Vita cittadina (La) | Il Comune di Bologna

Vita cittadina (La) | Il Comune di Bologna

1915 | 1994

Scheda

All'inizio del 1915 l'Amministrazione comunale di Bologna, guidata dal sindaco socialista Francesco Zanardi, decide di avviare la pubblicazione di una rivista mensile, perché, come spiega l'assessore Oreste Vancini rivolgendosi ai lettori in apertura del primo numero, "in questo sempre più fervido pulsare della vita pubblica, cui anelano di partecipare forze vergini del popolo nuovo, ignare dei segreti dell'amministrazione e della politica, ma ricche di energie fattrici, diffondere le notizie che rispecchiano l'opera quotidiana dei reggitori della cosa pubblica, è fare atto di saggia democrazia". Nasce così La Vita cittadina. Bollettino mensile di cronaca amministrativa e di statistica che esce regolarmente, con cadenza mensile, fino a tutto il 1920, quando il rapido peggiorare della situazione politica, culminato nei tragici fatti di Palazzo d'Accursio del 21 novembre porta l'Amministrazione comunale a decidere l'interruzione delle pubblicazioni.

Nel corso del 1923 vengono dati alle stampe solo dei bollettini statistici, mentre la rivista vera e propria torna ad uscire, sempre con cadenza mensile, dall'inizio del 1924 in un frangente storico e politico però del tutto diverso rispetto a quello nel quale se ne era interrotta la pubblicazione: al governo del Paese c'è ora il PNF (Partito nazionale fascista) guidato da Mussolini che sta instaurando, anno dopo anno, un regime sempre più autoritario e liberticida. All'inizio, questo mutato orientamento politico, eccettuata qualche rara occasione, non sembra incidere troppo sulla rivista municipale bolognese che rispetto all'epoca prefascista cambia solo il titolo principale, che diventa Bollettino del Comune di Bologna, ma mantiene il sottotitolo, Rassegna mensile di cronaca amministrativa e di statistica e l'impostazione interna. Allo stesso modo, la pubblicazione continua ad essere curata dall'Amministrazione comunale, in particolare dall'Ufficio di Stato Civile e di Statistica, guidato dall'assessore Riccardo Colucci, che lentamente imprime alla pubblicazione un taglio sempre più umanistico. Una vera e propria politicizzazione della rivista imposta dal Regime non si è quindi ancora realizzata completamente, per cui la pubblicazione continua a porsi come un racconto dettagliato, anche se controllato, della vita cittadina. Nel luglio dello stesso anno, passato Colucci all'Ufficio Istruzione, anche la redazione della rivista lo segue in questo assessorato.

Nel 1925, la rivista cambia ancora il titolo principale, diventando Il Comune di Bologna, nome che manterrà per dieci anni. A partire da questo momento aumenta in maniera graduale e costante l'interesse per i temi politici e quindi il controllo e il condizionamento da parte del Regime. Questo cambiamento avviene proprio in coincidenza con la comparsa, nel dicembre del 1926, al posto della figura del sindaco, del primo podestà fascista, Leandro Arpinati, il quale affida la direzione della rivista a Ivo Luminasi, suo fedele collaboratore e già consigliere comunale dal 1923 al 1926. Luminasi dirigerà la rivista comunale fino agli ultimi mesi del 1933, quando, caduto in disgrazia lo stesso Arpinati, anch'egli dovrà abbandonare la direzione del periodico. Sempre in questo periodo, mentre da un lato aumenta l'ingerenza del Regime, testimoniata, per esempio, dall'ampio risalto dato alla visita di fine ottobre del 1926 di Mussolini a Bologna e dall'introduzione della rubrica fissa Vita fascista, dall'altro migliora anche il tenore degli articoli, nei quali si tende, in ogni modo, a utilizzare un linguaggio chiaro e comprensibile per tutti i lettori. Con il 1927 si arriva alla piena politicizzazione della rivista: aumenta soprattutto la retorica volta ad esaltare la realizzazione delle prime importanti opere pubbliche volute dal Fascismo, tra le quali, per esempio, il nuovo stadio chiamato Littoriale e la linea ferroviaria Direttissima. L'interesse da parte del Regime nei confronti delle pubblicazioni municipali è sottolineato in un articolo del gennaio 1927 anche da Arnaldo Mussolini, fratello del Duce e direttore del quotidiano del partito, il Popolo d'Italia: "È necessario infine abituare i cittadini a leggere i bollettini delle loro città; solamente in questo modo l'azione comunale può essere investita ed esaminata in tutti i suoi aspetti complessi e formare un dettaglio degno dell'insieme della vita italiana".

All'inizio del 1929 la rivista cambia il sottotitolo, che diventa semplicemente Rivista mensile municipale, ma resta sempre sotto la cura dell'Ufficio Istruzione, mentre nel 1932 viene pubblicato un numero speciale dedicato al decennale della marcia su Roma. Sul finire del 1933, allontanato Luminasi, responsabile diretto della pubblicazione torna ad essere il podestà: prima Angelo Manaresi, poi il commissario prefettizio Renato Pascucci, infine Cesare Colliva, il cui nome a partire dal numero di luglio-agosto del 1936 appare per la prima volta sul frontespizio come quello di direttore responsabile della pubblicazione. Nel frattempo, dopo oltre dieci anni, con l'inizio del 1935 è cambiato il titolo della rivista che diventa semplicemente Bologna. Rivista mensile del Comune. Nel 1936 a partire dal mese di settembre, la rivista assume una nuova veste grafica, più al passo con le riviste del tempo. In questo periodo si ha un crescente impiego dell'immagine fotografica, utilizzata soprattutto per fini propagandistici, come in occasione della nuova visita in città di Mussolini nell'ottobre 1936, che viene documentata con un imponente apparato fotografico. Il numero del luglio 1937 è dedicato interamente a Guglielmo Marconi in occasione della morte ed è l'ultimo prima di un'interruzione della pubblicazione che dura oltre un anno, fino agli ultimi mesi del 1938.

Nel maggio-giugno 1939 esce un numero monografico dedicato a Bologna e il turismo. La pubblicazione della rivista cessa improvvisamente con il numero di agosto-settembre-ottobre 1939 dedicato a Bologna e l'autarchia: le Sanzioni del 1935 e l'avvicinarsi di scenari di guerra richiedono sacrifici per tutti, quindi è necessario anche il risparmio di carta. La pubblicazione riprenderà solo nel dopoguerra, a partire dal 1948 per proseguire fino al 1994, quando cesserà definitivamente la storia della rivista. 

I contenuti e gli argomenti trattati all'interno della rivista municipale cambiano diverse volte nel corso della sua vicenda editoriale, in particolare durante gli anni coincidenti con l'affermazione del Regime fascista. Nata essenzialmente come strumento di informazione civica gestito direttamente dall'Amministrazione a favore dei cittadini, nel quale grande importanza ha la parte dedicata alla statistica e alla demografia, la pubblicazione col passare degli anni assume sempre maggiori ambizioni editoriali. Gli articoli sono in genere accompagnati da una ricca e preziosa componente illustrativa, nella quale si fa largo impiego dell'immagine fotografica. L'uso della fotografia, in particolare per fini propagandistici, aumenta poi esponenzialmente con il progressivo consolidarsi del Regime. In ogni numero vi è una prima parte composta di articoli di argomento vario, ma soprattutto culturale, una seconda di brevi rubriche più o meno fisse, come Vita scolastica, Vita intellettuale, Vita municipale, Biblioteche e musei, e una terza parte con tabelle e diagrammi demografici e statistici.

Tra le tematiche affrontate con maggiore attenzione dalla rivista figurano senza dubbio quelle architettonico-urbanistiche: a partire dall'approvazione del nuovo piano regolatore urbano in sostituzione di quello, ormai sorpassato, del 1889, per finire con tutte quelle opere più o meno importanti, le cui varie fasi di realizzazione vengono seguite con estremo interesse: per esempio, la costruzione della linea ferroviaria Direttissima Bologna-Firenze; il nuovo aeroporto costruito nei pressi di Borgo Panigale e utilizzabile anche per il trasporto civile; il nuovo stadio, il Littoriale, fortemente voluto dal podestà e deputato Leandro Arpinati e utilizzato non solo per le manifestazioni sportive ma anche per le fiere e le esposizioni nazionali e internazionali; la nuova arteria cittadina poi ribattezzata via Roma che collega Piazza Malpighi alla stazione ferroviaria; l'ampia urbanizzazione delle fasce periferiche, nelle quali si realizzano da una parte eleganti insediamenti residenziali, dall'altra costruzioni di edilizia più popolare, tra cui l'originale Villaggio della rivoluzione fascista nei pressi dello stadio, fino alle case "popolarissime" edificate per le famiglie più povere, spesso espulse dalle loro case in seguito agli sventramenti effettuati nel centro storico.

Nonostante il carattere spesso autocelebrativo e inevitabilmente allineato alle direttive imposte dal Regime, il periodico municipale rappresenta comunque ancora oggi un'importante fonte per lo studio della storia di Bologna in epoca fascista, sia per le informazioni che fornisce - per così dire - volontariamente al lettore, in modo diretto con gli argomenti e i temi trattati, sia per tutte quelle informazioni che fornisce in modo quasi involontario, come per esempio notizie sul costume e la vita quotidiana, e tutti quei dati ricavabili in particolare dall'analisi e dallo studio dell'apparato iconografico e fotografico di corredo agli articoli. L'interesse incontrato da alcune rubriche fisse favorisce, nel corso degli anni Trenta, l'uscita di alcuni volumi monografici ricavati riunendo in volume articoli apparsi sulla rivista negli anni precedenti. Anche la grafica della rivista si modifica nel corso del tempo: in origine molto semplice e lineare, la struttura interna si evolve e migliora graficamente negli anni fino ad assumere, durante la seconda metà degli anni Trenta, l'aspetto tipico delle riviste di cronaca e di informazione diffuse a livello nazionale in quel periodo: per esempio, la grandezza del carattere utilizzato per i testi degli articoli aumenta, così gli spazi tra testo e immagini si fanno più ampi ed armonici. La copertina di ogni annata della rivista si presenta in una veste grafica diversa da quella dell'anno precedente. Alcuni anni l'incarico di disegnare la copertina viene affidato direttamente dalla redazione ad artisti bolognesi, in altri casi, come nel 1926, 1928, 1929 e dal 1931 al 1934 viene invece indetto un concorso a livello nazionale per scegliere la copertina che avrebbe accompagnato tutti i numeri della rivista per l'anno successivo. La partecipazione al concorso è sempre molto numerosa e vi prendono parte diversi artisti e illustratori, non solo bolognesi.

Testi a cura di Marcello Fini

La rivista è interamende consultabile sul sito dell'Archiginnasio. In collaborazione con la Biblioteca Comunale dell'Archiginnasio di Bologna

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Longhena Mario, Gli asili del Comune di Bologna, in 'Vita cittadina', Comune di Bologna, gennaio 1918

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