Sottoscrivete al nuovo consolidato

Sottoscrivete al nuovo consolidato

1917

Scheda

Le spese che il paese doveva fronteggiare a favore della guerra non furono solo militari e continuarono i messaggi di sottoscrizione attraverso la creatività degli illustratori, artisti, scrittori, intellettuali ed economisti. Oltre a diversi cartelloni di propaganda, Armando Vassallo (1892 - 1952) realizzò manifesti pubblicitari molto quotati per l'edizione sonorizzata di Cabiria (1925). Ogni cartellonista del tempo si trovava a dover rispondere a molteplici domande: quale linguaggio utilizzare? Quali raffigurazioni? Come poter attirare immediatamente l'attenzione? Come spiegare durante la Grande Guerra con un'immagine e poche parole un provvedimento come il Prestito? Nell'ottica seduttiva furono necessari e fondamentali il particolare linguaggio grafico, di immediata percezione, e l'uso di colori accesi e simbolici. I probabili sottoscrittori della banca Mutua Popolare di Ferrara (agrari e agricoltori) sarebbero stati, nel nostro caso, meglio sollecitati dalla figura fiera dell'Italia, con lo sguardo rivolto verso l'osservatore, protagonista dell'intera composizione, nelle vesti di una donna ubertosa, che regge ulivo e melograno come un fascio di spighe. Dalla mano destra svolazzano fogli su cui è possibile scorgere la scritta “Debito Pubblico del Regno d'Italia”.

“Sottoscrivete al nuovo consolidato 5% presso la nostra Banca Mutua Popolare di Ferrara, Federazione fra istituti cooperativi di credito”: queste le parole che si fanno avanti sulla maestosa allegoria. Il verde, il bianco e il rosso che richiamano apertamente i colori della bandiera italiana, sottolineano il senso patriottico. Uno sguardo così penetrante tanto da non poterci esimere dal nostro dovere. Dobbiamo partecipare alla spesa, dobbiamo collaborare per amore della patria al fine di condividere la vittoria. Convincente tanto quanto lo sguardo, nella versione maschile, del militare con l'elmetto di Mauzan che incita alla sottoscrizione indicando con l'indice puntato l'osservatore, per cui vale la stessa impressione di “quel giocare dello sguardo fiero da cui sembra d'essere perseguiti per ogni lato che si osservi, e dall'alto e dal basso ...” (Guido Rubetti). Lo sguardo diventa un importante mezzo di comunicazione, di dialogo tra i cittadini e il messaggio da cogliere. Lo sa bene Vassallo che riesce a catturarci ma intimidirci allo stesso tempo dal quello dell'alpino, protagonista del successivo manifesto Cittadini! Al grido: fuori i barbari dall'Italia (1918). Identica alla nostra Italia solo nella scelta dei colori simbolici sullo sfondo, la figura principale campeggia nell'intera scena ma si rivolge all'osservatore con la faccia incattivita pronto a cacciare il nemico dalla patria con il fucile in mano, impugnandolo per la canna, come fosse una mazza nell'atto di colpire. Una scena più cruda rispetto alla nostra austera ed elegante indiscussa protagonista qui presente che, come in ogni manifesto in cui la donna e la grazia femminile hanno giocato un ruolo importante, si presenta come allegoria del nostro Paese da difendere, da proteggere, da liberare. Ricorda infatti piuttosto la fiera figura alata di Mauzan, che brandisce la spada mentre accoglie l'adesione dei cittadini con il chiaro obiettivo di un ritorno di “quel che fu già nostro”. La figura femminile viene più frequentemente utilizzata in maniera simbolica nei panni di angelo consolatore, di vittoria alata, di Italia guerriera e in ogni sua forma sembra sia la soluzione migliore per toccare gli animi dei compatrioti. Drappeggiata nel tricolore, attorniata da vivide tinte, la figura simbolica riprende in larga parte, come altre, l'iconografia ottocentesca e di primo Novecento, familiare e riconoscibile al pubblico. Non si tratta però solo di una finezza sinuosa di stampo liberty non è solo dunque piacevolezza grafica, gli obiettivi erano efficacia e rapidità di messaggio, meno stucchevoli di una qualsiasi forma pubblicitaria per una marca, un prodotto, un'azienda. Con uno slogan breve e secco, che aveva spesso la forma di un appello o addirittura di un ordine, l'Italia si rivolge alla coscienza civile senza possibilità di equivoci.

Ornella Chillè

Bibliografia: Maurice Rickards, Manifesti della Prima Guerra Mondiale, Milano 1968; L'oro e il piombo - I prestiti nazionali in Italia nella Grande Guerra, Bollettino del Museo del Risorgimento. Bologna, anno XXXVI, 1991; Marzia Miele, Cesarina Vighy, Manifesti illustrati della grande guerra, Roma 1996; Francesca Grillo. Il Prestito Nazionale nei manifesti della Prima Guerra Mondiale in Grafica d'Arte rivista di storia dell'incisione antica e moderna e storia del disegno, Anno XXI, Aprile-Giugno 2010, numero 82 pp. 18-23; La guerra che verrà non è la prima, (cat. Mostra tenuta a Rovereto nel 2014-2015), Milano 2014; Dario Cimorelli, Anna Villari, La grande guerra. Società, Propaganda, Consenso, mostra tenutasi a Napoli dal 1 aprile al 23 agosto 2015

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Prestito nazionale 5%
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Credito Italiano, Prestito Nazionale 5%, Milano, Romitelli e C., s.d. (1917/18). Con illustrazioni di Antonio Rubino. Collezione privata.

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