Salta al contenuto principale Skip to footer content

San Guglielmo Horne | San Tommaso Skryven

1644 ca.

Schede

L’opera del pittore ha visto un recente, clamoroso recupero rappresentato dal restauro della grande tela con l’Adorazione dei pastori della chiesa di San Girolamo della Certosa di Bologna, ora esposta nel Palazzo Comunale, firmata e datata 1644. È in questo edificio religioso che si concentrano le opere giovanili dell’artista, come queste due tele che si collegavano ad altre, di pittori bolognesi e non, in un programma unitario di celebrazione dei personaggi dell’ordine certosino, illustri per santità e per coraggiose testimonianze di fede.

I certosini Tommaso Skryven e Guglielmo Horne fanno parte del folto gruppo di monaci inglesi che preferirono affrontare il martirio piuttosto che negare l’ubbidienza al papa e riconoscere l’autorità spirituale di Enrico VIII, proclamatosi capo supremo della Chiesa anglicana dopo il distacco dalla Chiesa di Roma. Al tempo dell’esecuzione dei dipinti, era trascorso un secolo e poco più da quei funesti avvenimenti e l’ordine religioso si preparava a ricordare i propri campioni della fede cattolica. I conversi Tommaso Skryven e Guglielmo Horne erano stati rinchiusi nel carcere di Newgate nel 1537; e se il primo vi aveva trovato presto la morte, l’altro sopravviveva fino al 1540. Il dettaglio cruento dello sventramento, con il cuore nella mano destra del certosino, è in realtà episodio che il martiriologio attribuisce a Giovanni Houghton, abate del monastero denominato Domus salutationis B. Mariae Virginis, presso Londra, il quale, condannato all’impiccagione, cadde a terra ancora vivo per il taglio della corda da parte di uno dei presenti e fu ucciso dal boia che lo sventrò cavandogli il cuore. Il loro riconoscimento è assicurato dall’esatto riferimento attributivo riportato dalle fonti. Già Antonio di Paolo Masini aveva affermato nell’edizione del 1666 della sua Bologna Perlustrata, che “Mutio Rossi Napolitano in età di 18 anni, fece quello della Natività di Christo”; ma solo Carlo Cesare Malvasia, ne Le Pitture di Bologna del 1686, registrava anche “li due Santi laterali” del medesimo giovanissimo pittore napoletano, che li avrebbe dipinti a 18 anni. Quella tela di teatrale esibizione, agli occhi di Malvasia “risoluta troppo”, dall’alto della porta di ingresso aveva dato il via a una speciale decorazione della chiesa, nella successione di vasti teleri, inconsueta a Bologna e propria piuttosto delle chiese veneziane. Lo stile delle due tele in esame, poste ai lati dell’Adorazione dei pastori, non depone certo a favore dell’alunnato del giovane napoletano presso Guido Reni, riportato al contrario dalle fonti napoletane, secondo le quali il primo maestro del pittore, Stanzione, avrebbe indotto il ragazzo a recarsi a Bologna per frequentare la bottega dell’artista più acclamato del tempo, il quale a Napoli aveva inviato una delle sue ultime opere, l’Adorazione dei pastori per il coro della Certosa di San Martino.

Stando ad alcuni, Nunzio Rossi avrebbe lasciato Napoli per Bologna all’età di quindici anni, quindi tre anni prima della data riportata sulla Natività della chiesa di San Girolamo, eseguita nel 1644 come confermano la scritta e anche la registrazione di pagamento. Avrebbe quindi frequentato la bottega di Reni per breve tempo, fino alla morte di questi avvenuta nel 1642. Del resto le tele non mostrano segnali di adesione alla poetica reniana, altrimenti immancabili in un giovane che avesse frequentato anche per breve tempo la bottega di Guido Reni, e dispiegano anzi quella libertà di conduzione pittorica e quella esplosione cromatica, ben lontane dagli ortodossi modelli reniani, che nell’Italia settentrionale e particolarmente in alcuni centri della Romagna si sarebbero viste solo qualche anno dopo con il passaggio di Monsù Bernardo in anni che registrano la crisi dell’autarchico sistema formale bolognese. Specie nell’esibizione di crudo realismo del dipinto con Guglielmo Horne, dove colpiscono le pennellate sanguinolente, si avverte l’ascendente riberiano della formazione dell’artista, allievo di Massimo Stanzione e di Ribera secondo la testimonianza secentesca di Francesco Susinno suo unico biografo e quindi, in sintonia con Francesco Fracanzano e con il Maestro dell’Annuncio ai pastori, partecipe della corrente neoveneta che attorno al 1630 e poco dopo arricchisce cromaticamente la temperie artistica napoletana, e della quale si avvantaggia, con la serie dei quattro Evangelisti della stessa chiesa di San Girolamo della Certosa, l’altra opera bolognese di Nunzio Rossi, il Sacrificio di Mosé finito sul camino del palazzo Davia Bargellini a Bologna.

Nunzio Rossi (Napoli, 1626? - Sicilia, post 1650), San Guglielmo Horne certosino, San Tommaso Skryven certosino, 1644 circa, tele, cm 221,5 x 76 cd. Bologna, Pinacoteca Nazionale, invv. 897 e 898. Provenienza: Chiesa di San Girolamo della Certosa di Bologna, controfacciata.

Angelo Mazza

Dalla scheda in Pinacoteca Nazionale di Bologna. Catalogo Generale. 3. Guido Reni e il Seicento, Venezia, 2006. Pubblicato in Luce sulle tenebre - Tesori preziosi e nascosti dalla Certosa di Bologna, Bologna, 29 maggio - 11 luglio 2010. © Pinacoteca Nazionale di Bologna.