San Pietro in Casale, (BO)

San Pietro in Casale, (BO)

1861 | 1918

Scheda

San Pietro in Casale è un comune dell'area metropolitana di Bologna situato lungo la strada tra quest'ultima e Ferrara. Da sempre legato alle vicende dell'area bolognese, entrò a far parte del Regno d'Italia in seguito alle annessioni spontanee del 1860, con un ampio seguito di celebrazioni e festeggiamenti.  Alla fine del decennio anche la zona di San Pietro fu interessata dai rivolgimenti contro la tassa sul macinato: tra il 2 e il 7 gennaio 1869 si ebbero i disordini più rilevanti, che però non procurarono gravi danni, diversamente da altri luoghi dove si registrarono invece violenze e morti.

Nel 1861 viene effettuato il primo censimento demografico nazionale: di 5.191 abitanti il 71% circa vive nelle frazioni e nei casolari sparsi nelle campagne, mentre la restante quota abita nel capoluogo. Più di otto persone su dieci sono completamente analfabete. La fonte di ricchezza principale, per non dire l’unica risorsa disponibile, è l’agricoltura che fornisce, in via diretta o indiretta, il lavoro a quasi tutti i residenti del Comune. È poco meno del 70% la quota di popolazione attiva impegnata direttamente nella lavorazione dei campi. La parte restante è costituita da persone addette a modeste attività artigianali e commerciali che spesso hanno legami strettissimi con l’agricoltura: canapino, sellaio, cordaio, bottaio, ramaio. San Pietro in Casale, capoluogo del Comune, è sede del municipio, vi si trovano molti artigiani, ci sono negozi, una farmacia, numerose osterie e caffè, un medico chirurgo e alcune levatrici; ogni martedì vi si tiene il mercato e due volte all’anno si tengono le fiere del bestiame. Un servizio postale collega, due volte la settimana, San Pietro a Bologna ancor prima dell’unità d’Italia. Nel 1861, con l’attivazione della linea ferroviaria Bologna-Ferrara, la stazione di San Pietro costituisce un nuovo elemento di attrazione commerciale per i paesi e i villaggi vicini. Ciò contribuì a trasformare San Pietro da piccolo paesino di provincia in importante centro viario per il movimento sia di persone che di prodotti agricoli, e secondo una statistica effettuata dalla Camera di Commercio, nel 1888 la stazione locale risultava essere la più attiva su quella tratta. Negli anni '60-'70 dell'Ottocento furono diversi i progetti per la costruzione di nuovi rami della ferrovia, ma l'opposizione di Ferrara e di Cento bloccarono ogni ulteriore sviluppo. Già prima della costruzione della ferrovia, San Pietro era in una posizione favorevole ai commerci di breve tratto, trovandosi lungo la direttiva della via Galliera, che si diramava verso tutti i centri limitrofi. È principalmente all’agricoltura, alle sue trasformazioni e alle varie soluzioni attuate per far fronte al grave dissesto idrico, che va ricondotta la storia di San Pietro in Casale, a partire dall'introduzione massiccia, in età napoleonica, della risicoltura che si somma alle tradizionali colture asciutte del grano e del mais. Agli inizi dell’Ottocento viene introdotta anche la coltivazione della canapa (e un nuovo elemento si aggiunge al paesaggio: il macero), coltura altamente mercantile come il riso e particolarmente avversa al mezzadro che deve spesso consegnare al padrone l’intera quota di prodotto e deve assolvere a fasi di lavorazione molto faticose. La canapa inoltre richiede anche un ingente apporto di lavoro salariato. Tutto questo determina effetti sociali di vasta portata: rivendicazioni salariali, scioperi, dimostrazioni per chiedere lavoro, come risposta ad una condizione sociale poverissima ed emarginata, aggravata da epidemie di colera e di malaria.

Occupazione primaria delle amministrazioni che si succedettero fu quella di migliorare la viabilità lungo queste strade. In seguito la costruzione delle tramvie Bologna-Pieve e Bologna-Malalbergo decentrarono in parte San Pietro. I beni maggiormente trafficati lungo la ferrovia di San Pietro erano la canapa, il frumento, il riso e il bestiame bovino e suino. Si trattava infatti di un comune dall'economia prevalentemente agricola, e la poca presenza industriale era dedicata alla lavorazione dei prodotti della terra; di conseguenza, la maggior parte della popolazione era costituita da mezzadri, boari e braccianti, oltre ad una piccola percentuale di possidenti terrieri i cui rapporti con la manovalanza erano spesso conflittuali. I problemi che affliggevano la popolazione erano gli stessi del resto d'Italia: la leva militare, l'analfabetismo, l'alimentazione scadente e non equilibrata, a base di polenta di mais e pane, causa di malattie come la pellagra, lo scorbuto e il colera; la mancanza di adeguate strutture sanitarie. Due associazioni sorte negli anni ottanta tentarono di ovviare a questi problemi: la prima, nel 1883, era la Società operaia di mutuo soccorso maschile e femminile; la seconda, nel 1889, la Società Cooperativa di produzione e consumo fra i braccianti del Comune di S. Pietro in Casale. Nello stesso decennio furono fondate società democratiche d'ispirazione socialista, dalle quali si svilupparono moti, scioperi, proteste e trattative con i possidenti al fine di migliorare le condizioni lavorative. Questo attivismo politico sfociò infine nell'elezione dei primi socialisti al consiglio comunale, nel 1901. Nel frattempo si affacciarono sulla scena anche i cattolici, con la fondazione di varie Casse Rurali nelle varie frazioni di San Pietro, piccoli istituti creditizi legati alla parrocchia di ciascuna frazione che si prefiggevano come scopo il miglioramento religioso, morale ed economico dei soci. Nel 1901 viene fondata la Lega di miglioramento tra gli operai di campagna del Comune di San Pietro in Casale, un organismo sindacale di ispirazione socialista che non si limita a rivendicazioni contrattuali ma si occupa anche di solidarietà, analfabetismo, partecipa alle competizioni amministrative e politiche, divenendo uno dei centri propulsivi della vita sociale e politica comunale. Nel 1902 vengono fondate la Cassa Rurale di San Pietro in Casale, quelle di Gavaseto con Maccaretolo e Cenacchio, di Poggetto e Asia, di Massumatico e Sant’Alberto, piccoli istituti creditizi di ispirazione cattolica che escudono qualunque fine politico. La reazione degli agrari non si fa aspettare e San Pietro diventa la sede centrale dell’Ufficio del lavoro del quale possono essere soci i braccianti non iscritti ad altre associazioni di resistenza o che non hanno partecipato ad agitazioni di qualsiasi natura. Lo scontro sociale si fa durissimo, a volte con esiti drammatici (1911). 

All'alba della guerra, nel 1914, il comune passò all'amministrazione socialista, che vinse grazie ad un programma elettorale basato sulla crisi del governo, sulla disoccupazione e sul peso della guerra di Libia. Le iniziative prese in merito dalla nuova amministrazione furono molte e immediate, come in tanti altri comuni già socialisti, e promossero il miglioramento della vita dei ceti più poveri; tuttavia, lo scoppio della guerra e la conseguente mobilitazione militare ostacolarono ogni progetto del comune socialista, che dovette invece concentrarsi nell'organizzazione di sussidi statali e di assistenza civile, l'approvvigionamento e il controllo della produzione e del consumo. I primi anni di guerra proseguirono sotto lo stretto controllo, anche interno, del comando militare, ma dal 1917 cominciò a serpeggiare un certo malcontento; in particolare, a San Pietro numerosi furono i lutti e pesanti furono le restrizioni alimentari, aggravate dalla presenza e dal continuo passaggio di truppe e profughi in fuga da Caporetto. Nel 1918, ai già insostenibili problemi della popolazione di San Pietro si aggiunse anche l'influenza spagnola.  San Pietro pagò un caro prezzo per la guerra: furono 178 i suoi caduti, oltre ad un forte numero di invalidi. Alla memoria dei suoi soldati scomparsi il comune di San Pietro in Casale dedicò un monumento nel 1924. Varie lapidi furono poste nelle chiese delle frazioni di San Pietro.

Il Comune viene così viene descritto nel volume Provincia di Bologna, collana Geografia dell'Italia, Torino, Unione tipografico editrice, 1900: (9200 ab.). – Il territorio di questo Comune, occupante una vasta superficie, censita in 6321 ettari, si stende nella parte media del mandamento, in regione assai bassa ed acquitrinosa, frastagliata qua e là da paludi e da vaste risaie. – San Pietro in Casale (17 m. sul mare), frazione centro e titolare del Comune, è una discreta borgata di circa 2000 abitanti, in via di vera trasformazione edilizia, facilitata anche dalle migliorate condizioni di salubrità pei lavori di bonifica compiuti nel circostante territorio, dalla ferrovia e dai suoi facili e continui rapporti coll’operosa città di Cento, a cui è unita con una linea di tramvia a cavalli. In San Pietro in Casale si notano alcuni edifizi moderni e la chiesa parrocchiale di buona architettura. Altre frazioni importanti del Comune, con parrocchia o curatizia propria, sono i villaggi di Cenacchio, Gavaseto, Rubizzano, Massumatico, Maccaretolo, ecc., nei quali peraltro nulla havvi che possa interessare sotto il rapporto storico od artistico, essendo tutti dei piccoli centri rurali. Il territorio di San Pietro in Casale, copiosamente irriguo e coltivato con cura estrema, produce intensamente canapa e cereali d’ogni specie, nonché riso. Dalla parte paludosa si traggono stramaglie e canne impiegate a varii usi. L’allevamento del bestiame da stalla e da cortile, la produzione dei latticini, la lavorazione dei bottami, dei cestelli di vimini, delle stuoie; la cardatura, la filatura e la tessitura della canapa sono tutte industrie casalinghe che hanno largo sviluppo in questo Comune. Cenno storico – Le prime notizie di San Pietro in Casale risalgono al secolo XI; nel periodo comunale questo luogo ebbe a soffrire per i frequenti saccheggi operativi dai nemici di Bologna, entranti da questo lato nel territorio bolognese. Ciò non impedì a San Pietro in Casale di seguire sempre, politicamente, le sorti di Bologna. Trascrizione a cura di Lorena Barchetti.

Bibliografia: Fulvio Simoni, San Pietro in Casale. Un secolo di storia: le vicende di un paese della pianura bolognese dalla metà dell'Ottocento alla Liberazione, San Pietro in Casale, Comune, 1990; Remo Zecchi (a cura di), Ricordo dei caduti di San Pietro in Casale nella Grande Guerra 1915-1918, Altedo, Tip. Altedo, 2011.

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Nota delle offerte fatte al Municipio di Bologna dal dì 12 aprile al 30 giugno 1848, Bologna, Tipografia Sassi nelle Spaderie, 1848. © Museo Risorgimento Bologna | Certosa

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