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Alfonso Ventura, comandante di battaglione della Stella Rossa

Schede

Verso la metà di agosto la “Stella Rossa” dovette sostenere grossi combattimenti che si conclusero positivamente. Verso la fine del mese tornammo col grosso delle forze a monte Sole poiché in quella zona il Lupo pensava di restare fino all’arrivo degli alleati, che si pensava fosse prossimo. Qui la brigata che comprendeva circa 800 uomini [altre fonti considerano più realistica la cifra di circa 500], fu riorganizzata e furono formati tre battaglioni composti di compagnie e squadre. Il primo battaglione fu affidato al comando di Celso Menini, al secondo fu designato Walter [Giuliano] Tarozzi, al terzo Otello Musolesi. Il Lupo volle che io restassi con lui al comando, anche per la fiducia che aveva in me nel trattare questioni politiche e militari. Non era un compito facile, anche perché i rapporti fra il Lupo, che era un militare, e gli organi dirigenti della città, non erano mai stati facili e non erano mancati, specie su questioni politiche, degli attriti e delle incomprensioni da entrambe le parti. Con l’aumento delle forze si pose però ben presto l’esigenza di formare un quarto battaglione, includendo in questo anche una quarantina di sovietici e di polacchi, comandati da Karaton. Il comando del quarto battaglione fu affidato a Cleto Comellini e nel frattempo io svolgevo gli incarichi affidatimi dal Lupo. Subito dopo la metà di settembre il battaglione giunse ad una forza superiore a quella degli altri, pur avendo un armamento inferiore e uomini meno addestrati. Allora il Lupo mi nominò comandante del quarto battaglione, con Cleto come vice comandante. Con questo schieramento la “Stella Rossa” si trovò di fronte al grande rastrellamento-massacro di Reder che cominciò all’alba del 29 settembre 1944.

Luciano Bergonzini, "La Resistenza a Bologna. Testimonianze e documenti", vol. V, Istituto per la Storia di Bologna, Bologna, 1980
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Note

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