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Vita operaia agli albori del Risorgimento

1860 | 1872

Schede

Vi sono degli aspetti del nostro risorgimento nazionale, che ancora oggi sono completamente ignoranti e lasciati nella più assoluta e profonda oscurità, come se non appartenessero alla storia d'Italia. Nessuno, ad esempio, degli storici italiani ha mai rivolto sinora la propria indagine allo studio della vita operaia dei primi decenni del nuovo Regno, pure essendo la storia di quel movimento intimamente legata agli avvenimenti e agli uomini più noti e rappresentativi dell'epoca. Il che non soltanto resta inspiegabile, ma ma costituiva altresì una grave lacuna nella preparazione del materiale per una storia completa del risorgimento italiano. E, vorremmo aggiungere, per scrivere la vera storia del risorgimento.

Un giovane studioso, Nello Rosselli, che fa molto onore alla scuola donde è uscito e agli studi storici italiani, ha ora iniziata la pubblicazione di una serie di saggi, unici del genere, diretti a colmare questo vuoto. Il primo di questi interessanti saggi è testé apparso in elegante veste tipografica col suggestivo titolo: Mazzini e Bakounine, 12 anni di movimento operaio in Italia (1860-1872), Torino, Bocca, 1927, L. 38. Questo volume, ha scritto l'illustre storico Alessandro Luzio, nel Corriere della Sera del 2 marzo 1927, è «tecnicamente ben fatto, e di gradevole lettura», onde la monografia di Rosselli, che sono state indubbiamente ampie e minuziose, come riconosce il prof. Luzio e come risulta dalle ricchissime fonti bibliografiche da lui consultate ed indicate nel volume, si iniziano con lo stabile quali sono stati i rapporti intercorsi tra gli uomini appartenenti alle varie scuole politiche dell'epoca rispetto al nascente movimento dei lavoratori, e particolarmente tra Giuseppe Mazzini e Michele Bakounine, capi entrambi di due indirizzi politici e sociali antitetici, per poi tracciare con mano sicura e ricostruire con vigorosa e chiara sintesi un'organica e ben documentata storia del movimento operaio italiano agli albori del risorgimento. A questa esposizione che assorbe quasi tutto il volume illustrando le battaglie e le polemiche susseguitesi in quel dodicennio che doveva decidere dell'indirizzo e della fisionomia del nascente movimento operaio, il Rosselli fa precedere alcuni capitoli nei quali, con vivacità e profonda conoscenza dell'argomento, descrive in rapida sintesi l'ambiente sociale in cui quel movimento, fermenta, nasce e si sviluppa. In questa descrizione, veramente interessante, si trovano esposti tutti i motivi che giustificano quelle lotte. Particolarmente prezioso il materiale, che il Rosselli ha dovuto rielaborare di nuovo con grande scrupolosità per eliminare i difetti e le contraddizioni delle fonti preesistenti, illustrante le condizioni in cui vivevano i contadini, gli operai e gli artigiani. Interessanti sono al riguardo i dati riferiti dal Rosselli.

I salari medi degli operai attorno al 1861 oscillano fra L. 1,20 e L. 1,50 al giorno, mentre l'orario medio varia intorno alle 11-12 ore, giungendo in qualche caso alle 14 ed eccezionalmente alle 16, ma difficilmente restando inferiore alle 10 ore giornaliere. I salari pratici per le donne sono ancora più miseri. Nel 1862 vi sono donne che lavorano 10, 11, 12 ore con salari di 50, 60, 70 centesimi al giorno: al massimo (in pochissimi casi raggiunto) L. 1,20-1,50. Ma per farci un'idea delle vere condizioni di vita della classe operaia agli albori del risorgimento, quel che interessa non è tanto il dato del salario nominale, quanto quello della sua capacità d'acquisto. Per cui il Rosselli ha dovuto stabilire confronti fra i prezzi e i salari d'allora, per farsi un'idea il più possibilmente concreta di quella realtà. Poiché una sessantina di anni or sono il principale e quasi esclusivo genere di consumo popolare era il frumento, il Rosselli ha preso a base dei suoi confronti il prezzo medio di questo, praticato nel 1862, il quale era di L. 28,52 al quintale. Un operaio, che guadagnasse L. 1,30 al giorno (il Rosselli dice che questo era il salario medio percepito dai tessili dell'alta Italia) doveva quindi lavorare 22 giornate per acquistare un quintale di frumento. Poiché il consumo medio di frumento per abitante è stato calcolato, grosso modo, in Kg 128 annuali, quell'operaio, supponendo che avesse tre persone a carico, col prezzo corrente nel 1862, doveva dunque lavorare 111 giorni per guadagnare le 145 lire necessarie per l'acquisto del solo frumento; e si noti, osserva con fine ironia il Rosselli, che frumento non significa ancora pane. Ora se dal salario annuo di quell'operaio (per 300 giorni lavorativi, a L. 1,30 al giorno, L. 390) si detraggono L. 145 per il solo frumento, vien fatto di domandarsi, dice il Rosselli, in qual modo l'operaio avrà potuto provvedere alla casa al companatico, al vestiario, alla luce, alle tante altre spese indispensabili. Ed è in questo ambiente, in cui l'ignoranza e la miseria opprimevano le nostre classi lavoratrici, con classi superiori per le quali riusciva incomprensibile l'importanza della questione operaia, che per merito speciale di alcuni uomini di grande valore come Mazzini e Garibaldi prima, ed altri poi, il proletario italiano getta le fondamenta della sua storia, che è pure parte della storia d'Italia. Ho voluto accennare a questo punto solo come esempio degli argomenti interessanti e importanti che nel libro nel Rosselli sono trattati, anche perché il lettore possa comprendere che il titolo Mazzini e Bakounine non significa pura trattazione di rapporti personali fra i due agitatori in lotta: le loro figure e i solo contrasti vengono a delinearsi e a campeggiare sullo sfondo dei movimenti, dei bisogni, delle aspirazioni delle masse, in cui lo sviluppo dei fatti storici ha le sue radici più oscure e più profonde.

Enrico Bassi

Testo tratto dalla rivista 'Il Comune di Bologna', febbraio 1927. Trascrizione a cura di Zilo Brati.