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Studi e copie dal vero - Capri Cleto

1888 - 89

Schede

Le sei tele applicate su cartoncino rappresentano una serie di esercitazioni didattiche su studi dal vero di Cleto Capri, ad oggi ancora conservate presso il Collegio Artistico Venturoli di Bologna assieme ai lavori degli altri alunni dell’anno 1888-1889 di Giuseppe Romagnoli e Giovanni Masotti.

Le tele sono realizzate con differenti tecniche che vanno dalla grafite, all’acquerello e alla tempera su carta. In basso partendo da sinistra si può osservare una prima tela rappresentante uno scorcio interno con piante, probabilmente del colonnato del Collegio. A fianco, sempre in basso ma al centro, vi è una raffigurazione di una testa d’asino, mentre sulla destra sia in basso che in alto sono disposte tele con esempi di studi di fiori e farfalle. Un esempio analogo è presentato anche in alto a sinistra. Al centro, in alto, è invece rintracciabile uno studio su di una statua entro un’edicola. I soggetti qui proposti sono i medesimi presenti nelle altre due esercitazioni dei compagni di studi.

Da questi lavori possiamo dunque presumere importanti informazioni circa l’iter formativo dei giovani allievi. Primariamente possiamo rilevare come tale pannello rappresenti una summa delle diverse prove e delle tecniche sulle quali i giovani allievi erano soliti far pratica.

Al termine di ogni alunnato era previsto un esame finale che assieme alle diverse prove realizzate nel corso dell’anno costituivano la valutazione finale riguardante l’alunno. Nel presente catalogo è pubblicato un esempio delle valutazioni giornaliere, che vede protagonista tra l’altro proprio Cleto Capri assieme ai suoi compagni di corso. Un interessante spaccato di vita quotidiana, riguardante gli esami, lo possiamo inoltre rintracciare anche nelle pagine e nelle parole redatte dallo stesso Capri nel Diario del Collegio nel quale racconta i momenti di evasioni post esame: “18 ottobre 1888. Finiti gli esami noi avevamo molta volontà di divertirci; e in verita era ragionevole che dopo di aver faticato avessimo un po’ di ricreazione e di sollievo. Si pensò di recarci a S. Luca; fummo abbastanza fortunati giacchè sebbene fosse un po’ freddo era di un sereno incantevole. Non era in verità una passeggiata nuova per noi ma la sua amenità è poi tanta che si fa sempre con piacere. Strada facendo si godono viste bellissime e svariate; anzi questa volta vi trovammo una novità: la funicolare cioè che dal Meloncello conduce fino quasi al Santuario. Noi non ne approfittammo e in verità sarebbe stata un po’ vergognosa che chi era andato fino alle Lagune e fino a Castelfranco a piedi andasse poi a S. Luca in funicolare. Giunti al Santuario vi c’intrattenemmo per quasi mezz’ora dopo di che entrammo nel caffè che si trova lungo il portico che conduce in città, dove mercè la generosità del Sig. Rettore ci rifocillammo con paste e liquori dopo di che retrocedemmo ed eravamo in collegio prima di mezzogiorno.”

Sara Benuzzi

Testo tratto dal catalogo della mostra "Angelo Venturoli - Una eredità lunga 190 anni", Medicina, 19 aprile - 14 giugno 2015.