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Veduta della Cappella de’ Suffragi

1811 ca.

Schede

Questo bel disegno documenta uno degli interventi più qualificanti eseguiti dall'architetto Angelo Gasparini (1771-1829) nel camposanto bolognese. Si tratta con evidenza del disegno da mostrare alla committenza, a chiusura delle tavole di progetto che, essendo di carattere più tecnico, erano per i profani poco comprensibili.

L'acquerello rappresenta in maniera esemplare il suo pensiero progettuale, in quanto ci consente di immaginare di avere alle nostre spalle il Nuovo ingresso già eseguito, di attraversare il Campo tumulario o V, e di recarci dentro il Chiostro dei Suffragi o III. Al fondo della prospettiva sorge la sua Cappella dei Suffragi, che a queste date era in via di completamento mentre, in primo piano, compare la soluzione ad esedra quale termine del portico che si doveva unire, circa ottocento metri più a sud, all'arco del Meloncello, consentendo così al cittadino di prendere la direzione sia verso la città sia verso la basilica collinare di San Luca.

Lo stretto legame tra cimitero e luogo sacro è sancito nel disegno dalla rappresentazione della collina, su cui si arrampica il portico settecentesco, e sovrastato dalla basilica, quasi a benedizione del complesso funebre. Il progetto di Gasparini viene realizzato con alcune varianti, anche rispetto a questo punto della Certosa, poiché l'emiciclo viene diversamente ideato da Giuseppe Tubertini, senza portico e con nicchie murarie e colonne doriche. Simile invece alla nostra soluzione fu il compimento dell'emiciclo opposto a questo, ed addossato all'ingresso progettato da Gasparini nel 1802.

Del complesso progetto di sistemazione del Chiostro dei Suffragi e del portico di collegamento alla città, è preziosa testimonianza un nucleo di bellissimi disegni conservati presso il Gabinetto disegni e stampe dell'Archiginnasio di Bologna. Purtroppo il suo capolavoro, la Cappella dei Suffragi, fu completamente stravolta da Antonio Zannoni per la costruzione della Galleria degli Angeli, e di suo rimane solo il portico con timpano d'accesso.

Una visione d'insieme dell'interno viene documentata da Antonio Basoli nella sua raccolta a stampa Vedute pittoresche della città di Bologna, datata 1833 e composta da cento tavole. L'architetto non seguì solo la progettazione urbanistica della Certosa fino agli anni della Restaurazione, ma fu attivamente coinvolto nell'ideazione di monumenti funerari, tanto che sono documentati almeno cinque opere, tra cui il monumento dedicato a Giovanni Donati e posto nel Chiostro III, all'arco 34.

La sua carriera si svolse ovviamente anche all'esterno del cimitero, tanto che il suo catalogo necessiterebbe di una pubblicazione monografica, tale da porlo al fianco del più celebrato e fortunatamente studiato Angelo Venturoli, ambedue figure di spicco dell'Accademia di Belle Arti e, quasi necessariamente, concorrenti.

Roberto Martorelli