San Lazzaro di Savena, (BO)

San Lazzaro di Savena, (BO)

1943 | 1945

Scheda

L’arrivo del fascismo nelle campagne di San Lazzaro fu caratterizzato da minacce e aggressioni squadriste che raggiunsero l’apice nel marzo del 1922 con l’uccisione del socialista Ugo Mezzini.
Numerosi antifascisti vennero perseguitati o incarcerati durante il regime, da Guido Mazza a Filiberto Dall'Olio, Adelmo Aldrovandi, Armando Pasquini, Ettore Gaiba, Achille Cedri o Gustavo Trombetti che nelle carceri fasciste conobbe Antonio Gramsci.
Al cadere del fascismo (25 luglio 1943) i sanlazzaresi invasero il palazzo comunale e gettarono dalle finestre il ritratto del duce, l'emblema del fascismo e alcuni registri portati dalla casa del fascio.
Il tutto venne bruciato accompagnato dalle grida "basta con la guerra!" Il Commissario prefettizio e il Segretario del fascio, Giovanni Ungarelli, si dimisero. L'8 settembre fu annunziato l'armistizio e la gente si riversò esultante nelle strade convinta che la guerra fosse finita. Ma in breve la situazione si capovolse: i tedeschi invasero San Lazzaro installando il loro Comando militare a Villa Rusconi, ai piedi della Croara.
La direzione del risorto Partito Fascista Repubblicano venne affidata al medico Gianni Berti. Nella notte tra il 29 e il 30 dicembre una bomba venne fatta esplodere nel cortile del Comune, mandando in frantumi tutti i vetri compresi quelli della Chiesa. I bombardamenti, intanto, si intensificarono soprattutto nelle campagne mentre la resistenza cominciò a organizzarsi.
L'odissea dei volontari partigiani cominciava con il trasferimento a Castelnuovo di Monterenzio; da qui venivano destinati alle Brigate Garibaldi 36ª, 62ª e 66ª stanziate sull'Appennino. In prevalenza erano giovani: operai, braccianti, contadini, impiegati, studenti.
Molto importante fu il ruolo svolto dalle "staffette": tra le numerose donne che si prestarono a questi rischiosi compiti un ricordo particolare hanno lasciato due staffette di cui, nel dopoguerra, si sono perse le tracce: la Zelinda e l'Enrica. Inizialmente le azioni partigiane a San Lazzaro furono di disturbo: disseminazione di chiodi, posa di esplosivi e danneggiamenti alle linee di comunicazione tedesche; poi cominciarono gli scontri in campo aperto, come a Colunga, dove si ebbe il primo ferito. Azioni svolte soprattutto da Gappisti, la cui base a San Lazzaro era celata all'interno della grotta del Farneto.
Fra i principali obiettivi dei partigiani vi erano gli assi stradali e ferroviari, infrastrutture difese dai nazi-fascisti spesso con l’impiego di popolazione precettata o rastrellata. Civili erano posti anche a guardia delle linee telefoniche e telegrafiche in uso alle truppe tedesche; ecco il testo di un comunicato del Comando Germanico: "il 27 febbraio 1944 … sono stati tagliati via, in San Lazzaro di Savena, 100 metri di filo dalla rete telefonica del reparto stesso. Il 28/2/1944 avvenne di nuovo in San Lazzaro un sabotaggio ai cavi, per cui furono tagliati via circa 500 metri di filo. Nonostante attive misure di indagini, non sono stati accertati gli autori dei suddetti sabotaggi. Come misura espiativa, ordino che le predette linee telefoniche siano sorvegliate da abitanti di San Ruffillo e San Lazzaro, per la durata di tre settimane.
Tale guardia, costituita da civili, deve essere, a sua volta, sorvegliata da Carabinieri." Bombardamenti, cannoneggiamenti, rappresaglie e scontri armati portarono a San Lazzaro un alto numero di caduti sia fra civili che tra partigiani.
Il solo bombardamento aereo del 12 ottobre '44 causò 21 morti.
I partigiani sanlazzaresi morti nella lotta di liberazione furono 13: 36ª Brigata Bianconcini: Dino Andreoli (ucciso in combattimento a S.Maria Purocelo, Ravenna, il 13/10/44), Renato Torregiani (risultato disperso dopo il combattimento di S.Maria Purocelo del 13/10/44), Elio Canova (caduto in combattimento a Monte Battaglia, Ravenna, 28/9/44), Amedeo Lolli (caduto in combattimento a Ca' di Guzzo 30/9/44); 62ª Brigata Garibaldi: Luciano Bracci (arrestato, torturato ed infine fucilato dai tedeschi a Bologna il 30/8/44); Paolo Cesari (caduto a S. Lazzaro il 19/7/1944);
1ª Brigata Irma Bandiera: Alfredo Canova (deceduto a Bologna il 5/5/45 per malattia contratta durante la lotta partigiana), Guido Minarini (fucilato dai tedeschi in località Ponte Buco, assieme ad altri sette civili, il 3/7/1944); Val Natisone: Mario Conti (caduto in combattimento a Resia di Riva di Trento, Udine, 18/4/44);
Div. Nanetti: Renato Benassi (ucciso a Belluno durante un pattugliamento il 21/4/44); Div. Italia: Amedeo Orlandi (militare ribellatosi ai tedeschi dopo l'8 settembre e caduto in combattimento a Cefalonia il 23/9/43).
7ª GAP: Antonio Zucchi (caduto nella battaglia di Porta Lame, 7/11/44), Bruno Galeotti (fucilato dai tedeschi al Poligono di Bologna il 12/11/44), Carlo Jussi (fucilato a Bologna il 5/7/44 - medaglia d'oro).
L'appoggio dato dalla popolazione al movimento partigiano fu pagato a caro prezzo: il 2 luglio del 1944 otto persone furono prelevate dalle loro abitazioni in frazione Pizzocalvo e fucilate presso Villa Calzoni alla Croara, per aver aiutato i partigiani con offerte di viveri. Soltanto sei mesi più tardi i parenti delle vittime appresero che fine avessero fatto i loro cari. Gli otto uccisi, di età compresa tra i 24 ed i 39 anni erano: Ernesto Fini, Vittorio ed Ermenegildo Giardini , Antonio ed Augusto Marzaduri, Nerino Lolli, Luigi Nanetti e Guido Minarini.
La Liberazione di San Lazzaro di Savena arrivò il 21 aprile 1945: "Verso le 6, con anticipo sull'orario del turno, arrivarono in bicicletta la Jole, l'Augusta (...) e la Maria, tre infermiere che abitavano a San Lazzaro.
Arrivarono di corsa. Gridavano, ridevano. Le sentimmo dal rifugio e corremmo su: «E' finita, finita, finita!» dicevano, ancora incredule. Le accolsero e le circondarono visi assonnati, stanchi, perplessi: «Finita, cosa?» «La guerra, la guerra: ci sono i Polacchi, a San Lazzaro. Siamo liberi!».
Dopo lo sfondamento da parte Alleata della linea del Gaiana, i tedeschi si erano ritirati sul fiume Idice, dove furono raggiunti il 18 di aprile. Il giorno successivo, a dispetto dell'ordine di Hitler di difendere a oltranza Bologna, il Comando tedesco ordinò il ritiro dalla città. Il 20 aprile la 3ª Divisione Fucilieri Carpatici superò l'ultimo sbarramento d'acqua causando la fuga delle due divisioni tedesche; anche la 26ª divisione corazzata, che difendeva la direttrice bolognese, dopo brevi combattimenti abbandonò la città.
All'1.45 del 21 aprile le prime unità polacche passarono sulla riva occidentale dell'Idice, raggiungendo i confini sud-orientali di Bologna. Alle 4.15 erano sul fiume Savena e, dopo alcune scaramucce con nuclei che coprivano la ritirata nei pressi delle Due Madonne, mossero alle 5.30 verso il centro attraverso Porta Mazzini e Strada Maggiore, tra ali di folla che si accalcava per vedere i liberatori.
Alla fine della guerra San Lazzaro faceva i conti con i danni subiti: "720 fabbricati di abitazione corrispondenti al 65% della consistenza prebellica furono totalmente distrutti o gravemente danneggiati con 5.500 persone senza tetto; tutti i ponti distrutti o gravemente danneggiati, le strade rese impraticabili, la maggior parte delle coltivazioni agricole, dei vigneti, delle alberature distrutte, vaste zone di terreni minati, altre completamente crivellate da buche prodotte da esplosioni, le scuole in gran parte distrutte e le aule completamente spogliate dell'arredamento.
Gli acquedotti inefficienti, le linee elettriche e telefoniche distrutte, i beni privati anch'essi per la maggior parte distrutti o razziati.
A questo vanno aggiunti 63 vittime civili, 13 partigiani caduti in combattimento nella lotta di liberazione e 21 militari concittadini caduti sui campi di battaglia" .

Testo a cura di Mauro Maggiorani


. P. E. Rubbi, "Ci sono i Polacchi a S. Lazzaro. Siamo liberi", in R. Lewanski (a cura di), Il 2° Corpo d'Armata polacco in Romagna e a Bologna. I giorni della Liberazione, CSEO, Bologna 1985, p. 168.

. Dal discorso tenuto dal Sindaco Paolo Poggi in occasione della consegna di una medaglia di benemerenza al parroco Don Andrea Biavati e "nel quadro delle celebrazioni del 20° Anniversario della Repubblica Italiana e dell'elezione del primo Consiglio Comunale di San Lazzaro di Savena risorto a libertà nel 1946". 8/10/1966. In Cronache Parrocchiali, vol. II pagg. 125-128.

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Mezzini Ugo

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San Lazzaro di Savena, località Idice (BO), 8 novembre 1922

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Brisighella, Cà di Malanca in località Santa Maria di Purocielo (RA), 13 ottobre 1944

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Brisighella, Cà di Malanca in località Santa Maria di Purocielo (RA), 11 ottobre 1944

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Antifascismo e lotta di Liberazione
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Luigi Arbizzani, Antifascismo e lotta di Liberazione nel bolognese Comune per Comune, Bologna, ANPI, 1998