Società di Mutuo Soccorso fra Tipografi ed Arti Affini

Società di Mutuo Soccorso fra Tipografi ed Arti Affini

1851 | 1879

Scheda

Nel 1903 la Società di Mutuo Soccorso fra Tipografi ed Arti Affini di Bologna celebrava il cinquantesimo della sua fondazione. A metà dell'Ottocento i lavoratori dei ceti popolari iniziarono a sentire l'esigenza di dar vita a imprese economiche in forma associativa. Questa scelta derivava dal fatto di co-operare, ossia del "fare insieme", una scelta non solo difensiva e conservatrice, ma attiva e fiduciosa nella possibilità di poter partecipare da protagonisti e non da semplici subordinati alla crescita dell’economia e della ricchezza. In quel particolare periodo storico, i tipografi e i fonditori di caratteri tipografici si presentavano come una delle categorie più “consapevoli” e organizzate da questo punto di vista. Nel gennaio 1868 la loro Società aprì una tipografia per i propri associati, che nel 1870 arrivò a stampare tre quotidiani locali. Stabilì inoltre una tariffa generale per gli operai e un sussidio per i soci disoccupati. Si sciolse nel 1879 per contrasti interni e difficoltà di gestione. Passando a privati, diventò Società tipografica Compositori e rimase attiva fino alla fine del Novecento. Le Società di Mutuo Soccorso avevano dunque principalmente lo scopo di coprire i rischi in cui potevano incorrere i soci (malattie, disoccupazione, necessità impreviste, ecc.) ripartendone preventivamente i danni mediante la costituzione di un fondo comune formato dalle quote associative.

Così viene descritta da Aristide Ravà la sua nascita nel volume Storia delle Associazioni di Mutuo Soccorso e Cooperative nell'Emilia del 1873: "Alcuni addetti alle Tipografie bolognesi erano da qualche tempo abituati a lasciare qualche soldo sui loro salari per formare una Cassa destinata a soccorrere i forestieri appartenenti all'arte, che transitavano per la città. Nel febbraio del 1851 parecchi lavoranti della Tipografia Camerale proposero di aggiungere a questo concetto quello del mutuo soccorso generale, ed essendosi trovati d'accordo in una ventina, gettarono le basi di una larga associazione, che intitolarono – Unione di Mutuo Soccorso degli stampatori, librai, cartari, ed altri addetti agli stabilimenti tipografici. — Non andò molto, in fatti, che ai lavoranti della Tipografia Camerale si unirono quelli di altri stabilimenti tipografici, e il 1° febbraio 1852 fu dai soci approvato lo Statuto. Il Governo Pontificio non volle però riconoscerlo e Monsignor Grassellini consigliò i tipografi a continuare a raccogliere le contribuzioni e somministrare i sussidi, in via affatto confidenziale. A presiedere l'associazione fu chiamato il N. U. cavaliere Enrico Sassoli, che oggi pure ne è a capo, essendosi mai sempre adoperato per il migliore incremento di essa, ed a lui devesi se la Società potè nel primo concorso bandito nel 1867 dalla Cassa di Risparmio di Bologna ottenere un premio di L. 500 ed altro di L. 300 nel 1870. Non è ammesso in questa Società chi oltrepassa i 40 anni o non abbia compiuti i 15, nè vi è tassa d'ammissione. I soci pagavano in sulle prime due soldi per settimana; ma pochi anni or sono la quota fu portata a cent. 65 mensili. Anche il sussidio per malattia, che prima era di una lira al giorno, fu portato nel giugno 1864 a L. 1,25, finchè dura lo stato acuto e per soli 60 giorni; degenerando il male in cronicismo si danno cent. 60 al giorno soltanto; al primo sussidio si ha diritto dopo sei mesi di appartenenza alla Società, al secondo dopo sei anni. A tutto il 1870 vi erano 142 soci, tra tipografi, litografi, calcografi e fonditori. La Società non ha alcuna spesa di Amministrazione, e non di rado alcuni fra gli inscritti rinunziarono il sussidio a favore dell'Unione, e, ciò che è più notevole, non vi fu fin d'ora alcun socio escluso. Un Comitato di lavoro, composto di sette membri nominati dall'Assemblea, provvede al collocamento dei soci disoccupati. Il fondo di cassa della Società era alla fine del 1870 di L. 3,585,06 depositato in parte alla Cassa di Risparmio, e in parte impiegato in cartelle del prestito Comunale. In caso di scioglimento della Società per forza maggiore, lo Statuto prescrive che i capitali si dividano in parti eguali tra i soci effettivi".

La Storia della Società viene così descritta in 'Brevi cenni riguardanti La Società di Mutuo Soccorso fra i Tipografi ed arti affini in Bologna’, edita dalla Regia Tipografia nel 1882: "Per la lieta circostanza in cui la Società di mutuo soccorso fra i Tipografi ed Arti affini in Bologna inaugura, festeggiando il XXX anniversario della sua fondazione, il proprio vessillo sociale, non tornerà discaro a quanti tengon dietro allo sviluppo delle Associazioni di mutua previdenza, che qui esponga, d’incarico della Commissione ordinatrice della festa, alcuni cenni sulla origine, vita e progressi della Società stessa. I componenti l’arte tipografica, vuoi perché l’ufficio della loro professione richiede un certo grado di istruzione, vuoi perché bene spesso avvicinano persone d’ingegno e di coltura, si resero in ogni tempo meritevoli di stima e di considerazione, tantochè ab antiquo gli stampatori formavano una classe importante e distinta dalle altre corporazioni d’arte e mestieri, che a Bologna erano numerosissime. Ciò premesso, non recherà meraviglia l’apprendere come essi, fin da molti anni addietro, manifestarono in ogni evenienza quei sentimenti di solidarietà e di fratellanza, che sono andati poi man mano sviluppandosi in questa ed in altre città d’Italia. Ed invero, un principio altamente meritevole di encomio si era quello che induceva i tipografi della nostra città a lasciare qualche soldo sui loro salari per formare una Cassa destinata a soccorrere i forestieri appartenenti all’arte che vi transitavano. Altro concetto questi tipografi formarono e sempre posero in atto, quello cioè delle collette, per le quali ogniqualvolta uno di essi restava disoccupato per mancanza di lavoro, i compagni dell’officina ove egli prestava l’opera sua, si facevano promotori – fra i colleghi delle varie tipografie – di una sottoscrizione volontaria, alla quale tutti o quasi tutti contribuivano, e il di cui ricavato devolvevano a beneficio del loro compagno. Ma se tale spirito filantropico, che mai sempre animò i tipografi bolognesi, costituiva per se stesso un principio santo e generoso, non sollevava però quella sventura che spesse fiate contrista e inceppa la modesta esistenza dell’operaio, voglio dire l’infermità, per la quale esso trovasi ad un tratto, in un colla sua famigliuola, privo di mezzi e di risorse. Parecchi lavoranti della tipografia Governativa alla Volpe- Ditta Tinti e Merlani – compenetrati di ciò, pensarono che aggiungere a quel primo concetto l’altro non meno utile e proficuo del mutuo soccorso generale, fosse opera che meglio rispondesse al decoro della classe cui appartenevano. Il progetto di quei pochi pertanto trovò favorevole accoglienza in una ventina di loro, i quali in breve gettarono le basi di una larga Associazione, che intitolarono: PIA UNIONE AUSILIARE / DEGLI STAMPATORI E LIBRAI / ADDETTI ALLO STABILIMENTO DELLA TIPOGRAFIA ALLA VOLPE / IN BOLOGNA.

Lo scopo, come ho detto, appare evidente da queste parole che precedono lo Statuto primitivo, e che io riporto integralmente: “Sotto questo titolo i lavoratori nel suddetto stabilimento hanno istituita una Società di mutuo soccorso, di cui lo scopo è quello di procurare un sollievo a che fra gli inscritti, per malattia o per giustificata impotenza al lavoro, non potrà procacciarsi modo di sostentamento”. Non si creda però, come può apparire dal contesto del sopra citato periodo, che i benefizi splendidi della mutualità venissero negati ai lavoratori addetti alle altre tipografie della città, dappoichè al surriferito periodo tien dietro il seguente: “Benchè la Pia Unione sia per ora limitata al solo tipografico Stabilimento alla Volpe, i soci fondatori non intendono di escludere assolutamente i tipografi e librai-tipografi addetti ad altri stabilimenti, quando questi si obblighino a pagare o a far pagare la quota settimanale o mensile, di cui sotto, in mano dell’Esattore sociale”. Non tardò molto adunque che ai lavoranti della tipografia Governativa si unirono quelli di molte altre tipografie, e per tal modo il 9 febbraio 1852 veniva dai soci approvato lo Statuto del nuovo sodalizio, amministrato da un Depositario, un Computista, un Esattore e due Deputati, che dovevano essere nominati a pluralità di voti.

Nella prima votazione che ebbe luogo, riuscirono eletti i seguenti soci fondatori: Depositario RIZZOLI TITO; Computista VITALI GIUSEPPE; Deputati CANE’ GIACOMO, RIGUZZI PETRONIO; Esattore FAGGIOLI ARISTIDE. Di questi cinque colleghi, due vivono tuttora: il Riguzzi Petronio, il quale da tempo fruisce del sussidio cronico, ed il Faggioli Aristide che da molti anni non appartiene più alla classe tipografica. Il Governo Pontificio non volle a quell’epoca riconoscere lo Statuto compilato dai Soci, e Monsignor Grassellini consigliò ai tipografi addetti all’Associazione a continuare a raccogliere le contribuzioni ed a somministrare i sussidi in via affatto confidenziale. A presiedere il Sodalizio venne chiamato poco dopo il fu N. U. Comm. Enrico Sassoli, che sempre si adoperò per il maggior incremento di esso. Dal bel principio i Soci pagavano baiocchi due la settimana, né vi esisteva tassa d’ammissione, e per i primi 6 mesi dall’impianto erano ammessi di qualunque età. Dopo 6mesi dall’ammissione avevano diritto, in caso di malattia, al giornaliero sussidio di baiocchi dieci. Il cronicismo era sovvenuto con eguale somma dopo 6 anni di vita sociale. Il sussidio per malattia, che in progresso di tempo era stato portato ad una lira al giorno, fu elevato nel giugno 1864 a L. 1,25 finchè durava lo stato acuto e per soli 60 giorni; degenerando il male in cronicismo, si davano centesimi 60 al giorno soltanto. Nel 1868 l’Associazione assunse il nuovo titolo di Società di mutuo soccorso fra i Tipografi ed Arti affini in Bologna. Nel 1869 la quota fu portata a centesimi 65 mensili, e per dare miglior assetto all’azienda sociale fu ridotto il sussidio cronico da centesimi 60 a 50. Nel 1876 venne riformato il nuovo Statuto, tuttora vigente; fu fissata la quota mensile a centesimi 75, la durata della malattia acuta si portò a giorni 90, si stabilì il diritto al sussidio cronico di centesimi 50 dopo 6 anni d’ appartenenza al sodalizio e si deliberò che per l’avvenire i Soci fossero tenuti a pagare a titolo di tassa d’ammissione L. 1 se inferiori all’età di 30 anni, e L. 2 se avessero superata la detta età. Nel 1879 finalmente il sussidio cronico venne portato a centesimi 75 per chi da 20 anni è iscritto alla Società.

Da quanto si è sopra esposto, ognuno può di leggieri rilevare come questa Associazione di pari passo che ha progredito nel suo sviluppo economico, ha saputo in pari tempo procacciare ai Soci quei maggiori interessi materiali, che sono nel programma della sua istituzione. Vi hanno, nella Società, Soci effettivi, cooperanti ed onorari. I primi si iscrivono dai 16 ai 40 anni; i cooperanti sono quelli che si associano col solo intendimento di giovare all’Associazione; gli onorari sono persone distinte che si accolgono come protettori del Sodalizio. Essa accorda il suo appoggio morale a tutti quei Soci che, per circostanze indipendenti dalla loro condotta, avessero a rimanere disoccupati. A tale effetto l’Assemblea nomina un Comitato di Lavoro composto di 7 persone, perché curi di dare possibilmente occupazione a coloro che ne fossero privi. Lo scioglimento è preveduto nel seguente modo: “In caso di scioglimento della Società o per volontà della maggioranza dei Soci, o per forza maggiore, l’Assemblea generale deciderà sull’assegnazione dei capitali sociali”. Nel 1861 S.M. il Re Vittorio Emanuele, di gloriosa memoria, elargiva alla nostra Società un sussidio di italiane L. 300. Ebbe pure vari premi di incoraggiamento agli studi del mutuo soccorso, bandito dalla locale Cassa di Risparmio. Conseguì pur anco 3 medaglie d’argento al concorso bandito dalle Casse di Risparmio di Lombardia negli anni 1873,74 e 76. Di queste onorificenze e dei premi toccati alla Società devesi in ispecial modo essere riconoscenti a quell’integerrimo cittadino che fu il N.U. Comm. Enrico Sassoli, che per tanti anni saviamente la diresse e l’amministrò. Il fondo di cassa della Società era alla fine del 1870 di L. 3,585,06. Dall’ultimo bilancio si sorge che il capitale sociale ha raggiunto la consolante cifra di L. 12,688.43, depositato in parte alla Cassa di Risparmio, in parte impiegato in Cartelle del Prestito Comunale, del Credito Fondiario, ecc. Tale somma è oltre ogni dire lusinghiera, tenuto conto del numero dei Soci di cui si compone il Sodalizio.

Nel 1852 i Soci iscritti erano 74. Nel 1862 i Soci iscritti erano 90. Nel 1872 i Soci iscritti erano 126. Attualmente fanno parte della Società 194 Soci fra tipografi, litografi, calcografi, librai, fonditori di caratteri, ecc. E qui debbo segnalare una particolarità della mostra Associazione, la quale ridonda tutta a vantaggio di coloro che la compongono. I Soci, di fronte al contributo Inferiore a quello di molte altre Società congeneri (centesimi 75 mensili) percepiscono, qualora cadono infermi, L. 1.25 al giorno; somma questa maggiore delle sovvenzioni concedute da Società più numerose ed anche più floride!... Alcune delle principali cause, se non le uniche, per le quali l’interno andamento economico-morale del Sodalizio ha potuto raggiungere condizioni tanto floride ed avere sì felice svolgimento, vanno cercate: 1° dall’avere in ogni incontro saputo conciliare le uscite colle entrate; 2° dal non avere esso prelevate giammai somme dalla cassa sociale per iscopi estranei a quelli prefissi dallo Statuto. La Società non ebbe, a tutto il 1880, alcuna spesa d’amministrazione, e non di rado alcuni fra gli iscritti rinunziarono a favore dell’Associazione il sussidio, che a norma dello Statuto sarebbe loro spettato. Nel 1881, dietro proposta di molti Soci, l’Assemblea deliberava che una gratificazione annua di L. 60 venisse concessa all’Esattore generale in benemerenza dei segnalati servigi che da molti anni rende alla Società, col curare che lo stato d’esazione di ogni singolo Socio proceda il più che sia possibile esatto, essendo quello il perno su cui si aggira il buon andamento sociale. L’Associazione aderisce, mediante la tassa annua di L. 50, alla Lega per l’istruzione del Popolo, umanitaria istruzione sotto ogni rapporto utilissima allo svolgimento e perfezionamento intellettuale dei figli delle classi laboriose; e che sorse in Bologna per l’appoggio accordatole da varie Società cittadine. La Società aderisce pure con un’annua offerta all’Asilo pei Bambini lattanti. Nel 1872 una grave calamità colpiva gli abitanti della provincia ferrarese: il Po straripava, e migliaia d’infelici lavoratori restarono per tale infortunio privi di pane e di tetto. In ogni contrada della penisola sorsero Comitati di Soccorso per venire in aiuto delle misere popolazioni di quella ubertosa plaga d’Italia. La Società di mutuo soccorso fra i Tipografi non fu sorda al grido di dolore, e concorse con un’offerta all’appello rivoltole dal Comitato per l’innondazione del Po, che qui ebbe a costruirsi. Nel 1879 simile sventura si rinnovava nelle provincie Ferrarese e Mantovana, ed altra somma questa Associazione elargiva per alleviare le sofferenze dei danneggiati dal tremendo elemento. E’ noto la triste invernata che seguì nel 1879-80; tutti hanno ancor presente come da ogni angolo d’Italia unanime sorgesse la carità cittadina ad alleviare le miserie delle classi diseredate. A Bologna pure formossi un Comitato di Beneficenza allo scopo di raccogliere offerte a pro dei poveri della città, e questo Sodalizio aderiva all’idea da esso propugnata votando una somma in di lui favore. Nel marzo del 1880 moriva in Bologna, dopo penosa malattia, il N.U. Comm. Enrico Sassoli, Presidente della nostra Società. Occupava Egli cariche importanti e delicate in uffici pubblici e privati, e la sua morte fu amaramente sentita da ogni ordine di cittadini, essendochè con Lui si spegneva una eletta intelligenza, un cuore affettuoso e caritatevole, un valente cultore degli studi filologici e letterari. Gli appartenenti questa Società, membri dei benefici ricevuti, vollero essi pure esternare il debito della riconoscenza verso l’integro cittadino, che, come fu detto, si rese per tanti titoli benemerito dell’Associazione, partecipando alle solenni esequie che vennero tributate alla salma dell’illustre estinto. Perché poi la sua memoria restasse ognora viva nell’animo e servisse a tutti di ricordo, la nostra Società pubblicava a proprie spese un cenno necrologico della sua vita, vergato dalla penna erudita ed elegante del Cav. Ernesto Masi, R. Provveditore agli Studi.

Il 16 maggio 1880 fu chiamato a presiedere la Società l’egregio signor Dott. Gustavo Merlani, che fino allora aveva meritamente disimpegnate le funzioni di Segretario. La scelta non poteva cadere in mani migliori, dappoichè Egli dimostrò sempre interessamento e amore all’Associazione, ed i Soci col volerlo eletto a proprio capo dimostrarono nutrire per Lui quella fiducia, che mai sarà per ismentirsi. La mancanza di un vessillo sociale ha fatto sì che la nostra Società da gran parte della cittadinanza sia stata fino ad oggi pressochè sconosciuta. Difatti, mentre le altre Associazioni cittadine posseggono da tempo uno stendardo che rappresenta in molte occasioni la loro vita sociale, la nostra, fino a pochi giorni sono, ne andava priva. Alcuni colleghi vollero riparare a tale mancanza, e riunitisi in Comitato si fecero nella scorsa estate promotori di una sottoscrizione volontaria fra i Soci per fornire col provento di essa una Bandiera alla Società. La proposta del Comitato promotore, appoggiata da quello Direttivo e poscia suffragata dall’Assemblea, ebbe esito felice. Quasi tutti i Soci effettivi cooperarono con la modesta quota di L.2 a formare il fondo necessario all’Attuazione del progetto, mentre d’altra parte i Soci cooperanti vi contribuirono con spontanee offerte. Il voto di tutti è compiuto. Per l’avvenire anche il nostro vessillo, che oggi riceve il battesimo della parola, potrà partecipare, simbolo di concordia, alle feste del lavoro e del risparmio, che nobilitano l’uomo; prender parte agli avvenimenti patriottici, che sono gloria di tutti, e onorare quegli uomini a cui la patria tributa omaggio per essersi resi degni della scienza e della umanità!... Termino con un augurio; quello cioè che mai venga meno nei componenti l’arte della stampa, a buon diritto appellata l’avanguardia della civiltà, e in quelli delle affini, lo spirito d’associazione, onde stretti in una stessa comunità d’intendimenti e guidati dal glorioso motto: “Uno per tutti, tutti per uno” raggiungere sempre più la meta della comune aspirazione, che è il miglioramento economico-morale delle classi lavoratrici, delle quali facciam parte, e che solo raggiungeremo mercè l’impulso vigoroso della MUTUALITA’ e della PREVIDENZA, che ormai sono considerate i principali fattori del benessere degli operai, i quali, lo ha affermato un illustre statista inglese, il Gladston, daranno nome al secolo!... Bologna, 5 marzo 1882. Cesare Ratta." (Trascrizione a cura di Lorena Barchetti).

In collaborazione con Fondazione Cassa di Risparmiuo in Bologna.

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