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Tumulazione di Cristo

1855

Schede

Alessandro Guardassoni (1819 - 1888), Tumulazione di Cristo. Ubicazione: Bologna, Chiesa della Santissima Trinità. A volte indicato come una Deposizione, in realtà è più corretto definirlo un Trasporto o, come indicato qui, una Tumulazione di Cristo. Si tratta certamente di una fotografia della prima versione del dipinto, presentata in occasione dei concorsi accademici per il 1855. Oltre alla Tumulazione di Cristo, tra le opere esposte, compaiono sotto il nome di Alessandro Guardassoni anche: La deposizione della salma di Mosè (Bologna 2019-2020, p. 154 e scheda 5 alle pp. 34-35, in Bologna 2006), Un bosco a effetto notte con rito druidico, un Ritratto, quattro quadretti a olio, dei quali tre di fiori e uno Studio di vecchia. Nel catalogo dell’esposizione si sottolineano le grandi dimensioni della Tumulazione, motivo per il quale non fu possibile alla Protettrice acquistarla in base ai propri statuti, secondo i quali i dipinti offerti non potevano superare – anche per ragioni economiche – le dimensioni stabilite dalla commissione stessa; la Società ripiegò allora su un secondo dipinto dell’autore: L’Inconsolabile (Masini 1867a, p. 12, Bologna 1983b, p. 60). Tale disposizione venne rivista dalla Protettrice l’anno successivo proprio a favore di Guardassoni e del suo La conversione dell’Innominato.

La Tumulazione rimase presso Guardassoni fino alla morte e poi lasciato in eredità alla chiesa della Santissima Trinità, edificio rifatto dall’ing. Francesco Gualandi (1821-1902), cantiere che impegnerà il pittore a partire dal 1861 e, a più riprese, fino ai pieni anni Settanta. Tuttora è appeso alla controfacciata della chiesa. Si tratta del dipinto in cui forse maggiormente si sente un aggiornamento del pittore bolognese sull’esempio della pittura francese contemporanea. Non presenta ancora quello stile “non finito” frutto del lavoro di sintesi estrema della visione che Guardassoni portò avanti a partire dal 1859 e che lo spinse a stenderne nel 1874 una seconda versione rivista per Giuseppe Bertelli, cugino del pittore Luigi Bertelli. Tale seconda versione, reperita da Francesca Donati e pubblicata da Silvia Battistini, è fortemente in ombra con una luce forte sulla destra che produce un chiaroscuro fortemente sbattuto, soprattutto sulla figura dell’uomo che porta il Cristo per le gambe e che si ritrova così completamente in controluce. Il forte contrasto di luce e ombra è ottenuto con una pittura “di sintesi”, che caratterizza la seconda maniera di Guardassoni e l’effetto ricorda il coevo Lucia davanti all’Innominato; lo stratagemma del personaggio in primo piano e controluce - volto a dare profondità a tutta la composizione - sarà ripreso nella Decollazione di San Giovanni Battista, l’ultima e incompleta opera di Guardassoni. Nel fatto che la prima versione del dipinto rimase presumibilmente nello studio del pittore fino alla morte si può leggere anche un segno di affezione e non semplicemente una difficoltà a porre sul mercato questa grande tela. Non è certo, ma probabile, che questo sia il dipinto di cui scrive Luigi Serra nel Diario del Collegio Artistico Venturoli di Bologna, il 6 marzo del 1861: “Siamo stati allo studio dell’egregio artista Alessandro Guardassoni, là vedemmo tutti gli studi che ha fatto, oltre un bel quadro che rappresenta la deposizione di Croce [sic]” (cit. in Tromellini). Studi e disegni preparatori per questo dipinto sono stati individuati da Zacchi (Bologna 1997, uno studio compositivo a matita e a penna) e Battistini (Bologna 1998a).

Isabella Stancari

Testo tratto da: Isabella Stancari, 'Il Primo album fotografico Belluzzi e i pittori bolognesi della Seconda metà del secolo XIX', Bollettino del Museo civico del Risorgimento, Bologna, anno LXIII - LXVI, 2018 – 2020, Bologna, 2022. Bibliografia: Bellentani 1855, pp. 35-39; Atti 1856, p. 66; Masini 1862a, p. 12; Gatti 1896, p. 22; Bottrigari 1960-1962, II, p. 346; Bologna 1980, p. 101; Bologna 1983b, p. 151; Bologna 1994, p. 105; Bologna 1997, p. 9, n. 99, p. 25, fig. a p. 68; Bologna 1998a, pp. 6-8, nn. 4-8, pp. 17-18, figg. a pp. 26-27; Bologna 2000b, pp. 7-8, 17, n. 99, p. 25 e tav. a p. 68; Tromellini 2008, p. 129 e nota 42; Bologna 2019-2020, pp. 28 e 37.