Spazzoli Giuseppe

Spazzoli Giuseppe detto/a Pippo

27 Settembre 1897 - 29 Agosto 1940

Note sintetiche

Causa della morte: Malattia
Occupazione: Fattore - Agente di campagna

Onorificenze

  • Croce di Guerra al Valor Militare
  • Croce di Guerra al Valor Militare
  • Medaglia d'Argento al Valor Militare

    "Alla testa di un reparto di arditi, con ammirevole slancio, s’impadroniva di una trincea, giungendovi per primo. Ferito, restava sul posto, continuando ad incitare i suoi all’avanzata"

  • Medaglia d'Argento al Valor Militare

    “Comandante di una sezione mitragliatrici, portava le sue armi nei punti più pericolosi, riuscendo con l’efficace fuoco di esse, a respingere pericolosi assalti nemici. Rimasto ferito, rimaneva al proprio posto fino alla fine del combattimento. Scolo Palumbo, Losson di Piave, 19 giugno 1918”

  • Medaglia di Bronzo al Valor Militare

    “Comandante di una compagnia mitragliatrici, con calma ed audacia conduceva le proprie sezioni al fuoco, postandole nei punti ove il nemico tentava di attaccare. Sopraffatto da ingenti forze, si difendeva valorosamente, portando in salvo l’unica arma ancora servibile”

Scheda

Nato a Coccolìa (Ravenna) il 27 settembre 1897, figlio di Emidio e Teresa Fantinelli. Nell’atto di nascita è riconosciuto solo dal padre, poiché i genitori non sono regolarmente sposati. Solo dopo il loro matrimonio del 21 novembre 1907 nei documenti appare anche il nome della madre. Giuseppe era il maggiore di dieci fratelli “di secondo letto” (undici erano invece i figli che Emidio ebbe con Rosa Tassinari, la sua prima moglie): Antonio, detto Tonino (1899), Rosa (1901), Itala (1904), Aroldo (1906), Elvira (1908), Renato (1911), Goffredo (1913), Carmen (1915) e Arturo (1923).

Partì, non ancora maggiorenne, per la Francia, per arruolarsi nel 1914 nella Legione Garibaldina di Peppino Garibaldi. Heyriès lo cita nei suoi elenchi. A fianco del suo nome, francesizzato in Joseph, appare la dicitura: soldato del deposito, con provenienza italiana dalla città di Forlì. Questo appunto fa supporre che Spazzoli non abbia preso parte attiva ai combattimenti nelle Argonne, ma che fosse rimasto a Montélimar, insieme agli altri soldati reputati inabili o ai volontari troppo giovani o troppo anziani.
Il suo nome non appare infatti nel Rollino di R. Garibaldi jr dove sono indicati, sebbene con molti errori, i componenti della Legione che partirono per il fronte dal campo di addestramento di Mailly. Un articolo de “Il Popolo di Romagna” del 30 aprile 1935 sembra fugare questi dubbi: presentando Spazzoli nella sua nuova veste di ufficiale delle camicie nere, ne traccia un veloce profilo biografico, dove si legge: “Questo intrepido combattente, nato nel 1897, partì volontario per le Argonne nel 1914, e fu rimpatriato perché minorenne”. La definizione di “intrepido combattente” ben si addice alla figura di Spazzoli, che, durante la Grande Guerra, con la divisa grigioverde, diede prova di grande coraggio e di una vera e propria vocazione per la vita militare.

Rientrato in Italia dalla Francia aderì al Fascio Interventista di Forlì e partecipò a manifestazioni pubbliche per l’intervento militare italiano nel conflitto europeo contro l’Austria-Ungheria. All’entrata in guerra dell’Italia si arruolò volontario in fanteria. Nel 1917 fu ammesso al corso ufficiali come aspirante del 26° Reggimento Fanteria, Brigata Bergamo. Il 28 maggio 1917, durante la decima battaglia dell’Isonzo, in località Flondar, sul Carso di Monfalcone, guadagnò la prima decorazione di guerra, una Medaglia d’Argento al Valor Militare. A fine 1917, in seguito allo sfondamento delle truppe tedesche a Caporetto, si trovò coinvolto in uno degli scontri più noti legati alla ritirata dal fronte friulano: Pozzuolo del Friuli, battaglia divenuta famosa per le cariche della cavalleria italiana contro le truppe austro-tedesche che stringevano d’assedio il paese, alla cui difesa erano schierati anche i due reggimenti della Brigata Bergamo. Qui Spazzoli, diventato sottotenente comandante della 387a compagnia mitragliatrici Fiat, aggregata al I battaglione del 26° Reggimento Fanteria, si disimpegnò con destrezza durante la battaglia, partecipando ad un contrattacco per rompere l’accerchiamento, in direzione di Carpeneto. La superiorità di fuoco delle truppe avversarie, dotate delle prime mitragliatrici portatili apparse nella Grande Guerra, frustrò questo tentativo. Nonostante la posizione disperata, Spazzoli riuscì a non cadere prigioniero a Pozzuolo e a portare in salvo anche i suoi uomini. Per la sua condotta venne ricompensato con una Medaglia di Bronzo al Valor Militare.
Ripiegato dietro al Piave, Spazzoli rimase al comando della 387a Compagnia Mitraglieri, partecipando a tutti i combattimenti del suo reparto fino alla fine del conflitto, guadagnandosi una seconda Medaglia d’Argento durante la battaglia del Solstizio.
Ricevette anche due Croci di guerra italiane ed una francese con palme, proprio per la sua appartenenza alla Legione Garibaldina.

All’affermarsi del primo fascismo Spazzoli rimase distante da questo nuovo movimento, aderendo invece alla Federazione dei combattenti, ritenuta apolitica. Nel 1923 i fascisti forlivesi si impossessarono con la forza del repubblicano Circolo Mazzini. Lo scontro aperto fra le due forze politiche trovò un momento di equilibrio quando il circolo venne assegnato in gestione alla Federazione combattenti; garanti furono proprio i repubblicani appartenenti a questo ente fra i quali Aldo Spallicci ed Antonio e Giuseppe Spazzoli, tutti molto rispettati in città per la fama di combattenti ed eroi di guerra.

Nel frattempo Spazzoli si era sposato con Mimma Leroy, aveva avuto tre figlie e aveva trovato lavoro come fattore di campagna in provincia di Bologna, in località Le Budrie, alle dipendenze del conte Orsi Mangelli.

Negli anni Trenta si avvicinò progressivamente al fascismo, diventando ufficiale della MVSN e poi comandante seniore dell’82° battaglione CCNN, un’unità che reclutava volontari proprio in provincia di Forlì, poi intitolato a Benito Mussolini. Il ruolo sempre più importante di Giuseppe Spazzoli nel fascismo forlivese coincise con l’allontanamento del fratello Tonino, reduce decorato di guerra, legionario fiumano, che aveva sposato la linea di condotta di Leandro Arpinati, uno dei primi espulsi eccellenti del fascismo, condannato al confino nel 1934. Tonino Spazzoli fu anch’egli condannato al confino e nei suoi confronti fu adottata una stretta sorveglianza. Molte fonti riportano che Giuseppe Spazzoli accettò il ruolo di comando nelle camicie nere soprattutto per alleggerire la scomoda posizione politica del fratello, cui era molto legato. Nonostante non avesse la tessera del partito Spazzoli era l’uomo giusto per il comando del battaglione. Ricevuto personalmente da Mussolini alla Rocca delle Caminate, vicino a Forlì, per la consegna dell’incarico di seniore comandante del battaglione per l’imminente campagna di Etiopia, Spazzoli fu accolto con queste parole: “Voi siete eroe di guerra, soldato forlivese. E’ giusto quindi che siate voi a guidare il Battaglione che porta il mio nome”.

Poco prima della partenza per l’Etiopia, Spazzoli si iscrisse all’Università di Bologna, facoltà di Agraria (che aveva già frequentato tra il 1920 e il 1922), chiedendo di poter godere dei vantaggi economici riservati ai legionari in partenza per la guerra.

Dopo un breve addestramento ad Eboli, il battaglione si imbarcò per l’Etiopia a Napoli. Nei confronti di questo reparto vi fu per l’intera durata del conflitto un interesse particolare da parte della stampa. Nei giornali italiani, in particolar modo su “Il Popolo di Romagna”, apparivano quasi quotidianamente aggiornamenti sugli episodi bellici in cui veniva coinvolto. Molti pezzi erano anche a firma di Spazzoli stesso. In Etiopia il battaglione fu aggregato alla Colonna Starace, un insieme di reparti celeri che avevano il compito di accompagnare l’avanzata principale su Addis Abeba con una marcia laterale, con obiettivo la città sacra di Gondar. Fra aprile e maggio 1936 Spazzoli aggiunse al suo già ampio medagliere altre due onorificenze: una Croce di guerra ed un’altra Medaglia di Bronzo. Improvvisamente però la carriera di Giuseppe Spazzoli si troncò. Fra agosto e settembre 1936, mentre ancora il battaglione si trovava fra Gondar e Debra Marcos, gli fu rivolta l’accusa di manomissione e prelevamenti abusivi di materiali e generi alimentari dai magazzini e dagli spacci del battaglione. Nonostante un’inchiesta che non portò ad alcun risultato, Spazzoli fu rimosso dal comando del reparto. Il giornalista Da Begnac, del “Il Popolo di Romagna”, inviato speciale in Etiopia scrisse: “Incontrai Spazzoli ad Asmara nei giorni della sua tragedia […]. Ora Spazzoli si trovava nelle condizioni del cane rognoso, in difesa del quale nessuno deve parlare”. Al rientro in Italia del battaglione, tutti gli onori militari per la condotta di guerra furono attribuiti al nuovo comandante. Di Giuseppe Spazzoli nessuno si ricordava più, né nelle commemorazioni pubbliche né negli articoli di giornale. Quando il 14 ottobre 1936 il battaglione rientrò a Forlì, i soldati misero in pratica una protesta silenziosa per il trattamento riservato al loro comandante, per il quale nutrivano affetto e rispetto: scesi dal treno in stazione, invece che compattarsi in una colonna ed uscire nel piazzale ordinatamente per il saluto della folla accorsa ad accoglierli, si divisero in piccoli gruppi, sparpagliandosi, senza dare vita alla prevista sfilata.

Spazzoli rientrò a Forlì dall’Etiopia profondamente cambiato, minato nel fisico e nella mente dal dolore per il trattamento riservatogli. Morì il 29 agosto 1940, nel policlinico milanese di Via Dezza 48 per un misterioso malore. La sua morte passò totalmente inosservata. Solo un quotidiano milanese ne riportò la notizia due giorni dopo. Il suo funerale vide comunque una grande partecipazione e fu condotto con la rituale coreografia e simbologia del regime. Giuseppe fu il primo dei quattro fratelli a morire. Pochi mesi dopo, il 9 dicembre 1940, cadeva in Libia Goffredo. Durante gli anni della Resistenza vennero invece uccisi i fratelli Arturo (18 agosto 1944) e Tonino (19 agosto 1944), entrambi partigiani, catturati e torturati dai nazifascisti. Oggi una via di Forlì ricorda questi ultimi due fratelli. Di Goffredo, ed in particolar modo di Giuseppe, nessuno si ricorda più.

Giacomo Bollini

FONTI E BIBLIOGRAFIA: L. Bedeschi, D. Mengozzi (a cura di), Personaggi della vita pubblica di Forlì e circondario. Dizionario Biografico, 1897-1987, Urbino, QuattroVenti 1996, pp. 821-822; F. D’Emilio, P. Poponessi, La terra del duce, Fano, Il Cerchio iniziative editoriali 2014, p. 54; P. Gaspari, La battaglia dei gentiluomini, Pozzuolo e Mortegliano il 30 ottobre 1917, Udine, Gaspari 2013, p. 80, 171 (erroneamente citato come “Spezzali”); H. Heyriès, Les Garibaldiens de 14. Splendeurs et misères des Chemises Rouges en France de la Grande Guerre à la Seconde Guerre Mondiale, Nice, Serre Editeur 2005, p. 601; L.E. Longo, La campagna italo-etiopica (1935-36), tomo I, Roma, Ufficio Storico dello Stato maggiore dell’esercito 2005, p. 408; A. Mambelli, I Forlivesi nel Risorgimento Nazionale da Napoleone a Mussolini. Dizionario biografico, con le appendici dei caduti nella grande guerra, mutilati e invalidi, volontari nelle campagne nazionali, straniere e coloniali, fascisti partecipanti alla marcia su Roma, e decorati al valore, Forlì, Comune di Forlì 1936, p. 408n; Verbale del Gruppo Interventista Forlivese anno 1914-1915. Raccolta Mario Fantinelli in G. Tassani (a cura di), Primo Novecento e Grande Guerra. Il laboratorio forlivese, Forlì, Grafikamente 2014, p. 246-248; E. Santarelli, I repubblicani forlivesi a Nizza nella Compagnia "Mazzini" ottobre 1914 in "Il Pensiero Romagnolo" (6 giugno 1981), p. 3; articoli da “Il Popolo di Romagna": Il saluto affettuoso e le indimenticabili manifestazioni di popolo all’82° battaglione camicie nere Benito Mussolini, 30 aprile 1935; L’abbraccio fra il seniore Spazzoli e Benito Mussolini nell’incontro di Eboli del 11 settembre 1935, 7 settembre 1940; P. Cantoni, Con l’82° battaglione ccnn, 3 luglio 1935; P. Cantoni, Il nostro battaglione in marcia, 17 luglio 1935; A. Sabatini, Con l’82° battaglione ccnn, 21 agosto 1935; A. Sabatini, Verso il confine, 25 settembre 1935; L’ardente attesa per il ritorno dall’Africa Orientale dell’82° battaglione ‘Benito Mussolini’, 9 ottobre 1936; Trionfale accoglienza di popolo alle camicie nere del battaglione ‘Mussolini’, 16 ottobre 1936; La morte a Milano di uno squadrista forlivese, “Il Corriere Padano” (31 agosto 1940); Solenni onoranze alla salma dello squadrista Spazzoli, “Il Corriere Padano” (1 settembre 1940); Archivio del Comitato Pro Forlì Storico-Artistica, Fondo Antenore Colonelli, diario dattiloscritto Soldato e combattente, 1944, p. 211; Archivio Storico dell’Università di Bologna, f. Giuseppe Spazzoli; Comando Militare Esercito Emilia-Romagna-Centro Documentale di Bologna, Comune di Milano, Ufficio dello Stato Civile, 1940, Spazzoli Giuseppe; Municipio di Forlì, Ufficio Anagrafe, Situazione di famiglia del sig. Spazzoli Emidio (Forlì, 13 novembre 1970). Per la motivazione delle decorazioni http://decoratialvalormilitare.istitutonastroazzurro.org/

Estratto da: Tra Nizza e le Argonne. I volontari emiliano romagnoli in camicia rossa 1914-1915, a cura di M. Gavelli e F. Tarozzi, "Bollettino del Museo del Risorgimento", aa. 2013-2016, pp. 272-276 [scheda aggiornata al 22 giugno 2020].

Per approfondire la vicenda dei fratelli Spazzoli, vi invitiamo a visitare il sito a loro dedicato curato dall'Associazione culturale "Tonino e Arturo Spazzoli".

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