Veglione della Stampa

Veglione della Stampa

14 Febbraio 1903

Scheda

Le società di mutuo soccorso, sorte in Italia specialmente dopo l’unità nazionale, furono la prima forma di organizzazione operaia ed «ebbero le loro radici nell’idea e nella lotta per la libertà e per la democrazia, e incarnarono le ragioni più profonde che avevano ispirato il Risorgimento.

A processo concluso, gli uomini vollero dare agli ideali per i quali avevano combattuto, un contenuto e una realizzazione concreta, affermarono la libertà di associazione e la possibilità e la capacità, con essa e per mezzo di essa, di procedere da se stessi ai propri bisogni - in particolare a quelli della malattia e della vecchiaia - senza essere debitori né al Governo né ai privati, e senza aspettare l’aiuto concesso come elemosina e, in quanto tale, fonte di umiliazione» (A. Berselli, 1990, p. 14). A partire dagli ultimi decenni dell’Ottocento queste associazioni popolari poterono palesare pubblicamente la loro esistenza per mezzo di manifestazioni ufficiali, cerimonie, cortei, commemorazioni: dando così spazio a istanze libertarie, di partecipazione collettiva e dimostrando la volontà di vedere riconosciuto il ruolo che il nascente proletariato quotidianamente esercitava nella costruzione della nazione.

Fu, dunque, perseguendo questi obiettivi che la Società di mutuo soccorso dei tipografi, costituitasi nel 1852, «terzo anniversario della gloriosa Repubblica romana», celebrò a Bologna nei primi giorni di febbraio del 1903 il 50° anniversario della sua fondazione. Nell’ambito dei festeggiamenti, che previdero il corteo e il banchetto dell’associazione, venne organizzato anche il “Veglione della Stampa” tenutosi nella sala dei Bibbiena del teatro Comunale il 14 febbraio «a beneficio dei soci invalidi al lavoro della Società» (“Il Resto del Carlino”, 11-12 febbraio 1903), dando vita a una curiosa commistione tra manifestazione operaia e tipico divertimento borghese in periodo carnevalesco. Queste attività ricreative - il banchetto sociale, il ballo - erano uno degli aspetti delle società di mutuo soccorso che, insieme agli altri più qualificanti, contribuivano ad assegnare a queste associazioni una determinante funzione di filtro nei confronti di tensioni sociali latenti e potenzialmente esplosive, rendendole accettabili alla classe dominante: il senso e la forza della solidarietà operaia potevano manifestarsi ricorrendo unicamente a queste forme di divertimento considerate inoffensive, che coinvolgevano non solo i ceti popolari ma anche la borghesia cittadina (M. Ridolfi, 1987-1988, p. 47).

Il veglione fu un avvenimento di notevole richiamo, ad esso partecipò l’élite bolognese al completo - esponenti del mondo culturale ed industriale, rappresentanti della autorità municipali ed appartenenti alla high life cittadina - come informavano le cronache locali che, ricche di particolari, fornivano anche una descrizione minuziosa della sala - trionfo di luci, fiori e colori - e dei suoi arredi, ideati e felicemente eseguiti dal prof. Leonardo Banzi, focalizzando l’attenzione soprattutto sulla composizione allegorica rappresentante la “stampa”: «una bella donna piena di grazia e di venustà in forma di angelo dalle grandi ali bianche, che si libra nell’aria simboleggiando il genio della stampa, che diffonde la luce con la face accesa della libertà e coi fogli impressi di caratteri che escono da una macchina tipografica rotativa posta ai suoi piedi» mentre «uno sciame di genietti rosei, paffuti, nei più arditi atteggiamenti, recano per ogni dove le stampe, o corrono a cercare da esse fama e rinomanza» (“Il Resto del Carlino”, 14-15 febbraio 1903). La sala, riprodotta in una foto del Fondo Belluzzi del Museo del Risorgimento, si volle, dunque, ornata con sfarzo e lusso, in modo conforme allo status sociale di chi per l’occasione la affollava.

Rossella Ropa

Testo tratto da Cent'anni fa Bologna: angoli e ricordi della città nella raccolta fotografica Belluzzi, Bologna, Costa, 2000.

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