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Vecchia camera del lavoro (CdL)

1893 - 1924

Schede

Nel periodo prefascista era l’organizzazione sindacale bolognese d’orientamento anarco-sindacalista.
La CdL, nata nel 1893, sino al 1909 era stata diretta da sindacalisti iscritti al PSI. In quell’anno gli anarchici e i sindacalisti d’orientamento soreliano si allearono e divennero maggioranza al consiglio generale, pur essendo minoranza nelle leghe di lavoro. L’anarchico Pulvio Zocchi fu eletto segretario.
Se la convivenza tra le due anime era sempre stata difficile, da quel momento divenne difficilissima. Gli obiettivi e i metodi di lavoro dei socialisti e degli anarchici erano troppo diversi perché si potesse concordare una comune linea d’azione.
La rottura divenne insanabile nel 1911 quando il consiglio generale della CdL, con 17 voti contro 16, decise di non aderire alla CGdL - l’unica organizzazione sindacale nazionale allora esistente - perché diretta dai socialisti riformisti. Come non bastasse, all’inizio del 1912 la segreteria della CdL negò l’iscrizione a 28 mila braccianti.
A quell’epoca le leghe dei lavoratori della terra - braccianti, mezzadri, boari, affittuari, coltivatori diretti ecc. aderivano alla Federazione lavoratori della terra e non sempre l’iscrizione era automatica alla CdL. Poiché le leghe bracciantili che rappresentavano quasi la metà dei lavoratori bolognesi - erano tutte dirette dai riformisti, gli equilibri interni della CdL sarebbero mutati radicalmente.
A norma di statuto, i sindacalisti socialisti chiesero alla CdL un referendum interno per l’ammissione dei braccianti, a nome di 248 leghe alle quali erano iscritti 37.400 lavoratori. Complessivamente le leghe erano 450 e gli iscritti poco meno di 60 mila.
Al nuovo rifiuto della segreteria della CdL, le leghe federaliste o unitarie - a maggioranza socialista - si autoconvocarono a congresso il 10.11.1912 e posero un ultimatum: se entro il 30.11 non fosse stato indetto il referendum, sarebbero uscite dalla CdL.
Con il pretesto che erano in atto alcune importanti vertenze, la segreteria della CdL si disse disposta ad indire il referendum nel gennaio-febbraio 1913. A far precipitare la situazione intervenne la costituzione dell’USI, il sindacato nazionale anarco-sindacalista, contraltare della CGdL.
Il 23-25.11.1912 a Modena si tenne il Congresso nazionale dell’Azione diretta, cioè delle leghe d’orientamento anarchico e soreliano che non aderivano alla CGdL. Con 42.114 voti contro 28.855 fu respinta la proposta di aderire alla CGdL. Subito dopo fu decisa la costituzione dell’USI.
Tutte le leghe italiane dovettero scegliere tra CGdL e USI. L’1.12.1912, quando si tenne il secondo congresso provinciale autoconvocato delle leghe federaliste o unitarie - nella sede della Società operaia in via Cavaliera 22 (oggi via Oberdan) - la decisione era più che scontata. Intervennero i rappresentanti di 242 leghe in rappresentanza di 31.785 lavoratori. Fu decisa l’uscita dalla CdL e la costituzione della CCdL (Camera confederale del lavoro).
Nei giorni seguenti altri 10 mila lavoratori aderirono al nuovo sindacato. Nella Vecchia CdL - come fu subito chiamata - restarono circa 14 mila lavoratori, anche se al primo congresso nazionale dell’USI, tenutosi a Milano dal 4 al 7.12.1913, ne furono dichiarati 10.316. Zocchi fu confermato segretario.
La sede, in Mura di Porta Lame, restò agli anarco-sindacalisti e pure il periodico “L’Azione sindacale”. Era nato il 30.3.1912 e cessò le pubblicazioni il 21.6.1913. Negli anni seguenti la Vecchia CdL assunse sempre più il carattere di un’organizzazione anarchica e perse progressivamente aderenti all’interno del mondo del lavoro. Anche i dirigenti erano comuni alle due organizzazioni.
Alla vigilia della prima guerra mondiale, quando Armando Borghi - tornato a Bologna alla fine del 1912, dopo l’esilio di Parigi divenne dirigente della Vecchia CdL, la differenza tra sindacato e gruppo anarchico scomparve del tutto. Suo vice era Clodoveo Bonazzi*.
Quando scoppiò la guerra, dalla Vecchia CdL uscirono numerosi interventisti, tra i quali Ettore Cuzzani* e Adelmo Pedrini*. Il sindacato anarchico cessò praticamente di esistere nel 1915, quando Borghi fu arrestato e internato in un comune del meridione e Bonazzi partì per il fronte.
Nel dopoguerra la Vecchia CdL non riuscì a superare lo stato di crisi organizzativa in cui si trovava, nonostante l’impegno di Bonazzi, divenuto segretario. Il maggior impegno del sindacato anarchico era rivolto alla lotta contro i dirigenti riformisti della CCdL - in accordo con i massimalisti del PSI - accusati di avere collaborato con il governo negli anni bellici, sia pure per promuovere iniziative solidaristiche per alleviare alla popolazione i disagi del conflitto.
Priva di una strategia sindacale, che non fosse una generica predicazione della “rivoluzione” - anche se Borghi prese le distanze dai soviet, dopo un breve viaggio in Russia per incontrarsi con Lenin - la Vecchia CdL esercitò un modesto peso nella vertenza agraria del 1920, conclusasi con il Concordato Paglia-Calda.
Sigismondo Campagnoli, uno dei massimi dirigenti del sindacato, perse la vita nell’eccidio contadino di Decima (S. Giovanni in Persiceto), nel corso di una delle pochissime manifestazioni indette per quella vertenza agraria. Modesta fu pure la partecipazione, sempre nel 1920, alla lotta dei metallurgici e all’occupazione delle fabbriche a Bologna.
All’avvento del fascismo i dirigenti della Vecchia CdL subirono dure persecuzioni. Borghi si trasferì a Milano e fu più volte arrestato, prima di andare in esilio negli USA. Bonazzi fu più volte bastonato e pugnalato.
La Vecchia CdL cessò di funzionare tra la fine del 1923 e l’inizio del 1924. Durante la Resistenza quando fu ricostituita la CCdL, su iniziativa del CLN, del PSI, del PdA, del PCI e della DC - Bonazzi aderì al PSI. Divenne uno dei principali dirigenti del rinato sindacato unitario e mantenne la carica anche dopo la Liberazione. [O]