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Sculture per la Chiesa del Sacro Cuore di Roma

1916 ca.

Schede

La chiesa romana del Sacro Cuore di Gesù ai Prati è opera dell’architetto bolognese Giuseppe Gualandi (1870-1944), esponente del gusto neogotico italiano. I lavori di costruzione della chiesa, ufficialmente aperta il 1° novembre 1917, erano cominciati nel 1894.

Da alcune note dell’ing. Gualandi si ricavano spunti utili a giustificarne lo stile: “Perché la chiesa è stata costruita in stile gotico? Molti si saranno fatta questa domanda e forse nessuno avrà saputo darsi una risposta. La scelta dello stile è stata determinata da due ragioni: dalla predilezione che il P. V. Jouet (promotore della costruzione), francese, aveva per lo stile gotico, del quale stile esistono in Francia esemplari d’una bellezza incantevole, e dalla ristrettezza del terreno sul quale la Chiesa doveva sorgere. Lo stile gotico, a preferenza d’ogni altro stile, consentiva un edificio in cui si sarebbe ottenuto il massimo dello spazio utile, con un minimo di materiale necessario alla costruzione. Poggiata su fondazioni solide e profonde, di cemento e calcestruzzo, la chiesa è stata innalzata con materiale laterizio e conci di pietra artificiale imitante il macigno, mentre tutta l’ossatura dei piloni, delle volte, delle arcate e degli archi rampanti fu gettata in cemento armato; dando così a tutta la costruzione, oltre che una compagine solida e saldamente concatenata, anche una grande agilità e snellezza. (...) La facciata ha un ricco frastaglio di guglie, di archi, di trafori, e un popolo di statue, di grandezza quasi naturale, distribuite entro piccole edicole e sostenute da mensole pensili”.

Il soggetto delle diciannove statue della facciata furono scelte personalmene da papa Pio X in un’udienza concessa a p. Benedetti nell’agosto del 1912: antistanti la navata centrale, da sinistra: sant’ Agostino, s. Pietro apostolo, s. Giuseppe, Nostra Signora del Sacro Cuore, s. Giovanni evangelista, s. Paolo apostolo e sant’Oddone di Cluny; navata di destra, da sinistra: s. Vittore, s. Francesco d’Assisi, s. Nicola da Tolentino; navata di sinistra, da sinistra: s. Francesco Saverio, s. Domenico di Guzman, s. Michele arcangelo; a ridosso dei sei pilastri, da sinistra: s. Bernardo di Chiaravalle, s. Gregorio Magno, s. Margherita Maria Alacoque, s. Caterina da Genova, sant’Antonio da Padova, s. Patrizio. Una scelta che senz’altro accontentava molti gusti e preferenze. Questo “popolo di statue, di grandezza quasi naturale” è opera di Arturo Orsoni. Orsoni non lavorò, in questo caso, il nobile marmo; ma materiale artificiale cementizio, più povero e che per la colorazione meglio si adattava all’insieme dell’edificio. I manoscritti dell’Archvio Gualandi non forniscono particolari note sulle statue e sul loro autore; solo alcune annotazioni sui compensi a Orsoni e sull’avanzamento dei lavori. Da queste scarne indicazioni si ricava che nell’ottobre 1916 Orsoni aveva già realizzato alcune o forse tutte le statue. A partire dal 1960 si è provveduto a sostituire le opere originali con copie fedeli in pietra di San Gottardo.

Vincenzo Favaro

1 - Giuseppe è figlio di Francesco (1821 - 1902), architetto. La famiglia Gualandi comprendeva due sacerdoti, don Giuseppe (1826 - 1907) e don Cesare (1829 - 1886) entrambi impegnati nell’opera “Piccola missione per i sordomuti” fondata da don Giuseppe nel 1887, divenuta, nel 1849, “Istituto Gualandi per sordomuti e sordomute” e, dal 2003, “Fondazione Gualandi a favore dei sordi”. Gli “interessi religiosi” dei Gualandi coincidevano con quelli di Orsoni, del quale ricordiamo quattro sorelle suore nell’istituto religioso voluto dal parroco di Vedrana, don Giuseppe Codicè (1838 - 1915), parroco di Orsoni e in contatto con i fratelli Gualandi, con i quali condivise l’impegno sociale e anche l’opera del pittore Alessandro Guardassoni (1819-1888): Guardassoni frequentò l’Accademia di belle arti di Bologna e insieme, nel 1849, visse i sei mesi di permanenza e di formazione artistica a Parigi con i fratelli Gualandi; Guardassoni dipinse, negli anni 1886-1987, l’area presbiterale della chiesa di Vedrana; Guardassoni lasciò tutto il suo archivio all’Istituto Gualandi. In conclusione: una rete di relazioni che sembra giustificare anche la committenza ad Arturo Orsoni delle diciannove statue poste sulla facciata della chiesa del Sacro Cuore in Prati, opera dell’architetto Giuseppe Gualandi. 2 - Da “Parrocchia del Sacro Cuore del Suffragio MCMXVIII – MCMXXVIII”: Una chiesa gotica in Roma (pp. 26-27). Disegni della chiesa sono presso “Gabinetto dei disegni e delle stampe” della Biblioteca Comunale dell’Archiginnasio di Bologna (BCA); i manoscritti dell’arch. Giuseppe Gualandi relativi a questa chiesa sono custoditi nella sala manoscritti sempre della stessa Biblioteca (Fascicolo 4 dell’Archivio architetti Gualandi 1827-1990). 3 - Santagini D. – Fioravanti A., Chiesa del Sacro Cuore di Gesù in Prati e Piccolo Museo del Purgatorio, Roma 2013, p . 9. 4 - BCA, Archivio Gualandi: Manoscritti - Fasc. 4: “15 Ottobre 1916 Lavori ancora da compiersi (...) Tempietti esterni per le statue, mensole e posa delle statue (...) Saldo delle statue all’Orsoni £ 1000.00”. “Riassunto di quanto è ancora da pagare oggi 20 Gennaio 1918 per lavori già eseguiti per la Chiesa del S. Cuore al Lungo Tevere Prati 12 (...) 8 Orsoni £ 500”. “1918 Febbraio: Rendiconto di spese fatte nell’anno 1918 (...) Ad Orsoni saldo lavoro statue... £ 200”.