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Tunica da volontario garibaldino

1860

Schede

Tunica da volontario garibaldino appartenuta ad Ignazio Simoni. In panno rosso con goletta montante chiusa, paramani, profilatura alle tasche e all’abbottonatura in panno verde orlato in panno bianco. Bottoni sferici in ottone. Presenta al petto la Croce di Cavaliere dell’Ordine militare di Savoia e la medaglia commemorativa conferita dal Senato di Palermo ai Mille sbarcati a Marsala con il generale Garibaldi.

La camicia rossa era il segno distintivo scelto da Garibaldi e dai suoi volontari della Legione Italiana sin dal 1843, quando il Generale radunò a Montevideo circa 500 volontari, in parte italiani e in parte latino-americani, per difendere la Repubblica uruguayana contro il dittatore argentino Juan Manuel de Rosas. Secondo la tradizione Garibaldi, nell’intento di dare un aspetto uniforme ai suoi legionari, acquistò una partita di camiciotti rossi dei ‘saladores’, i lavoratori del macello pubblico, allora in difficoltà economiche. I legionari reduci di quella campagna continuarono poi ad indossarla quando accorsero in Italia al seguito di Garibaldi per partecipare alla guerra del 1848-49, e fu indossata dai volontari garibaldini in tutte le campagne successive, dalla Spedizione dei Mille sino alla campagna delle Argonne del 1914. L’adozione ufficiale di quello che diventerà un vero e proprio simbolo garibaldino avverrà con la pubblicazione sul Giornale Militare Ufficiale del R.D. dato in Torino il 18 gennaio 1861 che determinava l’uniforme dei Volontari Nazionali: per gli ‘uffiziali’ veniva stabilita una «tunica di panno rosso filettata di nero con bottoni dorati e distintivi – sull’avambraccio – da uno a tre filetti in oro per gli uffiziali inferiori, e di un nastro ed uno o più filetti pei superiori»; per la ‘bassa forza’ si determinava altresì una «giubba di panno rosso filettata di nero, una sola bottoniera con bottoni di metallo giallo e distintivi pei bass’uffiziali in oro, pei caporali di lana gialla da portarsi dissopra del gomito»; per entrambi si stabiliva «un berretto di fatica di panno rosso, con fascia verde, su cui saranno i distintivi dei gradi simili a quelli dell’Esercito regolare» e vari altri oggetti di vestiario e buffetteria.

Ignazio Simoni (Medicina, Bologna, 1828 - Novara, 1862), fece le sue prime esperienze in armi nel 1848 quale volontario nel Battaglione Alto Reno ove si guadagnò i galloni di sergente furiere. Nel maggio del 1849 fu a Roma, volontario nei Lancieri del Masini con il quale partecipò all’assalto del Casino dei Quattro Venti. Scampato alla morte che colpì il suo comandante, uscì da Roma con Garibaldi e lo seguì sino a San Marino dove il drappello di superstiti si disperse. Nel 1859, quando Bologna fu liberata dagli Austriaci, si arruolò nell’Esercito della Lega militare che l’Emilia e la Toscana avevano costituito per facilitare l’annessione al Piemonte, vedendosi confermato nel suo grado di furiere prima ed elevato al rango di sottotenente poi nel 20° reggimento di fanteria Brigata Ravenna. Il 25 marzo 1860 tale esercito confluì in quello nazionale. Avuto notizia della spedizione dei Mille in Sicilia chiese ed ottenne la propria dimissione e salpò da Quarto con il suo antico comandante. Luogotenente a Calatafimi, capitano all’assalto di Palermo, maggiore a Milazzo, fece tutta la campagna dell’Italia Meridionale sino al Volturno venendo decorato della Croce di Cavaliere dell’Ordine Militare di Savoia per il comportamento tenuto durante tutta la campagna (R.D. 12 giugno 1861). Confermato Maggiore nell’Arma di fanteria del Corpo Volontari Italiani per determinazione della Commissione di scrutinio istituita per valutare i titoli degli ex ufficiali garibaldini, morì a Novara in seguito a caduta da cavallo.

Tunica da volontario garibaldino, 1860. Panno, ottone, lunghezza max cm 68, lunghezza manica cm 56, inv. n. 660.

Luca Giovannini

In collaborazione con IBC - Istituto per i beni culturali dell'Emilia Romagna. Bibliografia: Ministero della Guerra, «Giornale Militare Ufficiale», annata 1861; Pesci 1906; Dallolio 1910; Schiarini 1911.