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Marcellino Sibaud detto/a Junior

1812 - 30 Dicembre 1891

Scheda

Marcellino junior nacque nel 1812 a Bologna da Germano Sibaud e Chiara Pasi. Dalla moglie Maria Castelli ebbe due figli, Giulia e Ognisante. Inizialmente svolse la funzione di magazziniere verificatore presso il cimitero; poi, durante gli ultimi due anni di vita del padre, svolse anche la funzione di custode-dimostratore per periodi sempre più lunghi, ma in modo informale. Dopo la morte di Germano, Marcellino continuò questo lavoro, che fu ufficializzato solo nel 1843, data in cui ottenne la “patente conforme dell’ufficio di Custode del cimitero”. Fortunatamente di Marcellino si è conservato un carteggio, ora conservato nell’Archivio Storico del Comune di Bologna: Sibaud inviava costantemente lettere al Comune per relazionare la propria attività di custode-dimostratore, segnalando i problemi che riscontrava e narrando fatti di quotidianità, a volte banali ma molto utili per una fedele ricostruzione storica della vita all’interno della Certosa: aspetti amministrativi, litigi, omicidi, truffe…

Egli progettò l’enciclopedica “Il cimitero comunale di Bologna: opera archeologico-storico descrittiva” sul cimitero della Certosa, che però non fu mai concretamente realizzata. Il terzo volume dell’opera si sarebbe chiamato “Storia o narrazione di avvenimenti bolognesi”, tratti da lapidi o altre opere conservate nel cimitero di Bologna, e avrebbe avuto anche una parte relativa agli uomini illustri, sia antichi che moderni, sepolti in Certosa. Nel 1837 pubblicò a sue spese la prefazione di quest’opera, che avrebbe dovuto essere composta da otto volumi, in cui immagina un dialogo tra Lord Byron, Ugo Foscolo e Raffaele Terry all’interno della Certosa, la quale viene estremamente esaltata. Nel 1871 l’ingegnere archeologo Antonio Zannoni ringraziò Marcellino nella prima relazione sul ritrovamento della necropoli etrusca della Certosa: “Erano già cominciati gli scavi quando venni a sapere, che il signor Marcellino Sibaud, figlio del dimostratore della Certosa appunto verso il 1835 erasi data cura di raccogliere i frammenti fittili e di bronzo allora venuti all’aprico, e che anzi ne aveva impresa pubblicazione. […] Ringraziamo il signor Marcellino Sibaud dell’averci conservato questi primissimi monumenti di Felsina, e di aver dato modo colle sue esatte indicazioni di rinvenirli.”

Alcuni visitatori della Certosa con cui i custodi entravano in contatto erano personaggi importanti, come ad esempio Lord Byron, Charles Dickens e Jules Gabriel Janin. Jules Janin, scrittore, drammaturgo, nonché critico letterario e musicale, visitò la città di Bologna nel 1838. Egli incontrò dunque Marcellino, del quale disse che “…dopo il papa, del riposo di Bologna, è per fermo uno degli esseri più straordinari cui m'abbia incontrati in vita mia” e “Confessate, Signore, che il becchino di Amleto è meno divertente e meno logico di quello di Bologna. Il becchino d'Amleto è un becchino scettico: al suo cospetto tutti i cadaveri sono eguali; dell'uomo estinto egli non vede più che la scatola ossea colla quale giuoca alle bocchie né suoi momenti di buon umore. Il becchino di Bologna, al contrario, serba per i morti il fanatismo che si prodiga ai vivi; egli non stima definitivamente un uomo se non quando quest'uomo è disteso per bene nella sua bara. A costui non tentate di sottrarre il dito o la vertebra di Galileo, egli griderà: al ladro! Per fermo. D'altronde, non è certo lui che lascerà trafugare il più piccolo osso umano”. Janin uscì poi dal cimitero “pensando alla onnipotenza della umana gloria, che può far palpitare in tal modo, nella sua bara di carne, il cuore d'un becchino”.

Anche lo scrittore Charles Dickens conobbe Marcellino Sibaud junior, una mattina di novembre del 1844. In 'Impressioni d’Italia', edite nel 1846, descrisse Bologna, i suoi luoghi, le sue persone: centrale nel suo racconto è il ricordo della visita alla Certosa. Dickens scrive che Marcellino pareva sentirsi una sorta di maestro per i visitatori e che camminava lento per permettere ai visitatori di leggere le iscrizioni funebri e di soddisfare quindi a pieno le proprie curiosità. Parlando del custode, Dickens lo descrive come “…un Cicerone bolognese, un piccolino, tenero oltre ogni credere dell'onore della sua città e attentissimo a distogliere la mia attenzione dai monumenti meno belli, mentre poi non rifiniva mai di magnificarmi quei belli. […] era un omettino, ma d'un umore giovale ed amabile, con due occhi e dei denti così lucenti, che nella sua faccia non mi pareva di veder altro che occhi e denti…” e dice inoltre che “non era né sciamannato, né insolente, né rozzo, né ignorante. Parlava il suo dialetto con grande proprietà, e sembrava che considerasse sé stesso come una specie di maestro dei visitatori”. L’impiego di Marcellino come custode-dimostratore, sempre di natura provvisoria e soggetto a proroghe, si concluse infine nel settembre del 1845.

Egli fu inoltre il proprietario de 'Il Piccol Reno', un settimanale di otto pagine che arrivò a Bologna il 17 ottobre 1844 e che era stampato presso la Tipografia di San Tommaso D'Aquino e con Direzione in Via delle Grade di San Domenico n. 492. Il giornale trattava argomenti come le curiosità storiche locali e non, le poesie, le riflessioni filosofiche, le recensioni di libri e spettacoli e le relative critiche. Particolare e degna di nota fu la discussione tra Marcellino e Quirico Filopanti in merito a una dissertazione geometrica sulla suddivisione del cerchio in dodici parti uguali, che uscì nei numeri 6 e 7. Molti degli articoli privi di firma sono da attribuire a Marcellino, il quale aveva a cuore tematiche come, ad esempio, il culto del fuoco nelle diverse civiltà e il mito di Atlantide. Naturalmente venne data una grande attenzione ai temi relativi alla Certosa di Bologna, che compare per la prima volta nel n. 20. Nel numero 41 Marcellino comunicò la decisione di chiudere il giornale a causa della scarsità dei lettori. Un altro aneddoto che lega Marcellino Sibaud e Quirico Filopanti ebbe luogo una notte in Certosa: Marcellino volle fare uno scherzo al matematico e accese una piccola lanterna, per poi cominciare a muoversi in varie direzioni. Una volta vista la luce che vagava, Filopanti cominciò a inseguirla, ma Sibaud continuò a scappare per evitare di essere raggiunto. L’inseguimento tra le tombe durò finché il custode, stanco, decise di andargli incontro e di salutarlo, ovviamente ridendo.

Marcellino morì il 30 dicembre 1891 alle 23:30, in via Castiglione 62/1. Venne sepolto nel recinto lettera “C” uomini alla fossa n. 1686, e il funerale fu eseguito con un trasporto di quarta classe. Successivamente la salma verrà tumulata nella Sala Colombario alla posizione n. 689-690.

Barbara Valdinoci

Bibliografia sulla famiglia Sibaud: “Ancora intorno all’ultimo cappello di Ugo Bassi” in Il Resto del Carlino, giovedì 4 ottobre 1917; ASCBo, Atti Sezione Cimitero, 1837; ASCBo, Atti Sezione Cimitero, 1839; ASCBo, Carteggio Amministrativo, 1829, XV, 2; ASCBo, Carteggio Amministrativo, 1833, XV, 2; ASCBo, Indice di Protocollo Generale, 1863; ASCBo, Indice di Protocollo, 1860; ASCBo, Indice di Protocollo, 1862; ASCBo, Indici Protocollo Generale, 1843; Belluzzi, R., Carlo Dickens (1845–46) in Bologna, Album – Storico, Stabilimento Tipografico Successori Monti, Bologna 1882; Il Piccol Reno – foglio settimanale, 1845-1846; Testoni, A., Trebbi, O., Aneddoti bolognesi, Formiggini editore, Roma, 1929; Vidor, G.M., Biografia di un cimitero italiano. La Certosa di Bologna, il Mulino, Bologna 2012; Martorelli R., Roncuzzi V., Dickens a Bologna e una visita memorabile alla Certosa , BUP, 2012