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Trinità e santi | Madonna col Bambino e santi

1690 | 1692 ca.

Schede

Li ricordò per primo Luigi Crespi, sia (nel 1769) nella biografia del padre (“fatti da giovane”), che nella sua descrizione della Certosa (del 1772), nella Foresteria grande: “Vi sono due Quadretti compagni dipinti dal Cav. Giuseppe Maria Crespi, soprannominato lo Spagnuolo: in uno la santissima Triade in alto con alcuni Santi a basso; nell’altro la B. Vergine in gloria col puttino, S. Giuseppe, S. Bruno, S. Benedetto, S. Antonio di Padova, e S. Rosa”.

Pervenuti nelle collezioni pubbliche con le soppressioni d’età napoleonica, furono esposti per poche decine d’anni, prendendo la via, nel 1882, di un deposito in una chiesetta dell’Appennino, dalla quale tornarono in Pinacoteca soltanto nel 1947. La critica moderna (Gnudi e Arcangeli, fra gli altri) si è mostrata concorde nel giudicarli opere della gioventù dell’artista, collocandoli all’inizio dell’ultimo decennio del Seicento. Il pittore vi si mostra ancora memore del tramando di maestri di quell’ultimo scorcio di secolo, soprattutto del Burrini, i cui influssi (come qui nella santa Rosa) appaiono evidenti. A queste date, il Crespi aveva probabilmente già alle spalle le due pale per Bergantino e soprattutto, per la città, quel grande e teatrale Sant’Antonio tentato dai demoni dipinto per la chiesa di S. Nicolò degli Albari. Nel primo catalogo manoscritto della galleria, nel 1810, li si definì “bozzetti”, ed in realtà la non finitezza di talune figure potrebbe far pensare ad una prima idea per due distinte pale da sottoporre a possibili committenti.

Giuseppe Maria Crespi (Bologna, 1665 - ivi, 1747), Trinità e sei santi, tela, cm 64 x 51; La Madonna col Bambino con i santi Giuseppe, Rosa, Bruno, Benedetto e Antonio, tela, cm 62,5 x 50, 1690/1692 circa. Bologna, Pinacoteca Nazionale, invv. 6308 e 6309. Provenienza: Monastero di san Girolamo della Certosa di Bologna, foresteria (ora sale del Chiostro del 1500).

Pubblicato in Luce sulle tenebre - Tesori preziosi e nascosti dalla Certosa di Bologna, Bologna, 29 maggio - 11 luglio 2010. © Pinacoteca Nazionale di Bologna.