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Guido Ascanio Sforza

25 Novembre 1518 - 6 Ottobre 1564

Scheda

ARMA: Inquartato, nel 1° e 4° d'azzurro al leone d'oro linguato ed armato di rosso tenente tra le branche anteriori un ramo di cotogno pure d'oro, nel 2° e 3° d'oro a sei gigli di azzurro posti 3-2-1 che è Farnese.
Lo scudo è cimato da una croce trilobata d'oro e sormontato da un cappello cardinalizio con cordoni e fiocchi laterali.
Il cartiglio sottostante dice: GVID· ASCAN· CAR· / SFORTIA PII· PP· III· NEPOS / LEG· 1536· (Guido Ascanio Sforza Nipote di Papa Paolo III. Legato 1536).

Qui lo stemma dello Sforza appare inquartato con quello di Papa Paolo III Farnese di cui era nipote e pertanto giustamente posto al 2° e 3° inquarto. Se avesse voluto metterlo nei quarti d'onore (Capo di Padronanza e di Concessione) avrebbe dovuto porlo al 1° e 4°. Tuttavia lo stemma degli Sforza non è correttamente raffigurato infatti esso è: D'azzurro al leone d'oro tenente fra le branche anteriori un ramo di cotogno al naturale.

Questa celebre famiglia era originaria di Cotignola di Romagna. Il capostipite fu Muzio Attendolo, vissuto nel 1326, che era di nobile estrazione e non di origine contadina, come comunemente si dice. Il nipote Muzio II detto Sforza per il suo vigore fisico e per il coraggio, fu famoso comandante di Compagnie di Ventura e per i suoi servizi in difesa della Chiesa, venne nominato da Martino V Governatore di S.R.C. nel 1417. Suo figlio Francesco, a sua volta condottiero tra i più celebri del suo tempo, sposò Bianca Maria Visconti dei Signori di Milano nel 1450 succedendo ai Visconti ed assumendone anche l’arma. La dinastia degli Sforza a Milano durò fino al 1535. L’arma di Ascanio Sforza è alquanto diversa da quella raffigurata sul muro. 
Il Cardinale, accanto all’inquarto con il biscione, che però sul muro è senza corona, ingolante il fanciullo di carnagione (Visconti), portava nel 2° e 3°: Controinquartato, nel 1° e 4° il capitergium episcopale (1) nel 2° e 3° fasciato ondato d’argento e d’azzurro. Queste erano due delle tante «divise» che gli Sforza inserirono nei loro stemmi.

Il ramo degli Sforza da cui discendeva il Cardinale Guido Ascanio deriva da Bosio Sforza fratello di Francesco primo Duca di Milano, egli sposò nel 1439 Cecilia Aldobrandeschi ultima della sua gente che portò al marito, tra gli altri feudi anche la contea di Santa Fiora. Il di lui nipote Bosio II sposò Costanza Farnese, figlia di Paolo III da cui nacque Guido Ascanio.

Guido Ascanio Sforza nacque a Parma il 25 novembre del 1518.
Poco sappiamo dei suoi primi anni di vita e di educazione: a soli dieci anni ottenne l'amministrazione del vescovado di Montefiascone e Corneto (cui rinuncerà nel 1548, a trent'anni). Mentre era studente presso il collegio degli Ancarini, nel 1534, il nonno venne eletto al soglio pontificio col nome di Paolo III. Venne elevato alla porpora con il titolo di S. Vito e Modesto e grazie all'ascendente della madre venne proiettato ai vertici della Curia romana.
Fu inviato Legato a Bologna nel 1536 e vi rimase fino al 1538, nell'anno intermedio ottenne anche il titolo di camerlengo, ossia capo della Camera apostolica. 
Dopo la morte di Paolo III, lo Sforza ebbe un ruolo prominente nell'elezione di Giulio III. di cui fu uno dei più stretti consiglieri, che per altro lo confermò nella carica di camerlengo. In questo periodo si avvicinò molto al partito imperiale, di cui divenne capofila in seno al Sacro Collegio. Il suo avvicinamento faceva parte di un'abile strategia volta a garantire sempre e comunque gli interessi familiari. 
Ebbe un ruolo di primo piano nel negoziare la pace di Cave in seguito alla disastrosa sconfitta delle forze papali nel conflitto con Carlo V e Filippo II. Nel 1557 fu nominato membro della Congregazione del Sant'ufficio e inserito nel consiglio istituito da Paolo V per fronteggiare la complicata situazione finanziaria della Santa Sede. 
Dopo un forte conflitto all'interno della curia negli anni 1558 e 1559, si adoperò per l'elezione di Givanni Angelo de' Medici che prese il nome di Pio IV. Nell'aprile del 1560 resignò l'amministrazione del vescovado di Parma a favore del fratello Alessandro.
Morì a Canneto sull'Oglio il 6 ottobre del 1564, in viaggio da Venezia verso Roma.