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Scoppio della polveriera di Marano

7 Dicembre 1891

Schede

La foto del Fondo belluzzi del Museo del Risorgimento, venne scattata da Alessandro Cassarini in occasione dell’esplosione che distrusse una fabbrica di polvere da sparo a Marano di Castenaso, provocando la morte di quattro degli otto operai che vi lavoravano. La mattina del 7 dicembre 1891, tutta la città intese la forte detonazione, senza capirne la provenienza. Gli abitanti delle zone fuori porta D’Azeglio furono i primi ad indicare che lo scoppio era avvenuto fuori porta Zamboni e, calcolando la distanza, intuirono trattarsi della nota fabbrica di polvere da caccia. L’impianto era sorto due anni prima ad opera di Settimo Baschieri, primo in Italia ad inventare una polvere da sparo infume detta acapnia, che trovò rapida diffusione tra i cacciatori non solo bolognesi, ma anche di province vicine.

Già nel corso della mattinata, i carabinieri dovettero intervenire per allontanare i curiosi dalle macerie ardenti, ad evitare che nuovi scoppi aggravassero il bilancio delle vittime. La curiosità della gente fu grandissima. Appena si diffuse in città la notizia, moltissimi si avviarono fuori porta Zamboni. «Prima è incominciata la fila delle vetture di piazza, poi se ne sono vedute alcune private, nonché degli omnibus attivati per l’occasione, e cavalieri e velocipedisti che facevano di tutto per arrivare quanto più presto fosse possibile ad onta delle difficoltà della strada» (“Gazzetta dell’Emilia”, 8 dicembre 1891). Le cronache raccontavano dei trams, che collegavano il centro cittadino con il sobborgo di Sant'Egidio, sempre pieni di gente fino alla tarda sera. «Senza far torto a nessuno – concludeva il cronista - si sarebbe detto che non pochi profittavano della bella giornata per fare una passeggiata, appagando nello stesso tempo una curiosità che vogliamo ritenere pietosa» (“Gazzetta dell’Emilia”, 8 dicembre 1891). La causa della disgrazia rimase incerta, anche se i giornali parlarono della presenza di una caldaia vicino ai locali di lavorazione della polvere da sparo. Molte sottoscrizioni furono aperte e vennero organizzati alcuni avvenimenti sportivi per aiutare le famiglie degli operai coinvolti. Molti dilettanti fotografi si recarono a visitare le macerie del polverificio; tra essi Cassarini, che riprodusse la vista delle macerie da vari punti di osservazione e mise in vendita quelle fotografie al prezzo di una lira a beneficio dei danneggiati.

Il polverificio venne rifondato dallo stesso Baschieri con l’aiuto di un gruppo di imprenditori bolognesi. Purtroppo anche in seguito non mancarono esplosioni e morti: nel 1929 morirono 28 persone e nel 1940 oltre cento.

Giovanni Guidi

Testo tratto da Cent'anni fa Bologna: angoli e ricordi della città nella raccolta fotografica Belluzzi, Bologna, Costa, 2000.