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Paolo Venturini

2 Febbraio 1800 - 10 Marzo 1850

Scheda

Paolo Venturini (1800-1850), padre Barnabita fu poeta e letterato e  rettore dell'università di Bologna. Autore di numerose pubblicazioni morali, insieme al poeta Giovanni Marchetti fu insegnante per Gioacchino Napoleone Pepoli, il quale scambiò col padre barnabita un intenso scambio intellettuale. Pur uomo di chiesa, scambiava opinioni con intellettuali di parte avversa quali Paolo Costa 'che mai l'amico infermo non lasciò' anche in punto di morte. Nel 1859 gli fu dedicato un libretto 'Un fiore sulla tomba di Paolo Venturini barnabita' (Tipografia delle Muse). La sua pubblicazione 'Ragionamenti sacri sulla Religione' (1846), viene descritta come "va svolgendo le principali prove della divinità della religione cristiana in tal guisa da convincere e dilettare i suoi lettori. Imperciocchè la materia vi è trattata sodamente e con forza di eloquenza cristiana. Lo stile è elegante e dignitoso quale conviensi alla dignità dell'argomento. Noi portiamo fiducia che non pure ai giovani studiosi, al cui vantaggio intese peculiarmente il ch. Autore, ma alle persone colte eziandio di egual profitto e diletto ne riescirà la lettura".

Così viene ricordato in un articolo anonimo comparso sul 'Resto del Carlino' di Bologna del 30 settembre 1929: "Questo letterato e poeta di singolare valore, nato qui da Angelo e da Teresa Palloni il 2 febbraio del 1800, dimostrò fin da fanciullo una speciale inclinazione agli studi ed alla vita ecclesiastica, cosicché giunto ai 17 anni, nel giorno sacro della conversione di S. Paolo (25 gennaio) si rese Barnabita. Non tardò molto che la sua dottrina letteraria, e la vivace fantasia lo fecero distinguere dagli altri fratelli; perciò fu scelto dai superiori dell'Ordine ad insegnare la retorica nelle scuole di S. Lucia, là dove fu poi il Ginnasio municipale pareggiato ai regi ed ora è il Liceo Ginnasio Galvani. Un suo biografo, Francesco Fussi (avvocato e giornalista, di assai distinta famiglia estintasi testè nel ramo maschile col decesso del cav. Alfonso) scrive che nessuno (o parlando o scrivendo), per le sue belle qualità dell'ingegno e della persona doveva essere più adatto di lui all'arte della persuasione o del diletto, come ne fecero esperienza quelli che gli furono scolari, e tutti coloro che lessero gli scritti pubblicati da lui, in versi o in prosa. Egli però teneva meno alla poesia, che pure gli era tanto cara, da consigliarlo talvolta a scrivere versi, felici di forma e d'immagine.

I suoi scritti furono stampati in Parma nel 1854 sotto il titolo di 'Raccolta di prose sacre e morali', fra le quali sono veramente degne di menzione: le biografie di Ignazio Scandellari, di Benedetto XIV, di S. Carlo Borromeo, di mons. Bernardino Panzacchi; l'orazione in lode delle belle arti; la buona madre, eccetera. I suoi meriti letterari gli procurarono, nel 1837, una cattedra al Collegio Filosofico della nostra Università, ch'egli coperse per ben 18 anni, e forse l'avrebbe occupata tutta la rimanente vita se il desiderio di dedicarsi a studi più gravi e più utili e le diverse disgrazie di famiglia non l'avessero spinto a rinunziare a tale insegnamento tanto onorevole. Nel maggio del 1841, fu chiamato a Roma, dove si teneva il Capitolo generale, come preposto di S. Lucia e in questo ufficio rimase per tre anni. Nel '47 fu nominato Provinciale e finalmente, un anno dopo, Rettore dell'Università bolognese. Era ritornato da poco alla quiete dei suoi studi e del chiostro, quando il 6 marzo 1850 fu assalito da un tal colpo di apoplessia che gli tolse i sensi, non la vita, che perdette poi la mattina del 10. 'La patria, scrive il Fussi, che trà suoi figli molto l'ebbe caro, fu scossa dall'improvviso mancare di lui, che di poco raggiunse i 50 anni. I giovani poi, che provarono le sue sollecitudini e conobbero il suo cuore, non sanno senza lacrime rammentare il suo nome e le sue molte virtù'.

Ad onorarlo il Municipio nostro, il 22 dicembre 1874 decretò che il suo busto scolpito dallo scultore Enrico Barbèri, fosse collocato nel Pantheon".