1796 per essere portati al Louvre di Parigi. Le opere vengono collocate nell’ex chiesa dello Spirito Santo in via Gombruti, dove rimangono per più di un anno in mostra alla pubblica ammirazione. 

L’ultima visita di Canova a Bologna è quella del settembre 1822, a un mese appena dalla morte, avvenuta il 13 ottobre. Lo scultore è ancora una volta ospite in casa Martinetti, dove in suo onore vengono organizzati ben tre eventi. Durante uno di questi vengono esposti l’Ebe e la Danzatrice. Nonostante la vita modana, Canova appare già sofferente e malandato, segnato dalla malattia. In quei giorni si reca in visita alla Pinacoteca, accompagnato da Francesco Tognetti e Gaetano Giordani, e al cimitero della Certosa, fermandosi a lungo davanti alla statua velata del monumento a Carlo Caprara, opera di Giacomo De Maria.

Ilaria Chia 

Bibliografia: Antonio Canova, I quaderni i viaggio (1779 - 1780), Venezia- Roma, Istituto per la collaborazione culturale, 1959; Andrea Emiliani, Pietro Giordani e le origini dell’Accademia di Belle Arti a Bologna. Appunti per una storia dell’impegno civile e artistico di Pietro Giordani (1808-1815), Bologna, BUP, 2015, pp. 298-300; Giorgio Galeazzi, Le cinque visite di Canova a Bologna, in «La Torre della Magione», maggio-agosto 2013, pp. 2-3.